6. L'obentō ♣

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Dopo aver esaminato convenience store, negozi e trasporti, la mia fantastica logica mi ha portato a parlare dell'obentō.

Probabilmente, molti di voi lo conosceranno attraverso la lettura di anime e manga o attraverso la vista di documentari sulle scuole in Giappone...
Attualmente, questa tradizione che getta le sue radici nell'era di Kamakura, è diventata molto popolare in tutto il mondo.

Ma innanzitutto, che cos'è?
Per "obentō" si intende un pasto (quasi sempre un pranzo) inserito in una scatola chiamata "obentōbako". È quindi una specie di pranzo al sacco a base di riso bianco, verdure e carne/pesce. È più comunemente chiamato "bentō", siccome la "o" che lo precede è molto formale.

La scatola può essere in plastica o in legno, rettangolare o quadrata, semplice o a due piani, chiudibile con un elastico o con due levette laterali... la più comune è in plastica, rettangolare e a un solo piano.
L'obentōbako viene poi sigillato e inserito in un sacchetto termico o in un furoshiki (un tessuto che serve a raggruppare gli oggetti). Così, l'obentō viene trasportato e consumato fuori casa.

Non sono molti i paesi che utilizzano l'obentō... E tra questi, raggruppati in Asia, il Giappone è forse l'unico che lo vede necessario nell'ambito lavorativo e scolastico.
Infatti, la maggior parte degli studenti (liceali) e dei lavoratori porta da casa il suo l'obentō invece che comprare il pranzo.

Generalmente, sono le madri a preparare gli obentō. Si svegliano presto al mattino e cucinano per diverse ore tutte le pietanze da inserire negli obentō.
Alcune mamme hanno da completare anche tre obentō al giorno, per figli e marito. (È il caso della madre di una mia compagna.)
Anche certe studentesse preparano l'obentō per se stesse e per il ragazzo che piace loro; vi sarà capitato di vederne in manga o anime.

Portarsi da casa l'obentō è un metodo per risparmiare in soldi e calorie. Infatti, preparando l'obentō a casa, si avranno sempre dei pasti bilanciati.

Prima, ho detto che sono le mamme e le fidanzate a preparare gli obentō... ed è vero per la maggior parte dei casi.
Al giorno d'oggi nelle scuole esiste l'"obentō no hi". Esso è il giorno in cui tutti gli studenti devono prepararsi l'obentō da soli, senza aiuti esterni.

Questa giornata è nata in onore di una bambina dell'asilo, Hanacyan (che è anche la protagonista di un libro molto famoso).
Lei ha dovuto diventare grande in pochi giorni, per mantenere la promessa fatta alla mamma in punto di morte. Ha iniziato a preparare i pasti per lei e per suo padre senza avere alcuna conoscenza base, ma con tutta la sua buona volontà.

Questa giornata punta a sensibilizzare i ragazzi e a insegnare loro a essere autonomi. Vuole che gli studenti si rendano conto di quanto è arduo il lavoro delle madri e che loro imparino, per evitare problemi in futuro.

Io vi ho partecipato solamente due volte, alle medie. Questo, perché è un evento iniziato solo negli ultimi anni.
Prepararsi l'obentō non è facile... servono: inventiva (per cucinare ogni giorno pietanze diverse), arte (per disporre i cibi in modo da farli risaltare e sembrare più buoni), tecnica (per cucinare abilmente ogni cosa), pazienza (per portare a termine un lavoro lungo e minuzioso)...

I cibi più gettonati per l'obentō sono: tamagoyaki (frittata arrotolata), karaage (pollo fritto), verdure rosolate, onigiri (polpette di riso)...

Gli obentō sono generalmente pasti casalinghi, però capita di vederne nei conbini (forma abbreviata di convenience store), in negozi specializzati vicini alle stazioni, nei supermercati.

Esistono molti tipi di obentō; essi cambiano nome in base ai temi che seguono, alle modalità di preparazione e agli ingredienti.
Non penso vi interessino cose come il sakeben (obentō semplice a base di sake, salmone) o il noriben (a base di alghe e shōyu, salsa di soia), ma piuttosto i kyaraben e gli oekakiben.
("Ben" è l'abbreviazione di "obentō").

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