4 | the mind or the heart?

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Ariana's Point Of Views

«E che non accada più! Non permetterti mai più di rovinare la nostra dignità prendendoti a pugni con un ragazzo di cattiva famiglia» continuò mio padre.

Justin e Frankie si erano picchiati al massimo, dovevo ammettere che Frankie ne aveva prese di più.

Mi ero decisa a chiamare così i miei genitori, dopo che il Professore li fermò, e mio padre era più che furioso.

«Vai anche tu in stanza Signorina, devi studiare!» urlò mio padre, preso dalla labbra per ciò che aveva combinato Frankie.

Feci come mi aveva detto, tanto per non farli arrabbiare, presi i libri ed iniziai a leggere e poi a ripetere.

Prima con il libro sotto e poi senza, finalmente era tutto nella mia mente e non poteva uscire fino a che non avrei ripetuto il tutto ai vari Professori.

Erano passate due ore, mi sdraiai nel letto e sentendo caldo, indossai una maglia a maniche corte.

Iniziai a fissare il soffitto, presto la squadra di Frankie e la squadra di Justin avrebbero gareggiato una contro l'altra.

E per chi avrei tifato io? Ah, sapevo tutto su ciò che dovevamo studiare ma niente su ciò.

Certo che se tifavo per Frankie, la gente della mia scuola avrebbe iniziato ad odiarmi.

| La mattina seguente |

Ero già pronta, dovevo solo fare colazione e poi ero totalmente pronta per andare a scuola.

Divorai il cornetto preparato da mia madre ed uscii di casa, incontrando Allyson come sempre.

Arrivate a scuola, ognuna di noi prese la propria strada. Quando arrivai al mio armadietto sentii un braccio sulla mia schiena.

Mi fece girare, era... Justin. «Guarda cosa mi ha fatto tuo fratello! Spero che alla partita si porti con sé l'ambulanza perché lo ucciderò» mi urlò contro, come se fosse colpa mia.

«Ma ... m-ma non è colpa mia, mio fratello è stupido. Che colpa ne ho io?» sbraitai, prendendo il libro e sbattendolo.

Avevo trovato il coraggio nella rabbia, come si permetteva di trattarmi in quel modo quando non avevo fatto niente?

Nemmeno mio padre lo faceva, anzi sì, ma restava il fatto che non si doveva permettere di trattarmi come se fosse il mio bullo.

[...]

Uscii dalla classe di Inglese e tornai al mio armadietto, ripensando al tono di voce che aveva usato quel tipo.

Nello stesso momento, ebbi una visione, vedendolo davanti a me.

«Ehi? Ci sei?» mi sventolò una mano in faccia, capii che non era una visione ma era la realtà, purtroppo.

«Volevi chiederti scusa per prima, ho riflettuto e non è colpa tua, anzi, mi dispiace per il fatto che tu debba sopportare» disse, annuii e feci un piccolo sorriso.

«Okay, ora ho lezione, ciao» parlai, scuotendo la mano mentre camminavo verso la mia classe.

«Aspetta!» esclamò tutto d'un tratto, mi fermai e lui venne verso di me. Cosa voleva da me?

«Se puoi, dì a tuo fratello di venire allo Street 37 stasera, sempre se può e se non ha paura» ridacchiò, no, non sarebbe successo di nuovo.

Non potevano prendersi a pugni un'altra volta, non di nuovo o Frankie al minimo sarebbe stato cacciato di casa.

Ad un certo punto mi sentii debole, sempre di più, fino a quando toccai il freddo pavimento del corridoio e vidi tutto buio.

[...]

Justin's Point Of Views

«Se puoi, dì a tuo fratello di venire allo Street 37 stasera, sempre se può e se non ha paura» ridacchiai.

Il suo viso cambiò di colpo, diventando triste. Cadde per terra chiudendo gli occhi, non ci misi molto a capire che fosse svenuta.

La presi a mo' di sposa portandola in infermeria, guadagnandomi le occhiataccie di tantissime persone.

Non mi piaceva, non era hot o altro, era solo bella. Aveva un viso d'angelo, così dolce e carino.

Non sembrava una sedicenne, le duemila erano tutte un po' volgari ma sopratutto non vergini come lei.

Mi chiedevo come suo fratello potesse fare tutto ciò che a lei non era permesso, ma ero troppo occupato a correre verso l'infermeria.

[...]

Ariana stava bene, aveva avuto un mancamanto ma non si sapeva il motivo, non c'era forse.

Frankie era arrivato da lei e se l'era presa con me, in realtà ero solo stato un vantaggio perché senza di me.

Stanco di aspettare fuori, mi decisi ad andarmene ma appena avanzai di un passo una voce mi fermò.

«Aspetta Justin, volevo ringraziarti per avermi portato in infermeria, e per esserti preuccupato di me. Grazie, davvero» sorrise la stupenda ragazza dai lunghi capelli castani davanti a me.

Mi avvicinai a lei e ricambiai il sorriso pronunciando quel fatidico «Di niente».

Mi fermai a guardare le sue labbra, e deglutii, la voglia di baciarla era troppa e non ne sapevo il motivo.

Perché volevo baciare quella stupida ragazzina sfigata vergine? Non era nemmeno il mio tipo, e poi aveva sedici anni!

Big Little Lies. ➳ JB & AGDove le storie prendono vita. Scoprilo ora