Capitolo 13

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Tarzana, Los Angeles, California - 23 Aprile 2005 - 04:20 P.M.

Roteai gli occhi, attento a non farmi beccare e mentalmente feci il verso a colui che ormai era diventato il fulcro costante delle mie giornate e della mia esistenza, mandandomi al diavolo da solo per la milionesima volta nel giro degli ultimi quattro giorni perché non ci voleva poi molto a capire quanto Bill avesse ragione a considerare la mia intelligenza molto al di sotto delle capacità umane; per un attimo fui tentato di picchiare violentemente la testa contro il muro, bloccando poi la sequela delle mie lamentele e autocommiserazioni mentali quando mi resi conto di essere fissato, con un cipiglio per nulla promettente, da un paio di occhi d'ambra incastonati in un viso dalle fattezze angeliche, e tentai di cavarmela abbozzando un sorrisetto di scuse, perché sì, ero stato in grado di cacciarmi nella merda fino al collo con le mie stesse mani -o lingua che si voglia- chiedendo a Bill, in un puro sprazzo di estrema pazzia mista ad idiozia, di farmi da tutor per riuscire a recuperare tutto ciò che avrei dovuto sapere per essere al pari con il piano di studi, e da quattro giorni, se da un lato ero felice di poter passare praticamente quindici ore al giorno a stretto contatto con lui, dall'altro avrei voluto strangolare me stesso per quella malsana idea, quando avevo scoperto -con mio grande orrore- che il moro fosse un insegnante terribilmente severo, bravissimo, senza ombra di dubbio, ma severo.

Lo vidi sospirare e chiudere il libro che teneva in mano con un gesto secco "Tom... capisco che gli ultimi giorni possono essere stati di grande stress per il tuo povero cervello sottosviluppato con tutte queste cose da imparare, ma.. potresti smettere per un attimo di essere così stupido e impegnarti seriamente? Se mi ascoltassi mentre spiego probabilmente non sarei costretto a ripeterti la stessa cosa per ore" disse con tono glaciale e lo guardai con occhi colmi di scuse "Scusami è che non ce la faccio più.. non potremmo fare una pausa per favore?" domandai implorante, vedendolo farsi improvvisamente più attento mentre i suoi occhi si illuminavano come un bimbo nell'attesa di un regalo, spronandomi ad esporre le mie idee così gli sorrisi adocchiando l'orologio posto sul muro "Sono quasi le cinque, che ne dici di fare una passeggiata al parco e magari più tardi usciamo con Georg a bere qualcosa? Giusto per staccare un po'... prometto che domani torniamo a studiare, ma oggi vorrei soltanto uscire, è sabato..." proposi e notai immediatamente la sua espressione mutare in felicità ed incredulità "Vorresti davvero uscire ancora con me?" domandò con un filo di voce, quasi temesse che scoppiassi a ridergli in faccia e mi ritrovai ad annuire, stranito da quella sua reazione "Certo che sì, mi sono divertito al centro commerciale lunedì, perché non dovrei voler uscire ancora con te?" chiesi mentre lui abbassava lo sguardo, mostrandomi un altro lato di quell'essere della quale mi innamoravo ogni giorno sempre più: la fragilità, perché ciò che mi rispose fu di una tristezza disarmante "Mai nessuno vuole uscire con me..."

Quasi un'ora più tardi, dopo che si era preparato di tutto punto, eravamo per strada, fianco a fianco in auto mentre ci dirigevamo al parco e la tentazione di prendere la sua mano, tenuta sul cambio tra noi, per intrecciarla alla mia, era tanta, soprattutto vedendolo sorridere felice per quella passeggiata; per mia fortuna arrivammo in fretta al parco divertimenti e dopo aver parcheggiato lo vidi letteralmente correre fuori, diretto al carretto dello zucchero filato all'entrata del luna park, voltandosi poi nella mia direzione, una volta che lo ebbi raggiunto, per guardarmi con occhioni grandi e gioiosi "Prendiamo lo zucchero filato Tomi? Dai dai dai" mi chiese ricordando perfettamente un bambino, con i pugni stretti vicino al petto, ci mancava solo che si mettesse a saltellare e, mio malgrado lo trovai assolutamente tenero, perciò sorridendogli mi ritrovai ad annuire, pagando per un enorme stecco di quel dolce dall'aspetto simile a quello delle nuvole in un bel giorno di sole, tipo quello.

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