✴Prologo✴

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Tengo a precisare che ho notato lo stile (non molto... chiaro) nei primi capitoli, ma volevo dirvi che se deciderete di andare un po' più avanti con la lettura, noterete che lo stile sarà più maturo e meno infantile. Spero che seguirete il mio consiglio, buona lettura

Prologo

Camminavo sulla collinetta vicino casa, mentre il cielo cominciava a tingersi dei colori caldi del tramonto. L'erba danzava dolcemente seguendo le correnti del vento, e io trascinavo i piedi su quel tappeto di fasci morbidi e verdi, appena umidi. L'odore di terriccio si impossessava delle mie narici, mescolato a una nota di salsedine che arrivava dal mare vicino.

Mi sedetti ai piedi di un maestoso albero, dai rami imponenti e dalla chioma folta e verde. La brezza di quella tipica sera estiva faceva svolazzare i miei lunghi capelli neri come la pece e il vestitino bianco, decorato da piccoli fiorellini di mille colori. Chiusi gli occhi, beandomi di quella pace che la natura offriva, immersa nel silenzio e nella tranquillità. Inspiro profondamente, lasciandomi avvolgere dal quieto respiro della collina; una scia di brividi mi percorre lungo la schiena, regalandomi una piacevole pelle d'oca.

Mi concentrai sui rumori attorno a me: il fruscio delle foglie, il suono lontano delle onde che si infrangevano contro la scogliera poco distante, un suono che avevo amato fin dalla prima volta che ero venuta qui. Poi, un crepitio di ramoscello spezzato.

Sbarrai gli occhi, assalita dalla paura. Mi alzai di scatto, appoggiandomi sulle gambe e sulle braccia, muovendomi in modo così frettoloso da sentire un piccolo giramento di testa. Mi guardai intorno, con il cuore che batteva forte, come se volesse uscire dal petto. Lanciavo occhiate rapide in tutte le direzioni, cercando la causa di quel rumore. Alzando lo sguardo, mi accorsi che ormai era sera, e la poca luce stava svanendo. Sapevo che sarebbe stato meglio tornare a casa prima che i miei nonni si preoccupassero. Avevo solo sei anni, e non era prudente restare fuori fino a tardi.

Non appena feci qualche passo, sentii una voce richiamarmi. Mi girai lentamente, sentendo il cuore battere ancora più forte. Davanti a me vidi un uomo che si avvicinava con calma. Aveva le mani infilate in una giacca di seta abbinata a dei pantaloni dello stesso tessuto e una camicia immacolata. Il suo passo era deciso ed elegante. Il viso, scolpito e imperturbabile, era difficile da leggere, ma i suoi occhi — chiari come il mare scuro, con sfumature cristalline — avevano una luce intensa. Le sopracciglia erano scure e curate, così come le ciglia, che incorniciavano uno sguardo penetrante. Le labbra sottilmente incurvate lasciavano intravedere una fila di denti bianchi. Il mento e le mascelle erano lievemente ombreggiati da una barba sottile, e i capelli neri erano tirati all'indietro con il gel. Incuteva un timore profondo, un presagio oscuro che mi faceva arretrare.

Mentre il signore davanti a me sorrideva e continuava ad avanzare con passo felino, una strana sensazione mi penetrava la pelle, mettendomi in allerta.

<< Non avere paura. Sono un tuo amico, voglio solo parlare un po' con te >> disse fermandosi e sorridendo.

<< Io non ti conosco. Stai lontano da me >> dissi, guardandolo con diffidenza e paura. Non mi trasmetteva fiducia.

Il silenzio si fece più intenso, una tensione palpabile avvolgeva l'aria. I nostri sguardi si incrociarono senza parole.

<< Sono un amico di papà e mamma. Sono stati loro a chiedermi di venire qui per assicurarmi che tu stessi bene. Allora, vieni?>>disse, tendendomi una mano.

Incrociai le braccia al petto. <<A loro non importa se sto bene. Non gli è mai importato >> risposi sicura. Era la verità. Da quando ne avevo memoria, non mi avevano mai dimostrato di tenerci a me; sembravano interessarsi solo alla mia istruzione. Anche le maestre dell'asilo se n'erano accorte e avevano detto loro che, per quanto fosse positivo, era anche un po' triste che io non potessi fare ciò che si fa alla mia età: giocare, divertirmi, essere una bambina.

L'uomo mi guardò alzando un sopracciglio, quasi sfidandomi. E in un attimo, lo trovai di fronte a me. Lanciai un grido di paura, e lui mi afferrò il volto con entrambe le mani.

<< Guardami! >>ordinò con voce dura. I suoi occhi fissarono i miei, e io, come attratta da una forza invisibile, intrecciai il mio sguardo con il suo. Le sue pupille si dilatarono mentre mi fissava con insistenza.

<< Ora ti lascerò andare, ma farai tutto quello che ti dirò. Chiaro? >>

Perdendo ogni controllo, annuii. Sentii un legame invisibile che mi teneva ancorata a lui. Allungò la mano verso di me e mi fece cenno di imitarlo. Lo feci. Mi afferrò il polso destro e premette con forza il pollice. La mia bocca si contorse in una smorfia di dolore, ma lui sembrava non curarsene.

Chiuse gli occhi, e il vento cominciò a intensificarsi, quasi fino a scuotere l'albero sotto cui ero accovacciata. Io e l'uomo restavamo illesi da quelle raffiche furiose, ma il polso mi doleva terribilmente. La voce mi rimase intrappolata in gola; non riuscivo a emettere un suono. La testa mi doleva, iniziando a girare come una trottola. Provai a liberarmi dalla sua presa, ma fallii.

Improvvisamente, la sua stretta si allentò e il legame invisibile svanì. Ritrassi la mano di scatto e il vento cessò di ululare. Abbassai lo sguardo sul polso, dove ora si vedeva una strana stella a otto punte. Ci passai sopra il pollice, sentendo la pelle bruciare come se fosse stata marchiata a fuoco.

Alzai lo sguardo verso l'uomo, che mi osservava con un sorriso soddisfatto.

<< Che cosa vuoi da me? >> gridai, spaventata e arrabbiata.
Il suo sorriso si fece più oscuro.

<< Ti è mai capitato di essere molto arrabbiata e notare qualcosa di strano intorno a te? >> domandò, stringendo gli occhi.

Ripensai a quando, l'anno scorso, la mamma aveva litigato con papà perché lui voleva comprarmi un cagnolino. Lei aveva detto che se avesse solo osato portare un cane in casa, sarebbe scappata via con me. Papà insisteva che non sarebbe successo nulla di grave, ma la mamma gridava che una bambina come me avrebbe portato solo guai con un cane in casa. Infuriata, mi ero precipitata in soggiorno e, mentre urlavo, la luce del lampadario aveva iniziato a lampeggiare e le finestre si erano spalancate, lasciando entrare un vento gelido. Dopo quel momento, ricordavo solo di essermi svegliata nel mio letto.

<< Come sospettavo, sei tu... >> mormorò l'uomo, come se avesse letto nei miei pensieri.

<< ELLISON, TESORO, DOVE SEI? >>sentii chiamare dai miei nonni. Mi voltai e li vidi con una torcia. Mi girai di nuovo verso l'uomo.

Lui si avvicinò, mi poggiò un dito sulla fronte e pronunciò una frase incomprensibile. La mia testa divenne leggera, vuota, come se qualcuno avesse cancellato ogni pensiero. Chiusi gli occhi e vidi scorrere le scene degli ultimi dieci minuti, fino alla comparsa di quell'uomo.

Apro gli occhi senza ricordare come fossi finita lì, ma con una strana filastrocca che mi risuona nella mente:

"La vita senza il male
non potrebbe brillare uguale.
Un'antica forza la bimba avrà,
ma il mondo in pezzi lei salverà.

Potenti saranno i suoi poteri,
celati al mondo da lunghi misteri.
Tra inganni e ombre dovrà danzare,
per un destino da rivelare."

<< Ellison, grazie al cielo! Mi dici cosa stai facendo qui fuori, da sola, al buio? >> chiese mia nonna una volta trovata.
<< Non lo so, non ricordo. So solo che stavo guardando il tramonto, poi... il vuoto >> risposi, dispiaciuta per averli fatti preoccupare.

Lei mi prese in braccio, stringendomi con dolcezza, e cominciammo a incamminarci verso casa. Sentii il calore del suo abbraccio, quella sensazione di protezione che solo mia nonna sapeva darmi. Mentre ci allontanavamo, alzai lo sguardo verso la luna, che sembra osservarmi dall'alto, e sentì una voce profonda, quasi un sussurro: "Presto ci rincontreremo". Il suono si insinuò nella mia mente come un'eco lontana, lasciandomi un brivido che mi percorre la schiena. Poi, cullata dalle braccia di mia nonna, mi lasciai andare al sonno, con la sensazione che qualcosa di profondo e antico stia per risvegliarsi.

Sulle note di quelle parole, sentii il sonno avvolgermi dolcemente. Mi addormentai tra le braccia della sola persona al mondo capace di farmi sentire al sicuro, mia nonna.

|| La Prescelta ||  La Maledizione Di Lucifero #Wattys 2017  [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora