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La navetta mi lasciò davanti al ponte principale di Taccio,non potevo di certo chiedergli di lasciarmi dentro casa di Michael,contemporaneamente al mio piccolo viaggio,ho ricevuto continue chiamate di Lisabeth,e la situazione non era migliorata per nulla come mi aspettavo ma peggiorata.

La mia paura era che i vicini spaventati chiamassero qualche poliziotto o qualche autorità,non avrei potuto fare nulla se avrebbero trovato Michael sul fatto.

Quando entrai aprendo velocemente senza neanche bussare,sentivo strilla e rumori assordanti in tutta la stanza,non sapevo manco dove fossero posizionati.

La sala era vuota,così come la stanza di Michael perciò andai per esclusione.

Mi catapultai sulla porta cadendo quasi per terra e vidi il caos più totale davanti a me.

In che caos ero finita,quella spiaggia non mi apparteneva.

L'anello che molto tempo prima avevo notato sul comodino insieme alla foto della famigliola felice era scomparso in mezzo a tutti quegli oggetti di valore o meno che erano per terra,in frantumi.

Il padre di Michael che avevo visto poche volte notai che era come il figlio,mascella contratta,occhi ruggenti pieni di rabbia, e la vena nello stesso punto che aveva Michael sul collo.

Michael era pieno di lividi,gli usciva sangue dal naso e dalla fronte,il labbro era un po' rovinato.

Non badarono alla mia presenza e mentre Michael lo tirava dal colletto della maglietta avevo pensato il peggio.

Lisabeth si avvicinò a me e cercò di tenermi fra le sue braccia a guardare quella scena di violenza che tante volte avevo detto a Michael che ero contraria.

Avevo il terrore che qualcuno potesse scovarci,che sta volta sarebbe finita sul serio,che non poteva salvarlo nessuno.

Il padre di Michael gli scaraventò un pugno in pieno viso e io guardai Lisabeth con gli occhi gelati dalle lacrime.

<<Fai qualcosa!>>

Le urlai,era suo ex marito,non il mio,non volevo vedere Michael così,e in quel momento mi accorsi che Michael non avrebbe mai accettato il padre e viceversa.

lei scosse la testa,anche se pur spaventata sembrava che stesse aspettando proprio questo,un vero e proprio confronto con me incorporata.

Non ce la feci più quando dalla bocca di Michael si succederono parole molto forti che io avevo sempre detto,che avevo sempre insinuato,ma dette da lui mi facevano vomitare,mi davano un senso di nausea.

<<E' colpa tua!Sono così per colpa tua!Sono come te!E io non voglio essere come te!>>

Vederlo così vulnerabile davanti a qualcosa più grande di lui che non riusciva a dominare mi faceva male,perchè quando tieni a una persona,anche il suo dolore lo senti un po' anche tu,e così era,Michael stava morendo lentamente.

Non sopportai quel sibilo ricco di veleno sputato in faccia a suo padre e mi buttai tra le sue braccia cercandolo di spingerlo più lontano possibile ma Michael sembrava offuscato,sembrava non capire nulla.

Gli misi una mano al petto per spingerlo e fu li che sentì per la prima volta qualcosa in lui di diverso.

La paura.

Lui continuò a porre resistenza e a spingermi e suo padre mi guardò con gli occhi fulminati,odiavo Lisabeth perchè in quel momento rimase pietrificata senza fare nulla,a godersi la scena,come se fossimo in un film.

<<Lei ti distruggerà Michael!Lo sai!Come ha fatto tua madre!>>

Mi voltai pronta per rispondergli ma avrei peggiorato la situazione,avrei solo aumentato la rabbia di michael che in quel momento l'avevo appena fatto sedere sul letto.

<<Fatti i cazzi tuoi-disse Michael sovrastando suoni che c'erano solo nelle nostre teste-lei non è la mamma!>>

Tutte le mie parole che io gli avevo detto un miliardo di volte,riciclate e usate per far del male a qualcun altro.

<<Rimarrai solo>>

Gli urlò lui acido.

Michael cercò di sfuggirmi e in quell'attimo guardai Lisabeth negli occhi per fargli capire di farlo andare via visto che era pronto per un altro colpo.

Lei sembrava spaesata mi accontentò,lo spinse fuori e chiuse di colpo la porta alle sue spalle.

Iniziarono a litigare fra loro due e scesero giù,lontano da tutti e lontano sopratutto da noi.

Mi girai spaventata,ancora non l'avevo guardato negli occhi.

Lu era sul letto,che tratteneva le lacrime a stento,e si era posato i gomiti sulle ginocchia per tenere la testa, quante volte l'avevo visto così,ma sta volta era diverso,sta volta era ferito.

Mi avvicinai a lui ma si ritrasse al mio contatto e voltandosi dall'altra parte.

<<Michael non avere paura di me>>

E proprio in quel momento che mi guardò in faccia e per la prima e vera volta lo vitti piangere.

Aveva gli occhi bassi ma vedevo le goccioline che cadevano sui suoi jeans sporchi di sangue che non so se fosse suo o di suo padre. Non sapevo cosa fare,so che era tardi e la situazione non era del tutto stabile, le urla di lisabeth e del mostro riecchegiavano in lontananza.
<<tu non dovevi essere in mezzo a tutto questo casino, non te lo meriti>>
Mi sedetti vicino a lui,in mezzo a tutto questo casino stava pensando a come stessi io.
Non poteva vedere come era lacerato.
<<andiamo a disinfettarti>>
Dissi prendendolo per mano e portarlo dietro a me.
Aprì con il piede la porta e lo feci sedere sul water, in bagno non si sentiva mai nulla,ho sempre pensato che fosse il posto più tranquillo di tutte le case.
Spalancai il mobile e presi l'acqua ossigenata che oramai dopo averla usata cosi tante volte era finita.
<<dov'eri?>>
Mi chiese lui a bassa voce accorgendosi del mio vestito elegante.
Mi girai con il cotone bagnato e mi avvicinai a lui, mi sedetti su di lui e tamponai leggermente le ferite.
<<ad una festa, sapevo che tu non ci fossi>>
Lui alzò le spalle in segno di arresa.
Gli attaccai solo un cerotto sulla fronte contro la sua volontà e gli altri rimasero in bella vista.
<<mi auguro che non l'hai chiamato tu>>
Gli dissi facendomi per alzare ma lui mi bloccò a se.
Mise le mani dietro la mia schiena e si aderì a me.
Lui scosse la testa e mi baciò.
Mise la testa contro la mia.
<<ti amo>>
Mi sussurrò, in quel momento mi senti morire.Con lui si poteva capire che la linea della follia era cosi sottile, siamo passati ad un incontro di boxe alla tranquillità più assoluta.
Gli annuì,non volevo dirgli 'anche io',sarebbe stato troppo riduttivo.
<<è venuto qua per parlare con mia madre, credeva che io non fossi a casa,ma lo stronzo si sbagliava.>>
<<dovevano parlare magari di qualcosa di importante>>
Lui sorrise.
<<no doveva irritarmi>>
<<tua madre queste cose se le sa vedere da sola>>
Lui si alzò con me in braccio, gli cinsi la vita con le gambe e lui mi portò in camera da letto.
<non credo sia il momento>>
Gli sorrisi io.
<<credo che questo si possa fare in qualunque momento>>
Scesi da lui e mi misi davanti a lui.
Lui sospirò e io alzai le spalle.
<<ti accompagno a casa>>
Disse lui, per la verità pensavo di dover rimanere la a dormire.
Volevo stare con lui,quella sera, anche perché sapevo che lui stava ancora male.
Scesi zitta le scale dietro a lui e davanti al cancello c'erano lisabeth e il suo Ex marito che parlavano tranquillamente e un ragazzo davanti a loro.
Lisabeth era abbastanza tranquilla.
Montammo in moto e Michael mi diede il casco il quale rifiutai.
<<Giulia! Cosa fai qui?>>
Mi girai e emha era davanti a me.
Michael mi guardò.
<<cosa fai tu qui?>>
Per dire la verità Era una domanda retorica ma lui si senti in dovere di rispondermi.
<<mi ha chiamato mio padre>>
Michael si innervosi e non potevo sopportare un altro litigio.
Abbandonai il mio sguardo a Michael supplicandolo.

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