Capitolo 15

253 26 9
                                    

Luogo sconosciuto - 25 Aprile 2005 - 01:10 A.M.

Feci ricorso a tutte le mie forze mentre, a mani in alto, guardavo spaventato il ragazzo che mi teneva una pistola puntata contro "S-sono Tom, non so dove mi trovo... non parlo spagnolo" mormorai con tanta di quella sincerità che dopo essersi guardato attorno furtivamente smise di tenermi sotto tiro e mi porse una mano per aiutarmi a mettermi in piedi "Scusa fratello, ma questo è il nostro territorio e le facce nuove solitamente non sono amiche.. comunque piacere, sono Carlos, che cazzo ci fai in queste strade dimenticate da dio?" mi domandò mentre mi faceva segno di seguirlo, e mentre camminavo al suo fianco mi guardai furtivamente attorno mentre lui riponeva l'arma al di sotto della maglietta, incastrata nel jeans larghi e sporchi quanto i miei "Mi sono perso.. sono nuovo delle zone e oggi ho avuto una discussione con-" mi bloccai quando mi resi conto che non potevo fidarmi totalmente di quel ragazzo e che comunque stavo divagando troppo "Sono originario del Bronx, New York, sono a Los Angeles da poco e mi sono allontanato troppo, non so come tornare" mormorai lanciandogli uno sguardo sperando di non starmi cacciando maggiormente nei guai "Cazzo, non so in che quartiere stai, ma qui siamo a Compton fratello, circa tre quarti d'ora di distanza dal centro di Los Angeles" mi informò e sospirai pesantemente, passandomi una mano in viso per l'ennesima cazzata della mia brillante intelligenza "Sbaglio o hai detto di essere del Bronx?" domandò poi facendomi cenno di entrare in una casa piuttosto malandata, facendo segno di far piano, così annuì soltanto seguendolo all'interno, timoroso, ritrovandomi poco dopo su un divano vecchio e sgangherato molto simile a quello di casa di Jörg "Beh allora credo che inconsciamente tu abbia cercato di tornare a casa fratello, vedi pur essendo così vicini al centro di Los Angeles, questa cittadina si può definire la gemella del Bronx: gang, miseria, droga, armi, assassini.." disse versando poi del caffè in due tazze, porgendomene una "Puoi star tranquillo, è pulito, non ci guadagnerei nulla ad ammazzare un fratello di New York" mi sorrise facendo un sorso dal mio per dimostrarmi che fosse solo caffè, venendo poi interrotti dal pianto di un neonato al piano superiore e si allontanò, sparendo sulle scale, per tornare poco dopo con un bambino di qualche mese tra le braccia mentre lo cullava cercando di calmarlo, continuando a ripetere sottovoce "Mi amor no llores, por favor.. Yo sé que tienen hambre.. pero no tengo dinero.. shh" e anche se non capivo lo spagnolo capì perfettamente il motivo per la quale il piccolo stesse piangendo e perciò affondai la mano in una delle tasche dei miei jeans sfondati e porsi alcune banconote a Carlos, attirando la sua attenzione "C'è un market aperto di notte? Così possiamo comprargli il latte o qualunque cosa questo piccoletto mangi" vidi i suoi occhi guardare le banconote e poi me mentre si faceva largo in lui una grande riconoscenza nei miei confronti "Gracias.. que Dios te proteja hermano.. gracias" gli sorrisi imbarazzato e sorseggiai un poco del mio caffè per distogliere lo sguardo e feci spallucce "Se il Bronx e Compton sono gemelle... i fratelli si aiutano tra loro" mormorai sorridendogli.

Poco dopo Carlos uscì per andare al market e mi lasciò da solo con il piccolo Angel, non che avessi qualche tipo di esperienza con i bambini, ma non poteva portarselo dietro e rischiare di farlo finire in mezzo ad uno scontro e d'altro canto il neonato sembrava apprezzarmi particolarmente perché non appena si trovò tra le mie braccia calmò il suo pianto disperato, osservandomi con i suoi occhietti di un incredibile blu, che anche nella penombra risaltavano, in contrasto con i suoi folti capelli neri, e si abbandonò ad un sonno tranquillo con i pugnetti stretti attorno alla mia maglia e un ciuccio consunto tra le labbra.

Al suo ritorno Carlos, dopo averlo fatto mangiare ed averlo messo a dormire su un angolo del divano, sotto la nostra veglia, mi raccontò di come la sua ragazza, Manuela, nonché mamma del piccolo, fu uccisa poche settimane prima proprio in uno scontro a fuoco nel quale si era ritrovata da vittima innocente mentre tornava dal market, lasciando a lui l'arduo compito di crescere un figlio da solo, mi raccontò di come avrebbe tanto voluto cambiar vita per suo figlio, perché non voleva che si ritrovasse nelle sue stesse condizioni e di come stesse cercando disperatamente un buon impiego che gli portasse soldi puliti per potersi trasferire lontano da quel luogo di morte e polvere da sparo.
Passammo l'intera notte a parlare, mentre cercavo in tutti i modi di trovare una soluzione per quel ragazzo che mi aveva aiutato e mi trovai a raccontargli quella che era stata la mia vita fino ad allora, senza risparmiarmi nemmeno di parlargli di Bill e di tutto quello che era successo tra noi e la sua reazione mi lasciò sbalordito mentre sbottava in spagnolo "Ese puto situación, usted no es su hermano de sangre! Qué carajo pasó al dicho "el corazón no puede controlar"? Ah, las mujeres y la histeria ellos!" per poi guardarmi con sguardo fiammeggiante "Tom se posso darti un consiglio da fratello, lascia perdere, guardati attorno e cerca altro, se poi è destino le cose verranno da sé" mi disse convincendomi a non provare più a cercare determinate attenzioni dal moro.

Quando si fece giorno Carlos ed Angel mi accompagnarono alla fermata dell'autobus e convinse il maggiore a venire con me a casa di Gordon e Simone: non so come avrei fatto, ma mi ero ripromesso di aiutate lui e il suo bambino ad avere una vita migliore, e forse Gordon avrebbe potuto aiutarmi in questo intento.

LifeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora