Capitolo V - Prima il dovere

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Quando Hermione e Patrick tornarono di fronte all'ufficio della ragazza, ridendo come ragazzini per la corsa che avevano dovuto fare sotto la pioggia battente, fortunatamente Megan non c'era. Forse era in pausa pranzo, o forse era scesa a spettegolare con le sue colleghe. Chi se ne importava. Hermione aveva di nuovo la testa in quel piacevole e dolcissimo moto ondoso e non riusciva a pensare a nient'altro che non fossero gli occhi di quell'uomo, le sue mani grandi, il suo piccolo e sporgente pomo d'Adamo.
Era incredibile come fosse semplice star bene con lui. Nemmeno ai tempi d'oro con Ron, che conosceva da sempre, si era sentita così totalmente a proprio agio. Senza paura di dire la cosa sbagliata, senza timore di essere giudicata, senza stare attenta a non sembrare troppo rigida, troppo severa, troppo se stessa.... con Patrick, Hermione era semplicemente naturale. Istintiva. Lei.
Eppure, cos'avevano condiviso di tanto speciale? Nulla. Una cena ed un pranzo, semplicissimi, tranquillissimi, niente di più banale e calmo. Avevano parlato un po' di loro stessi, un po' del loro lavoro e delle loro passioni, avevano riso tanto, si erano scherzosamente presi in giro.
Non sapeva quasi nulla di lui, eppure le sembrava di conoscerlo da praticamente tutta la vita.
E quegli occhi.... oh, i suoi occhi.... che diamine c'era, disciolto in quelle iridi viola (sì, erano viola)? Amortentia? Veleno? Felix Felicis?
- Spero che tu sia stata bene - la salutò, prendendole entrambe le mani e portandosele alle labbra.
- Come sempre - sorrise lei, radiosa.
- Bene, ciò mi rende molto felice. Purtroppo questa sera ci sarà la partenza per Edimburgo...
Hermione si controllò con uno sforzo sovrumano. C'era mancato tanto così che mettesse il broncio come una bimba dispettosa.
Patrick dovette capirlo, perchè il suo sorriso si allargò e le sfiorò un ricciolo ribelle con dolcezza.
- Ma ti prometto che domani farò il possibile per tornare, anche solo per un caffè. Promesso.
- Non preoccuparti - mentì la ragazza, tentando di non fargli capire quanto disperatamente le sarebbe mancato - fai pure il tuo lavoro.
L'uomo la fissò per qualche istante, con uno sguardo assorto e rapito come se avesse davanti una inestimabile opera d'arte, poi l'abbracciò con cautela, quasi temendo che lei si scostasse o lo respingesse.
Hermione non se lo sognava nemmeno.
- Mi penserai, Hermione?
Lei avvampò e non rispose, accoccolandosi di più contro la sua spalla. Merlino, che meraviglia....
- Io ti penserò - sussurrò al suo orecchio, depositandovi un leggero bacio.
Hermione si stava sciogliendo.
-
Però credo anche che questa... chiamiamola distanza... renderà più piacevole.... rivedersi - concluse, poggiando di nuovo le labbra sullo zigomo, lieve come una spolverata di zucchero a velo.
Oh, che diamine! Perchè non si decideva a baciarla come un disperato?
- Tu cosa ne dici? Concordi? - ridacchiò sul suo naso.
- Io....
Bacialo.
Di nuovo quella voce.
Praticamente, la stava costringendo. Solo il suo fortissimo autocontrollo le impedì di cedere, anche se l'impulso fu tanto forte da farla tremare.
Non ebbe comunque bisogno di attendere oltre: Patrick si chinò leggermente, per fissarla dritto negli occhi, e poi le cercò la bocca con delicatezza.
Spaesata, obnubilata, accaldata, col cuore in tumulto, Hermione si lasciò baciare.

***


Solo il pensiero di quanto i suoi avi lo avrebbero biasimato e maledetto convinse Draco a non presentarsi al Ministero in pigiama, pantofole e barba di tre giorni. Un minimo di rispettabilità estetica ci voleva in ogni caso e, dopotutto, era sempre un Malfoy.
L'impiegato dell'Atrium lo squadrò da cima a fondo per lunghi istanti, sprezzante e poco fiducioso, prima di prendergli la bacchetta per esaminarla.
E sequestrargliela.
- Ma che diavolo.... - cominciò Draco, già inalberato.
- Come ex Mangiamorte, signor Malfoy - cominciò quello, sottolineando la parola ex come se non fosse poi così sicuro che fosse un qualcosa appartenente al passato - lei non è autorizzato ad accedere ai livelli superiori in possesso di un'arma magica. Le verrà riconsegnata al momento della sua uscita dal Ministero.
- Ma...
- È la regola, signore.
- Ma devo soltanto...
- È la regola, signore.
Se non gli avesse già sottratto la bacchetta, di certo l'avrebbe schiantato. Quanto in basso ancora doveva cadere? Deriso e ripreso da un volgare impiegatuccio, sicuramente Magonò, poi, a giudicare dalla soddisfazione con cui si rigirava tra le mani il suo strumento.
Lo superò senza aggiungere altro - o altrimenti gli avrebbe fornito una vasta panoramica della situazione lavorativa delle componenti femminili nella sua famiglia - e si diresse verso l'ascensore, che miracolosamente trovò vuoto.
Sperava soltanto di sbrigarsi, non gli era mai piaciuto il Ministero, troppi ricordi orribili - quanto tempo ci aveva passato, nelle aule del tribunale...
Secondo livello: Ufficio per l'Uso Improprio delle Arti Magiche, Quartier Generale Auror, Servizi Amministrativi Wizengamot, Ufficio Edilizia e Immobili Magici.
Merlino, aveva avuto fortuna. Non c'era nessuno nemmeno in corrido....

Forse, se si fosse trovato davanti un drago inferocito che lo avesse arso vivo, avrebbe provato una sorpresa meno spiazzante.
E un fastidio meno intenso.

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