Capitolo 9

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Tarzana, Los Angeles, California - 11 Aprile 2005 - 7:00 A.M.

Mi svegliai sentendomi per la prima volta davvero riposato, forse avrei dormito volentieri ancora un po' se qualcuno non fosse entrato silenziosamente in camera mia, senza nemmeno aver bussato, e non seppi perché mi sentì in dovere di fingere che stessi ancora dormendo, avvertendo chiaramente lo sguardo dell'intruso addosso, mentre continuava a non palesare la sua presenza, pensando forse che io non fossi cosciente, e non riuscivo a capire chi fosse o dove sarebbe voluto arrivare, cosa stesse facendo o avrebbe voluto fare. Iniziai ad avere paura, tendendo l'udito al massimo, per essere un minimo pronto in caso ce ne fosse stato il bisogno.

Udì i suoi passi mentre camminava per la stanza lentamente, senza fretta e attento a non fare il più minimo rumore, con un passo decisamente leggero, quindi esclusi a priori il 3G, ossia Gordon, Georg e Gustav, perché quei tre non avrebbero saputo far piano nemmeno se fosse stata una questione di vita o di morte, inoltre dubitavo che i due ragazzi fossero così mattinieri: sentivo chiaramente il russare di Georg nella stanza accanto ed ero certo che anche Gustav fosse nella stessa situazione, quindi mi rimanevano come "colpevoli" Simone e Bill, a meno che non fosse entrato qualcuno in casa, magari con l'intenzione di rubare dato il palese benestare di quella famiglia.

Mi tesi quasi all'inverosimile dall'agitazione quando capì che "l'intruso" si era avvicinato e avvertì un lato del materasso cedere appena sotto un peso davvero leggero; cominciai ad iperventilare non appena il suo profumo mi invase le narici, prendendomi a pugni il cervello ed attorcigliandomi le viscere che si erano distintamente rivoltate in dei goffi sobbalzi, e probabilmente non seppi il momento esatto in cui la mia mente cominciò a ripetere ogni parolaccia conosciuta, più volte, come una lenta letania, indirizzandole a quello stronzo del mio cuore che aveva cominciato a battere come un forsennato, saltando parecchi battiti.

Costrinsi il mio corpo a tornare rilassato, perché se mi fossi irrigidito avrebbe capito che ero sveglio e vigile; avvertivo il suo respiro caldo contro il viso, segno che era davvero ad un palmo dal mio volto, e avrei voluto sbirciare per capire cosa stesse facendo, ancora di più quando avvertì il piumone scivolare lentamente via e... dannazione se sentivo il suo sguardo bruciarmi addosso, vergognandomi come un verme per essere solo in boxer. Ormai sentivo solo il cuore rimbombarmi violentemente nelle orecchie, e avrei voluto urlare a pieni polmoni nel sentire quel tocco leggero sfiorarmi il busto per scendere sempre più giù.. inesorabilmente giù, fino a sfiorarmi l'addome, e ancora più giù, soffermandosi qualche secondo sull'elastico dell'intimo.

Lo sentì sogghignare soddisfatto quando "il mio coinquilino del piano inferiore" reagì molto prontamente ai suoi tocchi lenti e calcolati e non riuscì ad evitare di trattenere il respiro quando avvertì i suoi capelli solleticarmi la guancia esposta, la sua lingua calda leccò in modo lento la porzione di pelle appena sotto il mio orecchio e un sospiro eccitato sfuggì a quelle traditrici delle mie labbra, prima di sentirlo sogghignare direttamente contro il mio orecchio e avrei voluto sparire all'istante non appena mormorò con voce calda "Cavernicolo, mamma mi ha spedito nel tuo territorio a chiamarti, la colazione è pronta, faresti bene a scendere subito se non vuoi fare tardi e se vuoi mangiare, Gustav e Georg sono più affamati del solito appena svegli.. anzi Gustav si sveglia soltanto ingurgitando cibo, perciò faresti meglio a scendere subito... sempre che tu sia in condizioni...".
Lo sentì ridere sottovoce, facendomi innamorare irrimediabilmente di quel suono limpido e straordinariamente musicale mentre si alzava dal mio letto e tornava verso la porta, bloccandosi un attimo prima di abbassare la maniglia per parlarmi ancora "Comunque complimenti, senza vestiti sei quasi accettabile. Madre natura è stata generosa anche sottocintura, devo dire. Dirò a mamma che ci impiegherai un po' a venire." rise ancora dopo aver sottolineato volontariamente quel doppio senso e mi lasciò solo, con il respiro che non voleva saperne di tornare normale e il cuore che ormai era partito per la maratona di New York per quanto veloce batteva, e cosa più importante, mi lasciò con una dolorosissima erezione tra le gambe.

Riuscì a scendere in cucina per fare colazione solo tre quarti d'ora dopo, quando ormai era fin troppo tardi e dovetti mentire, dicendo di essermi riaddormentato, vergognandomi come un ladro perchè ero riuscito a dare sfogo al bisogno solo quando una specie di "Jeff The Killer" dei miei stivali, mi aveva invaso la mente, mentre proprio lui se la rideva sotto ai baffi, mettendomi ancora più a disagio con il suo sguardo addosso, riducendo il mio stomaco ad un'ammasso ermetico nella quale non sarebbe entrato alcun pancake, rendendomi una molla carica, pronta a saltare ad ogni suo più minimo movimento, perché lui sapeva che quei quarantacinque minuti non mi erano serviti a capire come si indossassero delle maledette mutande o ad indossare dei cazzo di jeans larghi almeno quattro taglie in più, lui sapeva tutto, mi aveva fottuto alla grande.

Per poco non saltai sulla sedia quando poco dopo si alzò dal suo posto, passandomi accanto per andare a recuperare la sua tracolla con i libri di scuola, e lo vidi sogghignare soddisfatto, vittorioso perché era riuscito a mettermi in difficoltà.
Lo seguì al piano superiore e non appena fummo davanti alle nostre camere, fui lesto ad afferrargli il polso ossuto e a tirarlo nella mia stanza, bloccandogli l'uscita "Credi sia divertente? Credi mi sia divertito prima? Smettila di essere tanto superficiale e di avercela con me solo perché indosso dei cazzo di vestiti hip hop. Mi piace quello stile, piace a me e piace a Lucy, e le ho promesso che non lo avrei cambiato, quindi per favore, smettila. Se vuoi avercela con me, almeno conoscimi e trova un cazzo di motivo valido per darmi contro, per deridermi, per... fare qualsiasi cazzo di cosa fosse quella che hai fatto prima, ma non è divertente. Dovrei essere tuo fratello adottivo, non un cretino da lasciare con una dannata erezione nel letto alle sette del mattino!" sbottai col respiro corto, cercando di tenere un tono di voce basso cosicché nessuno avesse potuto sentire, ma le sue parole, mormorate direttamente contro il mio orecchio con voce divertita, canzonatoria e fottutamente calda, bastarono a farmi smettere di respirare, inerme mentre lui mi lasciava di nuovo da solo come un fesso, mentre io avevo di nuovo bisogno di chiudermi in bagno.
"Tom.. mi chiedo solo una cosa: sei arrabbiato perché critico i tuoi vestiti, o... perché hai dovuto concludere da solo, magari pensando proprio a me?".

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