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La notte aveva lentamente avvolto la città, e Talia si era pian piano addormentata.
Dalla casa non proveniva nessun rumore, e quando si svegliò, verso le 6,00 del giorno dopo, moriva dalla voglia di andare in bagno.
Così si alzò, lentamente, e notò una piccola porticina proprio accanto alla libreria. L'aprì e scoprì un piccolo ma confortevole bagno.
Per l'ennesima volta si domandò quale fosse il piano di Crono e Rea. Farla morire semplicemente di solitudine?
Qualcuno le aveva anche lasciato da mangiare, mentre lei dormiva.
Dopo aver tirato lo sciacquone, si dedicò all'esplorazione del piccolo bagno.
Una vasca, sostenuta da quattro graziosi piedini a forma di zampa di leone, era posizionata su un lato della stanza.
C'era un lavandino pulitissimo dalla parte opposta, e accanto un mobiletto. Talia lo aprì, meravigliandosi ancora una volta quando scorse due asciugamani, un accappatoio, una scatola piena di assorbenti di ogni tipo e diversi rotoli di carta igienica. Su un altro ripiano trovavano posto una miriade di shampoo di tutte le marche e per tutte le tipologie di capelli e innumerevoli creme per il corpo al mango, al cocco e persino al cioccolato. E nascosta dietro tutto ciò, c'era una scatola ancora chiusa piena di smalti colorati e trucchi vari.
Sopra il mobiletto era stato appoggiato un phon.
Sbuffò, ma alla fine chiuse a chiave la porta e aprì l'acqua della vasca, per poi afferrare uno shampoo qualsiasi ed entrare nell'acqua ancora fredda.

***

-Reyna, hai capito?- domandò Luke, mentre le indicava una finestra.
La ragazza annuì, guardandosi poi intorno.
Avrebbe dovuto fingersi un'inserviente ed entrare nella stanza della madre di Crono, per accertarsi che lui fosse effettivamente lì.
I due erano nella macchina che Chirone gli aveva assegnato, un modello vecchio con tutta la vernice scrostata. Quando Luke gli aveva chiesto se facesse sul serio, il suo capo gli era scoppiato a ridere in faccia, prima di dargli una pacca sulla spalla ed andarsene.
E adesso erano lì, in Apple Street. Reyna non si sentiva assolutamente a suo agio nell'uniforme che indossava, e continuava a muoversi sul sedile cercando di aggiustarsela al meglio.
Avrebbero dovuto aspettare che l'inserviente vera, una donna alta e piuttosto magra, arrivasse. Poi Beckendorf, un altro agente, sarebbe sceso dall'auto, le avrebbe mostrato il distintivo e lei si sarebbe fatta gentilmente da parte. E a quel punto sarebbe entrata in scena Reyna.
Avrebbe dovuto sventolare le lenzuola fuori dalla finestra, e a quel punto sarebbe stato il turno di Luke e dell'intera squadra.
-Smettila di agitarti-mormorò Luke.
Reyna lo fissò, truce:- Hai idea di quanto sia scomoda questa gonna?!
-Oggi dovrai metterla, quindi smettila di lamentarti e mettiti l'anima in pace.
Reyna sbuffò, e dopo qualche secondo le vibrò il cellulare in tasca. Lei lo prese, e quando lesse il messaggio alzò le sopracciglia.
-Dimmi che Beckendorf ha fermato l'inserviente.- le domandò, ma lei scosse la testa.
-È il ragazzo con cui sono uscita ieri sera.
Luke si voltò a guardarla:- Sono stato sveglio tutta la notte per preparare questa incursione.
E tu esci con un ragazzo?!
-Non tutti sono come te, Luke.
Non fraintendermi, amo il mio lavoro, ma... a volte ho bisogno di staccare un po'.
-Almeno era simpatico?
-Sì, non era male. Aveva degli occhi spettacolari, e un sorriso... bellissimo.
-Ma...
-Qualcosa non mi convince fino in fondo. Forse sono i capelli, o la sua simpatia a scoppio.
-Cosa significa simpatia a scoppio?
-Ha passato tutta la sera a parlare di se stesso. Ogni tanto faceva qualche battuta, ma nulla di che.
-Un tipo piuttosto vanesio.
Prima che Reyna potesse replicare, il telefono di Luke vibrò.
Lesse il messaggio, e poi sorrise a Reyna:- Si va in scena.

***

Reyna entrò nell'atrio della casa di riposo, stringendosi la cinghia della borsa.
Odiava le gonne, aveva come l'impressione che le salissero continuamente, lasciando scoperta più pelle di quanto desiderasse.
Arrivò al bancone, sorridendo al giovane receptionist che sembrava incantato dalla sua pelle scura e dai suoi occhi scuri.
Lei sorrise ancora di più:- Sono la nipote di Maryse. Oggi la sostituisco io, non si sente troppo bene e mi ha chiesto di sostituirla.
-Mi spiace. Il suo nome?
-Cassandra, ma tutti mi chiamano Cassy.
Il receptionist si alzò, e le fece segno di seguirlo.
La condusse in un lungo corridoio illuminato e pieno di porte.
Si fermò poi davanti ad una di esse, e l'aprì con una chiave che estrasse da una tasca.
La infilò nella toppa e la girò, poi accese la luce ma rimase sulla soglia:- Qui troverà tutto ciò che le servirà per la pulizia e il cambio delle lenzuola.
Per qualsiasi cosa, si rivolga pure a me.
-Grazie mille- rispose Reyna, poi aspettò che il receptionist si allontanasse.
Allora si portò la mano all'orecchio e attivò il microfono.
-Sono dentro- mormorò, e dopo qualche secondo sentì la voce di Luke che le dava tutte le istruzioni.
Mise qualche detersivo e parecchie lenzuola sul carrello, poi si diresse verso l'ascensore.
-Secondo piano- disse Luke e Reyna spinse il pulsante giusto.
Dopo qualche secondo le porte si aprirono.
Reyna spinse fuori il carrello, e si fermò quando Luke le disse il numero della stanza.
Bussò delicatamente, e poi più forte quando non sentì la risposta.
-Signora Gea?- domandò, ma ancora una volta non ottenne risposta.
-Luke, qualcosa non va- mormorò, e il ragazzo imprecò.
Lei prese il passepartout e nel giro di qualche secondo fu dentro la camera.
Portò una mano sul carrello, e prese la pistola che aveva nascosto sotto un cumulo di lenzuola.
-Reyna?! Che sta succedendo?- le urlò quasi Luke, ma lei non rispose.
Aprì la porta del bagno, scavalcando il cadavere del ragazzo per terra.
Si preparò a sparare, ma le mani le ricaddero sui fianchi quando si accorse che la stanza era deserta.
Si diresse allora verso il ragazzo riverso a terra.
Gli posò due dita sul collo, e sentì ancora il lento ma costante battito.
Non era morto!
-Luke, chiama un ambulanza.

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