Capitolo XXXIX - Ritrovarsi

3.9K 218 17
                                    

Appena atterrata nel solito meraviglioso salotto, questa volta pulita e intatta, Hermione fu di nuovo assalita dai ripensamenti e dai dubbi.
Se.... e se non l'avesse voluta più? Se avesse considerato troppo difficile e faticoso averla accanto? Se l'avesse considerata un mostro?
Rimase qualche istante lì, a dondolarsi sui piedi, incerta e impaurita.
Tu credi di sapere sempre tutto, vero?
Se davvero ci tenevi, mi saresti venuta a cercare.
In realtà sei tu che ti precludi tutto, lasciandoti soffocare dalle tue insicurezze.

No, basta, basta con la costruzione di muri, basta con l'orgoglio, basta con la sfiducia. Se non altro, avrebbe dovuto parlare con Draco. Qualsiasi risposta le avesse dato, era suo preciso dovere di donna e di Grifondoro affrontare la realtà, qualunque fosse, e le conseguenze, qualunque fossero.
Se l'avesse rifiutata in qualche modo, bene, se ne sarebbe fatta una ragione, ma non sarebbe mai più vissuta nel rimpianto e nell'angoscia com'era accaduto in quei quattro anni. È la paura che, spesso, conduce alle scelte più infelici. Ed Hermione non voleva più avere paura.
Infilò la testa fuori dalla porta e borbottò un "c'è nessuno" dubbioso e timoroso; grande fu la sua sorpresa quando si vide venire incontro un piccolo elfo giovane, forse un ragazzino, tutto sorrisi ed inchini.
- Lei è la signorina Granger, vero?
- Sì, sono io - rispose cordiale. - Non sono stata invitata, ma....
- Oh, no, signorina, non si preoccupi! - trillò quello, gioioso. - Nirvon ha ricevuto ordine dal padron Draco di sbloccare ogni via d'ingresso, per lei. Prego, si accomodi - continuò, riportandola dentro ed indicandole i divani. - Nirvon va a svegliare il padrone.
- No no, Nirvon, aspetta un attimo. Volevo chiederti..... come sta Mirty? Dov'è?
Le aspettative di Hermione furono deluse. Si era aspettata un'espressione triste e sconsolata, invece Nirvon sorrise radioso e alzò le braccia al cielo.
- Che buona che siete, signorina, a ricordarvi di Mirty! Mirty è contenta, adesso, Mirty è andata a lavorare ad Hogwarts e dice che sta bene e che è contenta! Nirvon è il suo nipote, signorina, perciò padron Draco lo ha preso. Nirvon sta ancora imparando, però, non è tanto bravo....
- Sei bravissimo, invece - sorrise Hermione. - Senti, Nirvon..... volevo chiederti... - continuò, rendendosi conto di star morendo di fame ma restia a dare un ordine all'elfo. - Non è che mi permetteresti di preparare la colazione?
Quello sgranò gli occhi, stupito, così tanto che la ragazza temette di averlo offeso, e subito dopo si aprì in un enorme sorriso dolce.
- Come siete brava e buona e bella, signorina! Certo, se la signorina lo vuole, tutto ciò che volete! E se volete Nirvon vi darà una mano....
- Ma certo, così ci sbrighiamo. Ah, Nirvon... chiamami Hermione.
Ovviamente Hermione non aveva tenuto conto della sfumatura di significato che gli elfi assegnano alla parola "aiutare". Per loro è equivalente a "faccio tutto io". Così alla fine la ragazza si ritrovò ad aver soltanto spremuto le arance, mentre Nirvon aveva preparato caffè, latte, frittelle di mele, miele, pane tostato con burro e marmellata, frutta a pezzetti e panna montata.
- Ma Nirvon, io non ho fatto niente!
- Non è vero, Hermione ha spremuto le arance, è stata brava! Beh, è tutto pronto - concluse, posando l'ultimo piatto su un enorme vassoio. Poi con uno schiocco di dita quello si librò in aria e si mise proprio di fronte al petto della donna.
- La vuole portare Hermione la colazione al padrone?
- Sì, sì, grazie. Dove....
- Sale le scale, gira a destra, quarta porta sulla sinistra. Non può sbagliare, è quella bianca, l'unica bianca.
- Va bene, grazie mille Nirvon. Sei stato proprio gentile.
- Ed Hermione è bella e buona e brava e a Nirvon piace tanto. Adesso.... - biascicò, imporporandosi. - Adesso Nirvon si è ricordato che ha da fare, sì, proprio tanto da fare! Nirvon esce e non torna per le prossime.... beh, non torna. Arrivederci, Hermione, forse padrona.
Hermione non fece in tempo a correggerlo che l'elfo era già sparito. Era diventata rossa sia per la sua perspicace allusione che per quel "padrona", ma si rese conto di sentirsi più tranquilla. Le avrebbe fatto impressione stare sola con Draco mentre c'era qualcuno in casa.
Salì i gradini con velocità ma attenzione, preceduta dal vassoio ricolmo di dolcezze, trepidante e felice come non mai, e quanto posò la mano sulla maniglia il pensiero fulminante che forse quella sarebbe potuta essere una scena che si sarebbe ripresentata spesso nel suo futuro la fece quasi piangere di gioia.

Deeper InsideDove le storie prendono vita. Scoprilo ora