La mia giornata

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LA MIA GIORNATA

La sveglia deve sempre suonare nel momento meno opportuno...Ufffff....

Lunedì. L'ultimo lunedì di scuola prima delle vacanze invernali! Ecco cosa caratterizzava quel Lunedì meno noioso e, quindi, più sopportabile.

Dopo una luuuunga colazione, vestita, lavata, asciutta e stirata, guardai l'orologio: 8.30. Bene, era ora di andare a trovare la mia sorellina: Nin!

Uscita dalla porta sul retro, presi un secchio e delle spazzole e mi avviai verso la stalla.

«Niiiiin! Sono qui!» urlai. La giumenta uscì dal suo box con la testa e nitrì in segno di saluto.

«Ciao anche a te. Allora, come stiamo oggi?» lei sbuffò ed io la accarezzai sul muso. «Mi fa piacere, arriva la pappa!»

Riempii il secchio con un composto di avena e granoturco, di cui Nin ne andava pazza. Poi glielo versai nell'apposito recipiente e le cambiai il secchio dell'acqua del giorno prima col dell'altra fresca.

Mentre Nin mangiava, le spazzolai il manto e le pettinai la criniera e la coda.

Abitando quasi nel centro della città, non potevo uscire in strada a cavallo! Per fortuna poco distante da casa mia c'era un centro ippico, in cui potevo allenarmi e far correre un po la mia giumenta.

Recuperai il caschetto (cap), frustino, misi gli stivali adeguati e sellai Nin. Pronte a partire! Montai e imboccammo una piccola passeggiata che ci conduceva al centro ippico. Non ero la sola a possedere un cavallo, quindi queste passeggiate c'erano un po dappertutto.

«Buongiorno Elsa!» mi salutò Greg, il proprietario del centro. «Quanto starai qui oggi?»

«Buongiorno a te! Pensavo solo un'oretta, dopo devo andare da Baky.» risposi. Tutti conoscevano Baky in città.

«Dove posso allenarmi?» chiesi.

«Come sempre al recinto Nord. Il tuo preferito.» disse lui mentre stava portando verso le stalle un cavallo del centro ippico. Mi piaceva moltissimo il recinto Nord, aveva una vista perfetta delle montagne e, inquesto periodo, se solo faceva un fiocco di neve, li lo vedevo per prima. E poi era il più tranquillo, nessuno veniva mai ed ero nascosta dalle scuderie.

Dopo cinquanta minuti esatti di allenamento (di corsa, resistenza e qualche ostacolo) tornammo a casa.

10.30 Entrai, puntuare come sempre, nella caffetteria.

«Non sbagli mai di un secondo!» disse, appena mi vide, Baky. Era una donna piuttosto robusta, dalla pelle e i capelli scuri, sempre legati, ed occhi scuri. Immancabile era il suo grembiule bianco con il suo nome ricamato in rosa.

«Ovviamente si!» esclamai mentre indossavo il mio con il mio nome cucito in Violetta scuro: il mio colore preferito. Ho sempre creduto (e sempre sosterrò) che sia il colore della magia, ma solo secondo me!

Tra ordinazioni e lavoro al bancone, il tempo passò. e le 12.30 arrivarono in fretta.

«Puoi andare, se vuoi.» disse Baky «Tra poco chiudiamo. E tranquilla, finisco io di pulire.» me lo disse solo per anticiparmi. Era la classica domanda che facevo appena finito il mio turno. Così passai alla domanda di riserva.

«Ti serve una mano oggi pomeriggio?»

«No no. Oggi pomeriggio siamo chiusi, ricordi? Ci vediamo domani mattina, stella.» mi slutò con la mano ed io uscii dal locale copo un sonoro «Ciao! A domani!»

Dopo il pranzo a base di spaghetti al sugo, mi diressi in stalla a fare alcuni compiti per la sera. A Nin piaceva vedermi studiare, e a volte mi ascoltava. Credo che stesse attenta e imparasse!

Verso le 18.30 mi avviai verso scuola dopo aver mangiato un panino in velocità. Il buio, ormai aveva coperto la città, così mi misi le cuffiette, le attaccai al cellulare e selezionai qualche canzone per accompagnarmi a scuola.

Il piccolo intoppo del Lunedì era che avevamo cinque ore di sole lingue. Cominciavamo con due ore di inglese, per poi passare ad altre due di tedesco e poi una di spagnolo. Essendo brava in tutte e tre le lingue, per me erano una noia mortale, a parte tedesco: mi era sempre piaciuta quella lingua un po forte e simpatica.

DRIIIIIIIIIIN

Finalmente la campanella. «Adiòs chicos.» ci salutò la prof. Io mi fiondai fuori dall'istituto e, messe le cuffiette, mi diressi verso casa.

Appena arrivata a casa andai alla stalla per salutare Nin e darle la buonanotte. Poi tornai in casa e andai verso la finestra della mia stanza, da li la luna si vedeva benissimo e quella settimana (più precisamente domani sera) c'era la luna piena. Ero sempre stata affascinata da quell'astro e dalla sua bellissima luce. Così lasciai la finestra con le tende aperte in maniera che la luce potesse entrare nella stanza ed incantare tutto.

Mi addormentai così, guardando la luna e fantasticando si di essa.

Il potere dei coloriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora