Capitolo 20

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Tarzana, Los Angeles, California - 13 Maggio 2005 - 09:30 A.M.
Bill ormai era stato dimesso da qualche giorno e nonostante fossimo costretti ad incontrarci più volte al giorno poiché vivevamo sotto lo stesso tetto, sembrava che non esistessimo affatto l'uno per l'altro, e come io ero invisibile agli occhi del moro, anche l'esistenza di Angel sembrava lontana anni luce dalla vita del moro: tutti in quella casa avevano preso a cuore quel bambino dagli occhi sempre felici, tranne Bill, lui semplicemente lo ignorava, nonostante al mattino restassimo solo noi tre in casa, dato che -dietro insistenza di Simone- il giorno dopo la mia capatina notturna in ospedale, fui costretto a tornarci per andare in pronto a soccorso a farmi visitare la caviglia gonfia e dolorante, e mi venne diagnosticata una microfrattura della caviglia con obbligo di riposo per un paio di settimane, nelle quali avrei dovuto portare una fasciatura e fare riabilitazione, avendo cura di non sforzare la parte lesa grazie all'ausilio di un paio di stampelle, e tra la scuola -che riuscivo comunque a seguire a distanza grazie alla premura di Andreas che ogni giorno mi portava degli appunti e i vari esercizi assegnati- le lezioni di chitarra con Gordon ed Angel che da qualche giorno la notte cominciava a piangere per colpa di alcuni dolori alla pancia, ero ridotto davvero male, riuscendo a dormire poco e male.

Quella mattina, dopo essere sceso per fare colazione, incrociai Simone che alla mia vista, sgranò gli occhi osservando con preoccupazione le mie profonde occhiaie, rese ancora più pesanti dal colorito pallido e smunto del mio viso, e il suo ordine fu categorico "Tom, non voglio repliche, oggi niente compiti, niente lezioni di chitarra, niente di niente, appena finisci la colazione torna subito a letto, oggi resto io a casa con Angel, dannazione sembra di avere uno zombie per casa!" e non ebbi altra scelta.

Mentre risalivo lentamente le scale -impresa che, con le stampelle e il biberon del latte stretto in mano, avevo scoperto essere abbastanza complicata- sentì Angel, attraverso il baby monitor, emettere i suoi buffi vagiti, segno che si era svegliato, così sorrisi incosciamente, felice come solo quel bambino riusciva a rendermi, e mentre mi apprestavo a finire di salire la rampa di scale che mi separava dal corridoio della mia stanza, aggrottai la fronte nel sentire qualcosa che non doveva esserci in camera mia: qualcuno era entrato e si era avvicinato alla culla, facendo emettere al neonato uno strano versetto, e poi sentì quella voce "Pulce, la notte dovresti dormire invece che strillare in quel modo tanto indemoniato, potrebbero venirti le rughe molto precocemente, sai? Sei tanto carino, ma fai un baccano assurdo" mormorò dolcemente ricevendo un vagito in risposta da Angel, neanche avesse capito il suo discorso e volesse dialogare, ed ero praticamente certo che lo stesse osservando curioso, con una manina protesa a volerlo toccare ed un enorme sorriso ad increspargli le labbra, quelli che inevitabilmente ti contagiavano non appena ne vedevi uno "Sai, la tua compagnia non è male, e non mi dispiace fartene mentre... uhm... com'è che chiami Tom, papà?" chiese interrogativo prima di continuare "Dicevo, non mi dispiace tenerti compagnia quando lui non c'è, mi stai quasi simpatico, quando non puzzi di pupù e non urli creando inquinamento acustico e atmosferico con tutte quelle puzzette e quella pupù puzzolenti, insomma, come fa un esserino così piccolo e carino come te a produrre tanta pupù, tanti peti e tanto rumore?" domandò ancora ricevendo un altro versetto in risposta "Comunque guai a te: il fatto che io e te siamo in alleanza deve restare un segreto, soprattutto per quel coso con le liane in testa che ti ritrovi come surrogato di padre, intesi pulce?" mi ritrovai a sorridere come un ebete, bloccato sulle scale ad origliare quella conversazione, così raggiunsi lentamente la mia camera, sorprendo Bill che si voltò ad osservarmi, senza lasciar trasparire alcuna emozione "Stava piangendo ed era da solo, credevo che potesse servirgli qualcosa" inventò probabilmente non a conoscenza del baby monitor, ma decisi di fargliela passare per buona, annuendo mentre poggiavo il biberon sul comodino e dopo aver messo via anche le stampelle, mi sedetti sulla poltroncina, alzando lo sguardo su Bill, rimasto in silenzio ad osservare i miei gesti "Potresti passarmi Angel per favore?" gli chiesi allora, facendo cenno con la testa verso il piede fasciato per fargli intendere che io non potevi muovermi, lo vidi titubare ma infine annuì e si sporse sulla culla afferrando delicatamente il bambino con una mano a sostenere la testa ed il collo e l'altra a tenerlo da sotto la schiena e sorrisi inconsciamente mentre li osservavo, trovando la scena, una tra le più belle in assoluto, risvegliandomi poi quando il piccolo mi venne appoggiato sul petto, così afferrai il biberon e glielo portai alle labbra, prendendomi nei suoi occhi magnetici "Chissà quando è il suo compleanno..." mormorò Bill sovrappensiero, senza quasi nemmeno accorgersene, tanto che quando avvertì i miei occhi su di lui arrossì e cominciò a gesticolare "Sì, insomma, non sappiamo quando è nato di preciso, non abbiamo nemmeno idea di quanti mesi abbia con precisione! Quale razza di incosciente abbandona un figlio senza lasciar scritto almeno in che giorno è nato?!?" cercò di giustificarsi scatenando in me una fragorosa risata "È nato il 26 di Dicembre Bill, a mezzanotte e un minuto... me lo ha detto Carlos quando l'ho conosciuto e mi ha parlato di lui, lo ha definito Mi pequeño gran regalo de Navidad" dissi mentre Angel ingurgitava instancabile il suo latte attraverso il biberon e vidi il moro illuminarsi come in preda ad una felicità ritrovata "Ma allora bisogna organizzare una festa! Anche se in ritardo dato che il suo complimese è stato tre giorni fa, ma ha compiuto quattro mesi! Non si compiono mica tutti i giorni!" m'informò annuendo convinto, con un indice alzato verso l'alto come a dar monito alla cosa; sorrisi dolcemente mentre con un indice carezzavo distrattamente la dolce guancia del mio piccino e annuì "Va bene, festeggiamo, ma Angel vuole che sia tu ad organizzare la sua festa" mormorai osservando Bill in viso "È ovvio che vuole sia io ad organizzarla, insomma sono l'unico che abbia un minimo di senso dello stile e di buongusto in questa casa!" esclamò inorgogliendosi mentre chiudeva gli occhi e tirava su il naso in un'espressione neanche tanto vagamente snob, facendomi scoppiare a ridere di gusto, e con me anche Angel dimostrò di apprezzare, abbandonando la tettarella del biberon ormai vuoto ed emettendo un verso prolungato e buffo come solo i neonati sanno fare, regalando a me e a Bill l'ennesimo dei suoi sorrisoni che distribuiva a profusione a tutti coloro che gli stavano simpatici.

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