Emma's POV
-No, non sto bene, Jev. Voglio tornare a casa.- piagnucolo con la voce rotta.
Jev mi guarda, arroccato su quell'orribile poltrona di finta pelle, le ginocchia tirate al petto. È venuto in camera mia venti minuti fa e da quei venti minuti mi rompe le palle per sapere come sto e come mi può aiutare.
-Lo so, Emma. Lo so benissimo, ma non posso farci niente per questo, credimi. Se vuoi ti porto il mio iPod- replica, il tono basso, impastato dal sonno. Del resto è l'una e mezza di notte.
-Come vuoi. Però vorrei tornare a casa.
-Lo so. Mangia.- mi ordina, accennando al piatto sul comodino. Pane e prosciutto, meglio di niente, ma l'idea di mangiare non mi alletta molto. Dopo quello che è successo questo pomeriggio, mi hanno obbligato a mangiare e bere. Ora ho lo stomaco sul punto di esplodere e temo che vomiterò da un momento all'altro.
-Non voglio che tu pensi che mi stia approfittando di te, Emma.- mormora serio, gli occhi neri fissi nei miei. Ah, no? Non si sta approfittando di me? Sono chiusa in una fottuta villa con sei ragazzi, è ovvio che tutti si stanno approfittando di me. Chi dolcemente, chi con più violenza. Ma che solo uno di loro provi dei sentimenti per me è escluso. Chiariamoci, sono una ragazzina di sedici anni che non possono nemmeno scoparsi.
-Hai capito?- insiste.
-Sì...- gli do corda. Ho capito benissimo cos'ha detto, solo credo che sia una stronzata.. Lui si alza e viene verso il letto, chinandosi sopra di me. È bello, cazzo se è bello, lo sguardo così intenso, gli zigomi alti, le guance rosee. Appoggia le sue labbra sulle mie con una strana irruenza, un bacio a stampo ruvido ma piacevole, e io rispondo accarezzandogli la spalla e tirandolo verso di me. Forse sono io che mi sto approfittando di lui. Segue il mio ordine implicito mettendosi a cavalcioni sopra di me, io in mezzo alle sue gambe. Le sue dita corrono sui miei avambracci nudi, poi su, le braccia, il collo, il mento, le labbra che si china di nuovo a baciare mentre le sue dita ripetono il percorso.
Al liceo i ragazzi come Jev erano tutto ciò che desideravo di avere, come le mie amiche. Li guardavo da lontano sperando che mi notassero. E ora che ce l'ho così vicino... So che non proverà mai niente per una come me, ma mi piace navigare, per il momento, sull'attrazione sessuale. Non ho altro.
Le mie mani gli afferrano il bacino, posso sentire sotto le dita il tessuto ruvido dei jeans che si interrompe bruscamente per poi diventare il sottile e aderente strato di cotone, presumo, dei boxer. Mentre la sua bocca riprende a baciarmi le labbra, a leccarmi il collo e mordicchiare dispettosamente la clavicola, le mie dita inesperte e tremanti provano ad aprire il bottone e la zip dei suoi pantaloni con fatica. Meno male che non ha la cintura, o sarei già impazzita. Gli faccio scivolare i jeans lungo le gambe, ma riesco ad arrivare solo a metà coscia. Sufficiente. È la prima volta che voglio farlo, che voglio toccarlo. Mi sono sempre trovata obbligata, ma non ora. Ora è una mia scelta. Lo afferro attraverso i boxer e lui risucchia un respiro a denti stretti mentre muovo la mano faticosamente, per l'ingombro dei nostri corpi, sopra la sua erezione. È sempre più duro mentre continua a baciarmi con maggiore urgenza, un bacio bagnato. Si regge sui gomiti mentre le mani corrono sotto la mia maglietta ad afferrarmi la pelle nuda della vita. Cosa...? Scende ad afferrarmi le natiche e capisco cosa vuole fare non appena mi tira più sotto di lui iniziando a sollevarmi: mollo la presa sulla sua eccitazione un attimo prima che il mio bacino colpisca col suo. La sua erezione si scontra con la mia intimità mozzandomi il fiato. È la stessa cosa che mi aveva fatto Jacopo: lui spingeva troppo, mi faceva male. Jev ripete il movimento e devo aggrapparmi alla sua schiena per non sentirmi sopraffatta, mentre il timore di riprovare il dolore dell'altro ieri mi attanaglia lo stomaco. Tiene un ritmo lento all'inizio, ma poi accelera e ad ogni spinta ho paura che quella dopo sia dolorosa. Ma non lo è, cazzo se non lo è, in breve è solo puro piacere. Talmente tanto piacere che automaticamente il mio corpo segue il suo, cercando di stare dietro al suo ritmo. È così quindi fare sesso, solo senza vestiti? È a questo che devo prepararmi? È con questo che mi verrà strappata via l'adolescenza? Forse no. Forse la mia adolescenza mi è già stata strappata via, la prima volta che Davide ha abusato di me.
-Così, piccola.- ansima nella curva del mio collo, il respiro affannato per lo sforzo. Qualche minuto dopo viene, un gemito strozzato che gli sfugge dalle labbra prima che si accasci su di me.
-Orgasmo da urlo.- commenta, la voce distorta a causa del viso premuto sul cuscino. Aspetto in silenzio che si alzi da me e quando lo fa, praticamente subito, a malapena ho il coraggio di guardarlo. Che cosa vuol dire "Orgasmo da urlo"? Non so se sentirmi usata o onorata.
-Vado... vado a cambiare i boxer.- mi avvisa.
Annuisco.
-Vuoi...- si passa una mano tra i capelli con frustrazione e tira su i jeans, nonostante i boxer visivamente bagnati. -...vuoi che poi torni, oppure...?
-Ho bisogno... ho solo bisogno di tempo per pensare.- balbetto.
-Certo.- sospira. -Ci vediamo domani. O quando capita.
Esce e chiude la porta. Mmh, ha lasciato le chiavi sul comodino, accanto al vassoio. Ebbravo il mio Jev.
Cosa sto facendo? Io non provo niente per lui. E, in una situazione del genere, non potrò mai farlo. Eppure gli ho permesso di fare... quello che abbiamo appena fatto. Mi metto seduta e provo a deglutire qualcosa invano, quindi mi metto a letto. La radiosveglia segna 1,56, e mi chiedo cosa stia facendo ora Daniel. Non lo so perché: mi viene in mente lui e basta, e mi addormento pensando alla'zzurro dei suoi occhi.
STAI LEGGENDO
Bambi
RomanceBambi per me era come un bicchiere di cristallo: così bello, eppure così fragile... E in quel momento mi parve di percepire, (non nel cuore, no, più giù, nello stomaco) il frantumarsi di quel bicchiere in mille pezzi. Lentamente, ma inesorabilmente...