Tra unicorni e puttane

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Jacopo's POV

Quando mi sveglio ho un mal di testa assassino e uno strano peso sul petto. Qualcosa bussa alla porta, e mi viene in mente che è stato proprio questo rumore a svegliarmi.

-Tessa! Tessa, tesoro, sono già le dieci, svegliati!- grida una voce femminile, e picchiano ancora alla porta.

Ma che cazzo...?

Mia madre è schiattata appena sono nato, e da quando mia sorella è partita non sono mai stato svegliato da una voce femminile.

Aspetta, Tessa?

Ma dove cazzo sono?

-Sveglia!- urla ancora la donna, e io spalanco gli occhi.

Tessa! Cazzo, non posso crederci. Mi sono addormentato a casa di Tessa, nel suo letto, con lei.

-No, merda...- la camera di Tessa si presenta davanti a me, e quando abbasso lo sguardo siamo entrambi nudi, e lei ha la testa appoggiata sul mio petto. Per un attimo mi perdo nel contrasto tra il candore della stanza bianca e rosa, la pelle candida e i capelli biondi di questa ragazza e il mio corpo abbronzato martoriato da decine di segni d'inchiostro nero.

-Tessa, alzati, altrimenti non trovi niente per colazione!- urla ancora sua madre.

Che stress.

-Theresa, alza il culo, c'è tua madre che rompe.- frigno, scuotendola per una spalla.

-Non mi chiamare Theresa.- brontola.

Emette uno strano suono, poi si mette seduta.

-Mamma! Ora scendiamo!

-Scendete?! Tu e chi?!

-Porca troia, Theresa, potevi startene zitta. Non voglio incontrare i tuoi.

-Io e un mio amico!- urla di rimando alla madre, ignorandomi.

-Me ne vado quando escono per andare al lavoro.- asserisco, infilandomi i boxer. È arrivato il momento di vestirsi anche per me.

-Un tuo amico chi?!

-No, ormai sanno che sei qui.- risponde a me, e poi alla madre: -Jacopo!

-Lo sanno perché gliel'hai detto tu, cogliona.

Tessa ignora la mia invettiva e si infila una tuta verde fluo e una maglia bianca.

-Senti, questa tra me e te non è una cosa seria. Non voglio conoscere i tuoi. Dico davvero, non è il caso. Ti sembra il caso? Non posso conoscere i tuoi. Cazzo, Theresa! Ma cosa ti è saltato per la testa a dire ch'ero qui!- sbraito.

Non ci vedo veramente piu dalla rabbia, ma cerco comunque di contenermi perché non mi va di fare scenate alle dieci del mattino in casa altrui. Però sono in una situazione di merda. E lei non mi risponde, come se non stessimo parlando di una cosa seria.

-Io me ne vado, inventati una scusa con loro.- asserisco, avviandomi verso la finestra. Scosto la tenda e do un'occhiata verso il basso, ingoiando un sussulto di sorpresa per non farmi vedere indeciso da lei; sicuro come l'oro non mi faccio un salto di tre piani.

-Fai come vuoi.- mi risponde ed esce dalla stanza.

Non me ne frega molto di farla felice e accontentarla in questa sua assurda pazzia, ma obbiettivamente non ho altre alternative: assodato che non posso fare un volo di dieci metri, non posso nemmeno sapere a che ora, e soprattutto se i suoi genitori usciranno di casa oggi. Magari non lavorano, oppure lavorano da casa.

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