Ariana's Point Of Views
«S-scusa, non volevo» dissi, lo vedevo divertito, sapevo che mi avrebbe preso in giro ma almeno non era arrabbiato.
Non lo conoscevo bene, anzi, non lo conoscevo per niente, magari con quel sorrisetto voleva nascondere la rabbia oppure era dolce, non ne avevo idea.
La mia mente a momenti sarebbe esplosa per tutti i pensieri che in quel momento c'erano al suo interno.
«Sta attenta la prossima volta, e ora se puoi, lasciami la giacca» ridacchiò, abbassai lo sguardo e mi accorsi che lo stavo ancora mantenendo con forza.
«Oh scusa!» mi sbrigai a staccarmi, potevo sentire le risatine di Allyson nonostante in quel momento non ci stessi capendo più niente.
Perché? Perché avevo appena incrociato il suo sguardo, lo avevo visto negli occhi.
Sentivo di aver visto il paradiso, strano vero? Fino a qualche minuto fa avevo una cattiva impressione di lui, ma in quegli occhi avevo visto qualcosa di diverso.
Niente di normale o di descrivibile, una cosa che ancora dovevano aggiungere nel vocabolario.
«Ora vado, scusa ancora» mi ripresi e mi avvicinai ad Allyson, lei era ancora divertita dalla scena.
Appena lui fu abbastanza lontano da non sentirmi, tirai un sospiro di sollievo, anche se - sinceramente - non mi sarebbe dispiaciuto rivivere quella scena.
«Sta zitta!» la colpii al braccio, lei smise dopo qualche secondo rinfacciandomi di aver fatto una figura di merda.
Continuava a dire che quel ragazzo era carino, ma che anche secondo lei non era un bravo ragazzo.
Non era quella tipologia di ragazzo che mia madre mi avrebbe voluto far sposare, per avere sedici anni ero una ragazza davvero stupida.
Certe volte mi immaginavo una vita intera con una persona quando nemmeno ne ero innamorata o altro.
Arrivai davanti al palazzo di casa mia, salutai con un bacio sulla guancia Allyson, e camminai verso la porta.
Aprii il portone con le chiavi e salutai i miei genitori, per una volta non c'era nessun motivo per cui dovessero arrabbiarsi con me.
Arrivai fino alla mia stanza, posai lo zaino e presi i libri. I miei genitori mi avevano costretta a studiare appena arrivata da scuola, per non dimenticare le spiegazioni.
La domanda era: quali spiegazioni? Non c'era un professore che spiegasse a causa della confusione.
[...]
Avevo finito di studiare, mio fratello entrò nella mia stanza di colpo, ma non era arrabbiato o qualcosa di simile.
«Conosci un certo Justin Bieber?» domandò girandosi i pollici, sembrava nervoso.
«È quello nuovo, perchè me lo chiedi?» chiesi, sul suo viso si formò un falso sorriso.
«È il nuovo capitano della squadra di Basket della tua scuola, dicono che sia abile, quindi non provare a farci amicizia perchè sono più che sicuro che ci odieremo a morte» mormorò, annuii prima di aprire bocca per parlare.
«Inanzitutto i nostri genitori non mi permettono di avere amici maschi» ridacchiai, lui fece finta di ridere ed uscì dalla mia stanza.
Si vedeva che stava morendo di paura, aveva paura di Justin e amavo l'effetto della paura su Frankie.
Ne avrei viste delle belle e non potevo desiderare di meglio.
| Il mattino seguente |
La sveglia suonò, erano le sei precise, mi alzai subito evitando di essere sgridata da mia madre.
Tirai fuori dall'armadio una semplice felpa arancione e dei jeans neri stretti, forse anche troppo.
Rifeci il letto e mi incamminai verso il bagno, dopo aver fatto i bisogni lavai le mani e il viso.
Applicai del burrocacao alle labbra e mi spruzzai del Deodorante e pochissimo profumo.
Pettinai i capelli lisci e li legai in una coda alta, per poi tornare nella mia stanza ed indossare le scarpe.
Feci colazione con una brioche e del latte caldo, senza aggiunta di cacao o zucchero.
Salutai i miei genitori che ogni mattina ritrovavo sempre nelle stesse posizioni: papà a leggere il quotidiano e mamma a fare l'uncinetto.
Uscii e fuori dal cancello di casa mia incontrai Allyson, sembrava avere la luna storta mentre io - senza motivo - ero felice.
Forse ero felice perché mio fratello aveva paura di Justin, ma non ero una persona cattiva che portava rancore quindi non ne ero sicura.
Abbracciai Allyson e le chiesi il perchè del suo umore. «Non lo so, stamattina non avevo voglia di alzarmi. Ho dovuto cambiare le lenzuola, mi è venuto il ciclo che complicherà tutto il resto della settimana, me lo sento» sbuffò, facendomi ridere leggermente.
«Sono due mesi che non ce l'ho, rosica» schioccai la lingua, con la voglia di darle tanto di quel fastidio che nemmeno se lo poteva immaginare.
Non sapevo nemmeno il motivo di ciò, sapevo solo che era una bella giornata per me e che niente e nessuno avrebbe potuto rovinarla.
Arrivammo davanti all'istituto più odiato dai giovani: la scuola. Entrai sbuffando per il caldo che facesse, woah, ad aprile c'erano ancora i termosifoni accesi!
«Ho Storia adesso, vado, e stammi bene Ari» mi diede un bacio velocemente prima di perdersi tra la folla degli studenti.
Aprii l'armadietto che da un po' di giorni funzionava, di solito era rotto e ci volevano i pugni per aprirlo.
Ecco un altro motivo per cui dovevo essere felice e positiva. Dopo aver preso il libro di Inglese, camminai verso la mia classe.
Già fuori dalla porta si poteva sentire il frambusto che avevano creato, tra urli e risate rumorose.
Entrai andandomi a sedere, ero l'unica seduta tranne... Justin Bieber, un semplice ragazzo nuovo a cui mio fratello mi aveva detto di stare alla larga.
Il suo sguardo si posò su di me, e non era nemmeno una cosa strana dato che avevo iniziato io a fissarlo.
Mi voltai e con la coda dell'occhio lo vidi ridacchiare di poco, ero più che sicura che gli piacesse mettere le ragazze in imbarazzo.
E tra quelle ragazze c'ero io.
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Big Little Lies. ➳ JB & AG
Fanfiction"Vorrei dirti che il thè lo prendo alla pesca, e sulle patatine non metto mai il ketchup. Vorrei dirti che ogni volta che piove dimentico l'ombrello, e che ho una risata davvero rumorosa. E l'amore non ho idea di cosa sia, ma vorrei dirti tutto se p...