Capitolo XXI - Un tuffo nel passato

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Draco si svegliò di soprassalto, spalancando gli occhi come fulminato da una scossa elettrica di inquietudine, presagendo che qualcosa era accaduto durante la sua incoscienza. Scosse la testa, ancora annebbiato e disturbato dalla luce intensa che gli aveva trafitto le pupille, e si tirò seduto con uno scatto ricadendo poi pesantemente indietro e mugolando di dolore quando il livido, meno violaceo ma sempre fastidioso, reclamò la sua attenzione.
- Mi hai spezzato a metà, Granger....
Si guardò intorno, confuso, e non vedendola accanto a sè si alzò in piedi cautamente, stringendo i denti per la compressione, tentando di torcere il busto il meno possibile.
- Granger?!
Nessuna risposta.
Nervoso ed intirizzito si strinse nelle spalle e si affacciò nel corridoio di pietra, percorrendolo per quanto possibile, ma non c'era anima viva.
- Granger! Dove sei? - chiamò, tentando di non alzare troppo la voce. - Granger!
Il silenzio fu una risposta terribile e spaventosa, così tanto da lasciarlo bloccato in piedi, mentre una serie di immagini orrende e sempre più cruente gli inondavano la fantasia.
- GRANGER! - strillò, con una ridicola voce acuta, correndo avanti e indietro.
Niente.
- Oh Merlino santissimo.... Granger! Esci fuori!
La cruda e terribile verità gli si palesò nel cervello, facendolo impallidire e tremare, ulteriore peso aggiunto alla fame e al freddo.
- Porca put... Granger! Ti giuro che se non esci fuori entro tre secondi ti uccido!
Solo gli spifferi ebbero la decenza di rispondergli.
- Oh no.... no no no.....
Draco continuò a correre, terrorizzato, ignorando la protesta dei suoi poveri muscoli stremati, ma della compagna non c'era traccia.
Si appoggiò al muro e si portò le mani sul viso, trattenendosi con uno sforzo sovrumano dal piangere.
Cosa le era successo? Chi o cosa l'aveva portata via?
Se le fosse accaduto qualcosa di brutto non se lo sarebbe potuto perdonare mai, mai e poi mai.
- GRANGER! - riprovò, affranto e con la voce mozza.
Nulla.
Era solo.
Sconfitto e colmo di una paura ancestrale - paura da bambino, quella della solitudine oppressiva che da sempre lo accompagnava - ritornò nell'ambiente magico e continuò a guardarsi intorno, spiando a terra per vedere segni di aggressione o colluttazione, cercando un pertugio, un passaggio, un qualsiasi segno che potesse fornirgli una ipotesi meno angosciante di quelle che lo stavano facendo precipitare nell'abisso del panico.
Non potè evitare di farsi scappare un singhiozzo tremebondo, quando toccò con mano la conca ancora calda dove lei aveva riposato, forse pochi istanti forse molte ore prima, accanto a lui.
- Granger... - soffiò, senza voce.
Non c'era più.
Forse qualcuno o qualcosa l'aveva rapita, e chissà cosa le stava facendo. Forse aveva trovato da sola una via d'uscita e lo aveva mollato lì, incurante, ormai stanca di avere a che fare con quell'uomo prepotente e meschino, che nonostante l'età, nonostante le esperienze, nonostante tutto, ancora non riusciva a farsi benvolere dagli altri.
Malgrado l'orgoglio e la sua ferma convinzione di essere sempre nel giusto, un pensiero scomodo gli si palesò in testa e non potè proprio evitare di provare empatia verso chi, per prima, molti anni fa, aveva vissuto sulla propria pelle quella stessa sensazione.
Ecco cosa si prova, quando vieni abbandonato.

***


Hermione uscì rinfrancata e finalmente pulita dalla lunga doccia rigenerante che le aveva lavato via di dosso tutta la patina di sporco e grigio che aveva accumulato nei sotterranei; si avvolse in un lungo accappatoio rosso nuovo di zecca che si era trovata tra le mani appena l'aveva richiesto, si asciugò i capelli per quanto riuscì frizionandoli con un asciugamano e, dopo aver controllato di aver lasciato tutto in ordine, si allontanò dal bagno a piedi scalzi per ritornare nel magnifico salotto dov'era atterrata, intenzionata a capire perchè proprio a Malfoy Manor e perchè proprio in quella stanza. D'accordo, Tintagel apparteneva a loro e quindi era anche comprensibile che ci fosse un collegamento tra le due dimore, ma come mai la Passaporta l'aveva fatta entrare, se era vero che nessuno poteva farlo senza il permesso dei proprietari? Oltre che una estranea, era anche una nata Babbana, ragion per cui, visti e considerati gli ideali che da sempre accompagnavano la casata, doppiamente avrebbe dovuto respingerla.
Per un brevissimo, folle istante aveva persino supposto che Draco avesse organizzato tutto apposta, prima di ridere di se stessa e pensare che forse Harry le aveva incollato la fissazione per la cospirazioni mondiali. In ogni caso, uno schizzinoso damerino come lui non si sarebbe mai lanciato in una impresa tanto folle che avrebbe messo in pericolo la vita di due persone, portate a lottare contro un'antica creatura leggendaria e, orrore degli orrori, gli avrebbe stropicciato la camicia inamidata.
Appena arrivata nella stanza ordinò qualcosa da mangiare, e un vassoio colmo di tramezzini di ogni tipo con annessa brocca d'acqua apparve sul tavolinetto di cristallo posto vicino al divano; la ragazza vi si fiondò sopra, tentando di masticare piano per non sforzare troppo il suo stomaco a secco, e con il panino in mano girovagò un po' cercando ovunque una scatola di Polvere Volante. Gliene sarebbe bastato giusto un pizzico, il necessario per infilare la testa nel camino ed avvisare chiunque.
Sentendosi in colpa, non abituata a curiosare in casa d'altri, aprì ogni cassetto della immensa libreria, frugò negli angoli, dietro i libri, sotto ogni oggetto, in qualsiasi recipiente, ma nulla, c'erano solo carte e libri, alcuni, suppose con uno sguardo corrucciato, non propriamente sicuri nè legali.
Si girò verso la scrivania, mordicchiandosi il labbro inferiore e dondolando sui piedi, indecisa e combattuta; doveva assolutamente avvisare il Ministero, ma l'idea di frugare dove certamente vi erano contenuti documenti personali la infastidiva e la faceva sentire sporca e impicciona.
Mentre addentava il secondo tramezzino, l'occhio le cadde su un baule di ebano di medie dimensioni, seminascosto nell'angolo tra la libreria e il muro. Indecisa spostò lo sguardo da quello allo scrittoio, grattandosi la caviglia destra con l'altro alluce e portandosi una mano sul collo.
Dannazione, che doveva fare? Non aveva dubbi che Mirty avrebbe eseguito il compito, dato che c'era in gioco la sicurezza del suo padrone, ma nemmeno poteva accettare l'idea di starsene con le mani in mano ad aspettare che qualcuno venisse a salvarla. E poi doveva cercare di bloccare eventuali fughe di notizie: chissà che pensieri maligni sarebbero volati veloci di bocca in bocca, appena saputo che lei e Malfoy avevano passato più di una notte insieme nello stesso luogo abbandonato....
Che poi corrispondessero al vero era una questione strettamente personale tra i diretti interessati e le altre due persone coinvolte.
Che vergogna, che immensa vergogna, pensare che Astoria l'avrebbe odiata e chiamata.... beh, chiamata in certi modi. E lei non avrebbe nemmeno potuto ribattere.
Tentando di reprimere il disgusto verso se stessa si diresse verso il baule, lo tirò fuori dall'angolino e, un po' inquieta al pensiero di ciò che vi avrebbe potuto trovare, lo aprì di scatto saltando indietro di un paio di passi onde evitare di essere investita da qualsiasi cosa ci fosse dentro.
Non vedendo manifestarsi alcuna forza oscura si riavvicinò e sbirciò cautamente all'interno.
Era semivuoto, se non fosse stato per una specie di quaderno di pergamene rilegate insieme e....
Hermione sgranò gli occhi, si inginocchiò lì accanto e, poggiate le mani sul bordo, si sporse in avanti, incredula.
L'aveva già visto, un oggetto simile.
Questo era più piccolo, meno raffinato e cesellato, quasi rozzo ma sempre e comunque affascinante.
La ragazza si grattò la guancia, sempre più confusa, e continuò ad osservare i vortici argentei che ne increspavano la superficie.
Un Pensatoio!

***


Mirty era una stupida.
Mirty era una stupida, stupida, stupidissima elfa. Non ne faceva mai una giusta!
Mirty si impegnava, si impegnava tanto, si impegnava sempre, ma non ne cavava fuori mai niente di buono. Tentava, tentava in ogni modo di fare la cosa giusta, ma Mirty era solo una stupida piccola elfa presuntuosa. Gli elfi sono soltanto servi inferiori, gli elfi non possono sapere cosa è giusto e cosa non lo è!
E Mirty era solo una stupida piccola elfa presuntuosa, per averlo pensato.
Mirty aveva sbagliato ad agire per conto proprio, pensando di fare cosa gradita alla sua saggia padroncina. Ma gli elfi sono piccoli e stupidi e non sanno pensare! Quante volte sua madre gliel'aveva ripetuto? Tante, tantissime, e lei non aveva ancora imparato la lezione.
Perchè Mirty era solo una povera piccola elfa stupida e presuntuosa. E come tale doveva punirsi.
Non poteva restare lì, ma non poteva nemmeno tornare a casa. Non sapeva cosa fare. Non voleva fare niente, senza un ordine, per paura di sbagliare.
L'unica cosa giusta - quella, ne era sicura, era la cosa giusta da fare - che le venne in mente fu aggrapparsi al tavolo e sbatterci forte la testa con tutta l'energia possibile.

***


Un Pensatoio!
Incredibile, stupefacente, assurdo! Ne esistevano altre versioni, oltre a quella famosa nell'ufficio di Silente? Ed apparteneva a Malfoy? Nemmeno lei aveva mai pensato, neanche mai sperato, di poterne trovare un altro! E invece il famoso bacile del Preside non era l'unico!
Meraviglioso! Doveva assolutamente capire come funzionava e se c'era un modo per costruirsene uno, sicuramente era uno degli oggetti magici più utili e lei non si sarebbe fatta sfuggire l'occasione per nulla al mondo. Svuotarsi la testa ogni volta che pensieri scomodi l'assalivano o anche semplicemente quando qualcosa le era poco chiara, e poi rianalizzarli, avere la possibilità di riguardarli più volte... cosa c'era di più desiderabile per un essere umano?
Ma quelli erano i pensieri di Malfoy, realizzò quando senza nemmeno rendersene conto si ritrovò con l'oggetto ben stretto tra le mani.
Erano i suoi pensieri privati e personali, era la violazione dell privacy più incredibilmente grave che si potesse fare a qualcuno. Nella sua scala d'infamia poche cose precedevano una passeggiata nella testa altrui, estratta con o senza il suo consenso. Se Draco aveva nascosto l'oggetto in un baule, a sua volta quasi celato dietro la libreria, era perchè evidentemente ci teneva alla sua riservatezza, come tutti del resto. Magari erano ricordi dolorosi, pensieri scomodi che aveva bisogno di tenere privati.
Quasi lo buttò di nuovo nel vano e richiuse il coperchio con un colpo secco, colpita dalla gravità del suo gesto, e poi vi si sedette sopra incrociando le braccia e sbuffando pesantemente.
Non pensarci. Non sono fatti tuoi.
Lì dentro c'erano i pensieri di Draco.
Qualsiasi cosa riguardino, non è una sfera dove tu puoi mettere il naso.
Agitata e nervosa si rialzò e riaprì ancora una volta cassetti e cassettoni, frugando in ogni pertugio o angolino nascosto, alla ricerca disperata della Polvere Volante o di qualsiasi altro mezzo di comunicazione. Non aveva la minima voglia di andarsene a spasso per la casa, sempre per lo stesso motivo ma anche e soprattutto per non perdersi. Ad occhio e croce dovevano esserci almeno una trentina di stanze, solo in quell'ala, e di certo non aveva voglia di addentrarsi in luoghi che le avessero potuto ricordare l'odiato viso di Lucius Malfoy o sentirsi insultare dai quadri.
Nulla. Non c'era assolutamente nulla. Era un semplice studio pieno di libri, carte e....
Il Pensatoio.
Perchè diamine non riusciva a non pensarci? Eppure non era mai stata una donna curiosa in quel senso; curiosa di scoprire, di indagare, di apprendere sì, ma non di impicciarsi delle vite altrui. Ed adesso quel piccolo oggetto era diventato il suo chiodo fisso, la tentazione stridente che con sempre maggiore frequenza richiamava i suoi occhi verso il baule ancora al centro della stanza.
Lo sapeva, perché quel desiderio le stava corrodendo il cervello. C'era dentro più della semplice curiosità.
C'era dentro una paura, una domanda a cui non era mai stata data una risposta, punti interrogativi irrisolti... c'era una speranza.
La speranza, forse infantile, di vedersi lì dentro.
Di scatto riaprì il baule, prese il Pensatoio e lo poggiò sulla scrivania, perfettamente al centro. Il liquido argenteo iniziò a sobbollire leggermente, ad agitarsi, a fremere, e subito dopo alcune bolle divennero più alte e lunghe, formando una piccola figurina dai capelli lunghi e crespi, la divisa scolastica ed un grosso libro stretto al petto, che si dondolava incerta sui piedini e tentava di non sbilanciarsi a sinistra a causa del peso della cartella strapiena.
Senza nemmeno rifletterci, gli occhi lucidi d'emozione, Hermione prese un bel respiro e ci tuffò dentro il viso.

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