Jev's POV
Invece di rimanere fuori con gli altri, come avevo in programma, decido di tornare alla villa. Ho sollevato e spostato carichi per tutto il giorno e, oltre ad essere allucinato da quanti scatoloni si porta dietro una vecchina di novant'anni che cambia casa, sono sensibilmente stravolto e sento tutti i muscoli indolenziti. Inoltre mi alletta molto di più l'idea di infilarmi in camera di Emma e chiacchierare un po', almeno per sapere come sta.
Mi fermo all'autogrill più vicino alla villa e compro degli spaghetti in scatola a 2,99 euro, per il semplice fatto che mi sta sul cazzo l'idea di spendere più di tre euro per cenare, quando oggi ne ho guadagnati 60 per dieci ore di lavoro. Cioè, vorrebbe dire buttare nel cesso più di mezzora di fatica.
Arrivato alla villa, mollo l'auto nel vialone d'ingresso e mi fiondo in cucina. Mentre il forno a microonde mi riscalda la cena precotta, osservo le condizioni della stanza: il pavimento fa veramente schifo, cosparso di briciole e altri materiali non meglio identificati, il frigo è rimasto aperto e il rubinetto del lavandino perde; la penisola è piena di piatti sporchi e lattine di birra e di Cocacola Zero. Evidentemente Drew è in sciopero, dato che di solito è lui che tiene pulita la casa, sia perché non fa un cazzo da mattina a sera, sia perché ha una qualche strana ossessione per la pulizia. Una volta si è lasciato scappare che è per via di sua madre, ma non ho capito bene in che senso.
La villa in generale, oltre ad essere enorme, è molto bella: anni Duemila, arredata con lo stile contemporaneo del tempo, luminosa e spaziosa, ben progettata. Non costa tanto solo perché è un bel po' fuori Milano e persa in una zona di campagna del tutto trascurata, con i campi abbandonati e tutto. Jacopo sostiene anche che sia per via della Mafia, che si sarebbe comprata l'appalto ad un prezzo stracciato ma che poi non sia più riuscita a vendere il progetto ultimato e guadagnarci. E' improbabile, ma non impossibile. A me sembra solo strano che la Mafia si interessi ad un posto simile: era ovvio che non ci sarebbe stato nulla di riguadagnato, se me l'avessero chiesto gliel'avrei potuto dire persino io, che ai tempi andavo ancora alle elementari.
Il microonde lancia un "plin!" che squarcia il silenzio e mi risveglio dai miei pensieri. Mentre salgo le scale cercando di non ustionarmi realizzo che non ho preso niente per Emma; le darò questi, anche se presumo le faranno schifo. Fanno schifo anche a me.
Prima di entrare, busso un paio di volte. La sua voce mi accoglie, quindi entro in camera. Emma mi lancia uno sguardo incuriosito ed esordisce con:
-Pensavo fossi Daniel.
Le sue parole non mi fanno particolarmente piacere, ma non approfondisco.
-Ti ho portato la cena. In realtà sono spaghetti in scatola e li avevo presi per me, per quello fanno schifo. Cioè, se avessi saputo sin da subito che erano per te avrei preso qualcosa di più buono. Ma mi ero dimenticato, quindi...
-Ho capito.- mi interrompe, -Grazie, ma ho già mangiato. E comunque non ho molto appetito.
-Oh, okay.
Rimango qui impalato sulla soglia, fisso a guardare lei e i suoi capelli e il suo corpo seduti come al solito sul davanzale imbottito di cuscini, con le dita che bruciano sul fondo bollente del piatto.
Ci sono rimasto male. Forse perché ha rifiutato il mio cibo, o perché qualcun altro glielo ha già dato prima di me, e quel qualcuno può essere solo Daniel, l'unico nella villa stasera.
-Vuoi entrare?- chiede Emma ad un certo punto.
Non rispondo, ma entro e mi siedo sul suo letto. Mi rendo conto di non aver preso nemmeno una forchetta per mangiare, quindi abbandono la misera cena sul comodino e la guardo. Mi sembra che i suoi occhi siano indecifrabili, ma probabilmente sta solo pensando che sono fesso in prima battuta a offrirle quella merda, in subordine a mangiarla io, e in più senza posate.
STAI LEGGENDO
Bambi
RomanceBambi per me era come un bicchiere di cristallo: così bello, eppure così fragile... E in quel momento mi parve di percepire, (non nel cuore, no, più giù, nello stomaco) il frantumarsi di quel bicchiere in mille pezzi. Lentamente, ma inesorabilmente...