Ricordi

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~10 anni prima
Sto tornando a casa da scuola,oggi è il 7 ottobre 2006, nonché il mio compleanno, non mi aspetto regali... ne una festa, odio il mio compleanno, anche il mio papà lo odia, dice che questo giorno lo dovrebbero cancellare dal calendario. A scuola nessuno si è ricordato che oggi ho compiuto 6 anni,a parte la mia migliore amica Sophi, l'aveva scritto nel suo diario e mi ha fatto anche un regalino,non so cosa sia, non l'ho aperto. Odio aprire i regali in pubblico perché vorrebbe dire fare vedere come mi sento e non voglio, mi piace non avere emozioni, essere passiva, ti toglie da molti guai e ti fa provare meno dolore.
Busso alla porta di casa, nessuno risponde. Entro dalla porta sul retro e trovo mio padre disteso a terra con una bottiglia di vodka vicino, succede spesso, spero che non si svegli prima che arrivi la mamma, altrimenti mi tocca uscire di nuovo, se non voglio litigare e prendere botte. Mi chiudo in bagno, non vado in camera mia perché ha la porta scorrevole e non si può chiudere a chiave. In silenzio apro il mio regalo, non avendo una forbice uso le mani e i denti, aprendolo però mi faccio male a un dito. Sanguina. Mi sfugge un gemito, spero che mio papà non abbia sentito. Faccio scorrere l'acqua sul dito. Una goccia alla volta, non dovrebbe fare rumore. Mi piace vedere l'acqua che si colora di rosso,è rilassante, lego il dito con la carta igienica,è l'unica cosa che posso usare perché di cerotti non ce ne sono. Continuo ad aprire il pacchetto,trovo una collana, è argento con un ciondolo a forma di 8 rovesciato... non so cosa significhi ma mi piace, la cerco di indossare, è difficile farlo da sola ma la voglio mettere. Sento la maniglia girare e dei colpi sulla porta. Poi una voce acida
~Jenni,sei quii? Fai entrare il tuo papà o mi arabbio,non vuooi che papi si arrabbi veroo?
Giro la chiave nella serratura,molto lentamente. Apro la porta e mio papà barcolla verso di me,io mi sposto e esco dal bagno, lo sento urlare dietro di me, esco dal portone di casa e comincio a correre, correre più veloce che posso,sento una lacrima bagnarmi la guancia, perché piango così spesso? Inciampo sulle mie infradito e mi faccio male al ginocchio,le mie manine sono graffiate per il contatto con l'asfalto. Meglio questo delle botte di papà,so come va a finire quando è così, lui trova una scusa per arrabbiarsi e si sfoga su di me,con le mani e con le parole. Le sue parole dure, quelle che spalancano una vita di paure, lo odio,lo odio e glielo dico. Nei miei sogni è l'uomo nero,che mi rovina l'infanzia e che gioca con la mia vita.
Vado alla scuola di mia mamma. La mia mamma fa la professoressa,ai bambini grandi,non come me. Vado dalla signora Louise,è molto dolce anche se io la tratto sempre male.
Cerco di avere un espressione fredda,ma la voce mi tradisce.
~Louise dov'è la mamma?
Mi si incrina la voce
Louise mi risponde con sguardo gentile
~Jenni cosa ti è successo,sei caduta? Vieni piccola che ti disinfetto.
~No,voglio andare dalla mamma,ora.
Non so perché le parlo così, in fondo è sempre così gentile con me. Mi risponde senza perdere il sorriso.
~E va bene principessa,andiamo allora.
Mi prende per mano,la sua mano è calda,la sua pelle un po' screpolata mi fa il solletico, ma mi piace.
Apre una porta e tanti occhi si posano su di me, gli alunni della mamma mi vogliono tanto bene,perché ogni tanto interrompo le loro lezioni e loro possono parlare e riposarsi,poi delle volte saltano anche delle verifiche a causa mia, perché la mamma deve venire con me e la verifica viene rimandata.
La mia mamma esce dall'aula con un espressione corrucciata e perplessa.
~ Cos'è successo jenni?
Rispondo e mi si bagna ancora di più il viso.
~il papà, ha bevuto ancora.
La mamma mi guarda affranta.
~Andiamo.
La seguo fuori dall'edificio,ma è strana,non come le altre volte,mi sembra più determinata,meno rassegnata del solito.
Mi fa salire in macchina e mi allaccia la cintura, ci dirigiamo verso casa. Durante la il breve viaggio non parla,guarda fissa la strada. Scendiamo dalla macchina e io mi nascondo dietro di lei,non voglio farmi notare da papà. La mamma apre la porta e con mio sollievo noto che il papà non è più in casa. La mamma si dirige verso la camera,io mi siedo su una sedia in cucina. Sono stanca di questa storia, perché proprio a me, perché non a quella sciocca di Cristina, una mia compagna di classe antipatica,che non perde occasione per prendermi in giro. Assorta nei pensieri vengo interrotta da rumori in camera,mi alzo e vado dalla mamma. Ha appoggiato una valigia al letto e ci sta mettendo i suoi vestiti e i miei,ci stanno tutti perché non ne ho molti. Gli domando con soggezione
~ Mamma che stai facendo?
Lei mi risponde passiva,ma con una forza che non aveva mai usato.
~ Ce ne andiamo Jenni,non ne posso più. A saperlo sarei stata più stronza. Non è difficile diventare padre,essere un padre,questo è difficile...l'alcool è la speranza di chi speranze non ne ha più e lui non ne ha. È senza speranze.
Io la guardo in silenzio,taccio perché so che ha ragione,è perché mi si è appena spezzato un pezzetto di cuore,lo sento.

Dopo quella giornata siamo partite,partite ma senza meta,perché sapevamo che ovunque era meglio di lì. Ho capito che non sono le persone a fare i viaggi,sono i viaggi a fare le persone.
Coraggio,lasciare tutto indietro e andare,partire per ricominciare.

Ehy,è la prima volta che scrivo e... beh spero che qualcuno caghi la mia storia,perché ci tengo molto😂 scusate per gli eventuali errori grammaticali, comunque questo è il prologo,i ricordi del passato della protagonista che è fondamentale nella storia. Spero che a qualcuno piacerà e ringrazio in anticipo. Continuo domani con il primo capitolo vero e proprio.♥️♣️

Dolcemente StronzaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora