2b. Un incontro scontro

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SILVIA'S POV
Un leggero rumore di passi e una lieve luce che filtra dalla finestra mette fine ad uno strano sogno che stavo facendo. Apro appena gli occhi e riconosco mamma dentro la mia stanza "Silvia svegliati o non arriverai in bagno in tempo" dice facendomi l'occhiolino. In quel preciso momento sento i passi pesanti di Erika che corrono verso il bagno. Se non arrivo prima di lei, dovrò andare a prepararmi in giardino. In tutta la casa abbiamo tre bagni, ma uno è solo dei nostri genitori e un altro di questi ancora non si può usare. Mi fiondo in bagno, chiudo la porta a chiave e sento Erika bussare forte "Non vale! tu non hai dovuto farti due piani per arrivare fin qui!" Mi urla. Io non posso fare a meno che ridere e prenderla in giro "Sei una lumaca! Oggi come farai alle qualificazioni di calcio!?" Le dico da dietro la porta ancora con qualche risatina.
Mi vesto con dei jeans stretti con dei lievi strappi alle ginocchia, mi metto una semplice t-shirt con sopra un maglionciono aperto un po' lungo. Poi mi guardo allo specchio, la luce della lampadina mette in risalto qualche brufolo e subito cerco di coprirlo con il correttore più chiaro che ci sia, invidiando la pelle perfetta di Giorgia. Passo un po' di rimmel sulle corte ciglia chiare per mettere in risalto i miei occhi verdi acqua, i quali, ancora, non ho capito da chi possa mai averli presi. Non provo neanche a sistemarmi i capelli, sono ricci e di un colore tra il biondo e il rosso, ma soprattutto, sono molto ribelli. Non ho boccoli perfetti ed in ordine come la ragazza di ieri...i miei capelli vanno dove vogliono.
Faccio un respiro profondo e penso a come sarà questo primo giorno. Non vorrei che i ragazzi che frequenteranno i miei stessi corsi si facciano subito un'idea sbagliata pensando che io sia la solita secchiona asociale. Ho deciso che oggi alzerò la mano poche volte.
Appena pronta, esco dal bagno e vedo Erika spazientita che mi guarda con odio.
La lascio perdere e scendo le scale arrivando con lo stomaco brontolante in cucina. Giorgia è già lì a mangiarsi non so quante cose. È molto golosa, pensa sempre a mangiare ed è secca come un chiodo. Finita la colazione usciamo e prendiamo la macchina. Oggi guida Giorgia così rischiamo di fare meno incidenti possibili almeno il primo giorno di scuola.
Una volta arrivate al liceo di Rosewood vediamo un uomo abbastanza rotondo con dei piccoli occhiali ovali appoggiati sulla punta del suo naso aquilino. L' uomo ci sta salutando "Immagino che voi siate le sorelle De Agnelis?" noi annuiamo. Si presenta dicendoci che è il preside della scuola poi ci consegna dei fogli. "Qui potete trovare il vostro orario di lezioni e la cartina della scuola con tutte le aule, e anche il vostro armadietto con la rispettiva password."
Io Erika e Giorgia avendo diversi orari ci scambiamo dei rapidi e incoraggiatori saluti e ci incamminiamo ognuna verso il proprio armadietto.
Arrivo all'armadietto, tengo stretti al petto solo i libri di cui ho bisogno e do uno sguardo al mio orario. La prima ora ho letteratura, evvai! Una tra le mie preferite. Beh, mi piacciono quasi tutte le materie e vado bene a tutte. Con l'orientamento, però, non sono molto brava... Mi ritrovo sola in mezzo ad lungo corridoio, senza sapere come ci sono arrivata. Cerco di decifrare la cartina della scuola, e mentre la osservo cercando di capire dove andare, qualcuno mi urta lievemente, facendomi cadere i libri dalle mani. Sono in un enorme imbarazzo, senza guardare il ragazzo che mi ha urtata, mi chino a raccogliere le mie cose. Il ragazzo mi aiuta, prende dolcemente un libro e me lo da sulle mani. Non posso fare a meno di guardarlo di sfuggiata negli occhi; sono di un colore straordinario, sono azzurri ma vicino alla pupilla partono dolci riflessi verdi, come raggi del sole. "Grazie" dico quasi biascicando, e riabbasando subito gli occhi. Lui mi risponde "Figurati" e accenna un sorriso sollevando un lato della bocca e così creando dolci pieghe all'angolo delle labbra. Ha una voce profonda e terribilmente ipnotic, come le voci dei narratori. Io rimango ferma come un ebete, mentre lui continua spedito verso un'aula. Lo guardo di spalle e mi rendo conto che sembra molto grande, è alto circa un metro e ottanta ed è vestito elegantemente. "Forse farà il quinto" dico tra me e me.
Finalmente trovo l'aula di letteratura, sono passati cinque minuti dal suono della campanella ed ormai tutti gli studenti sono all'interno delle aule. Apro la porta senza bussare, per dare meno all'occhio, ma la tecnica non funziona e mi ritrovo subito tutti gli sguardi addosso. Guardo verso la lavagna dove leggo "mr. Fitz" poi mi scontro con gli occhi del ragazzo con il quale avevo avuto uno scontro dieci minuti prima. Rimango basita. Il ragazzo rompe il silenzio "Oh, tu devi essere Silvia De Angelis, io sono il professor Ezra Fitz." Cerco di far uscire dalla mia bocca più parole possibili. "Salve...e mi scusi per il ritardo" abbasso lo sguardo. Lui mi sorride. "Non ti preoccupare, precisamente un anno fa ero al tuo stesso posto, e ci vuole un po' per orientarsi" dice non smettendo un attimo di guardarmi. Riabbasso lo sguardo per nascondere il rossore del mio viso. Noto al primo banco il dolce viso di Spenser che mi saluta con un sorriso. Il posto accanto a lei è occupato, quindi mi vado a sedere in terza fila vicino ad una delle ragazze di ieri, piccolina come me. Ma mora e con dei grandi occhi verdi, vestita in modo molto particolare. La lezione procede benissimo, il professore sta parlando di uno dei miei libri preferiti, verso la fine dell'ora formula una domanda sul tema principale del libro, rivolta a tutta la classe. La ragazza accanto a me alza la mano e parla del libro. "Sì Aria, la tua riflessione è giusta, ma io volevo un'altra risposta." Le dice il signor Fitz. Poi guarda me "Tu cosa ne pensi Silvia?" Anche se non volevo dare all'occhio non potevo non rispondere ad una domanda così invitante. Finito di esporre le mie osservazioni sul racconto, il professore si congratula per la mia ottima risposta. Subito dopo, la campanella segna il termine della lezione.

Tre sorelle a RosewoodDove le storie prendono vita. Scoprilo ora