13🏛

1.1K 457 8
                                        

"Present fears Are less than horrible imaginings.
My thought, whose murder yet is but fantastical
Shakes so my single state of man
that function is smother'd in surmise,
and nothing is but what is not."

-William Shakespeare (Macbeth)


Filippo era steso sul pavimento. Lo stesso pavimento dove qualche giorno prima si trovava Elisa. Lei era nella stanza accanto a lui, ed era proprio lei ad incoraggiarlo. A dirgli che li avrebbero trovati, che sarebbero sopravvissuti, quando lui aveva ormai perso tutte le speranze. Le pareti erano scure, la luce era quasi inestistente.

Alla fine gli era toccata la stessa sorte di Elisa. Una volta l'aveva sentita urlare dall'altra parte della stanza, poi non l'aveva più vista, ma sentiva spesso la sua voce, i suoi lamenti, le sue preghiere. Un giorno però ha smesso. Non sentiva più la sua voce, non sentiva più i suoi lamenti.

-Dov'è Elisa? -Aveva domandato più volte all'uomo che gli portava puntualmente da mangiare e lo cambiava come fosse un bambino.

-Lei non era quella giusta. Ma non preoccuparti, la troverò e tutto andrà per il verso giusto. -Rispondeva quello con una voce a metà tra l'isterico e il tranquillo. Il pavimento era di marmo, freddo, con un motivo a scacchiera bianca e nera. A terra c'erano ancora le macchie di sangue lasciate da Elisa e chissà quanti altri prima di lui. Faceva caldo, molto caldo, e la stanza iniziava a puzzare.

Un giorno l'uomo era entrato con un secchio d'acqua e un mocio e s'era messo a pulire il pavimento passandoci più e più volte nonostante fosse già pulito, come se cercasse di lavare macchie di sangue che non c'erano, non più almeno.

Poi si era diretto verso il lavandino incrostato di calcare che si trovava in quella stanza e aveva iniziato a lavarsi le mani.

-Non va bene. Sono ancora sporche. -Aveva detto poi guardandosele, ma Filippo era certo che fossero pulite, ne era sicuro. Eppure quel matto continuava a strofinarsele con forza. In quel momento gli venne in mente una scena di Macbeth. Lo aveva appena letto e gli era piaciuto particolarmente. La scena era quella in cui Lady Macbeth, sonnambula, tenta di lavare via il sangue di Duncan dalle sue mani, ma sulle sue mani non c'era un bel niente. Questo era esattamente ciò che stava succedendo, solo che quell'uomo era più che sveglio e non faceva altro che strofinare le mani con una spugna e del detersivo.

Era andato avanti così per qualche minuto, poi era uscito lasciando tutto in disordine e facendo cadere il secchio con l'acqua che si era riversata tutta sul pavimento.

-Ehi! Aspetta! -Urlò. Filippo non beveva da qualche giorno, stava morendo di sete e la gola gli stava andando in fiamme. L'uomo lo aveva riempito di medicine per evitare che sentisse dolore. Aveva dei buchi alle mani e ai piedi, proprio come Elisa, ma lei qualche giorno dopo era morta, lui invece era ancora vivo, e si chiedeva il perché. Si chiedeva come mai lui. Cosa avesse di così speciale da essere ancora vivo?

Adesso nella stanza c'era una puzza di varichina e disinfettante, ancor più insopportabile rispetto a quella precedente alla quale, ormai, si era abituato.

La luce filtrava da delle fessure su quella che doveva essere una finestra, ma che era ricoperta da tegole di legno inchiodate nel muro. Spesso faceva fatica a capire se fosse giorno o notte, quella fessura era l'unica cosa in grado di farglielo capire.

Indossava una camicia viola e una salopette marrone, i suoi vestiti gli ricordavano tanto quella bambola di porcellana che la mamma teneva in soggiorno, l'aveva sempre trovata un po' inquietante con quegli occhi di vetro totalmente vuoti e una mano mezza rotta. Quando era piccolo aveva lanciato la bambola per aria perché lo spaventava facendole saltare una mano, ma questo non era bastato a far scomparire quell'orrenda bambola dalla circolazione.

Adesso però si era ripromesso che, non appena arrivato a casa, se mai ci fosse riuscito, l'avrebbe presa e buttata via, le avrebbe dato fuoco se fosse stato necessario. Non voleva più avere a che fare con nulla che riguardasse bambole, burattini, o robe simili, non dopo essere diventato lui stesso uno di loro. Una mattina quell'uomo era entrato nella sua stanza e lo aveva trascinato su quello che sembrava un palco, poi lo aveva appeso come una marionetta, con dei fili, e lo aveva sollevato. Dopo avergli fatto fare dei movimenti, lo aveva fatto scendere e lo aveva riportato nella stanza dicendo:

-Non appena la troverò, sarà tutto perfetto, tu, voi sarete perfetti.

Il burattinaioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora