Capitolo 11

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Tarzana, Los Angeles, California - 11 Aprile 2005 - 01:15

Il resto della giornata scolastica trascorse molto lento per me che non avevo prestato particolare attenzione a nulla, troppo impegnato a rivivere nella mia mente il momento di quel bacio veloce e per la quale mi ero posto almeno un milione di domande, finendo per procurarmi un mal di testa pulsante e nessuna risposta soddisfacente.

La lezione di arte fu forse l'unica valida opportunità per distrarre la mente, ma non credo ci sia bisogno di dire che io me la feci sfuggire clamorosamente, finendo per disegnare sulla tela un paio di occhioni ambra, da cerbiatto, e delle labbra piene e invitanti -molto apprezzati dal professore, che ignaro del loro effettivo possessore, mi riempì di complimenti per quel mio talento innato-.

Una volta tornato a casa mi chiusi in camera e studiai senza sosta, sia per distrarmi, restando chiuso nella mia stanza, senza correre il rischio di fare imbarazzanti incontri per i corridoi, che per non dover più fare la figura dell'ignorante in classe, così a cena avevo la testa ben oltre le nuvole, perso nei miei pensieri tanto da non prestare quasi attenzione alle mille domande di Gordon e Simone a proposito della scuola.

Finito di cenare aiutai a sparecchiare la tavola e una volta salito al piano superiore, fui veloce nel fare una doccia e nel tornare in camera mia, pronto a mettermi a letto, e dopo aver visto un film in televisione e aver ascoltato musica dal mio amato mp3, ero ormai a più di metà strada per raggiungere le tanto bramate braccia di Morfeo, quando la porta della mia camera -che si apriva e si chiudeva velocemente subito dopo- mi riportò alla realtà, e prima ancora che potessi pormi mentalmente una qualsiasi domanda, un corpo ed un profumo che ormai conoscevo perfettamente invasero il mio spazio personale, ritrovandomi così con Bill spalmato addosso che mi baciava passionalmente.

Non ci fu alcun modo per il mio cervello di far connettere quei due neuroni che speravo albergassero ancora in esso, perché tutto ciò che fui in grado di fare fu di ricambiare quel bacio senza fine e di stringere il moro a me, avvertendo i nostri corpi andare in fiamme ad ogni tocco dell'altro, con soltanto due miseri paia di boxer a separarci ancora del tutto.

Ben presto -non seppi nemmeno come- mi ritrovai sospeso su di lui, con il bacino pressato al suo mentre sostenevo il mio peso sulle braccia per non gravargli addosso con lui che sinuoso si strusciava contro di me, strappandomi gemiti e sospiri sempre più rumorosi, che regolarmente andavano ad infrangersi contro le sue labbra, incapace di trattenere e controllare me stesso.

Non avevo mai fatto nulla del genere in vita mia ed ero perfettamente conscio del fatto che non sarei durato molto, e forse lo sapeva anche lui perché presto invertì le nostre posizioni -mettendo me di schiena al materasso- e liberò entrambi dai boxer, lasciandoci ormai esposti uno all'altro e non potei non apprezzare il suo corpo che in quel momento potevo ammirare senza più alcuna barriera, sorprendendomi da solo quando mi resi conto di apprezzare il membro eretto che si ergeva tra le sue cosce magre.

Fu lento e provocatorio nell'abbassarsi lentamente su di me e fremetti quando la sua lingua calda e ruvida entrò a contatto con la mia carne dura e bollente, regalandomi sensazioni nuove e stupende per la quale avrei potuto sul serio uccidere e non riuscì a tenere gli occhi aperti, anche perché sapevo che quella vista mi sarebbe stata letale, ma avvertivo perfettamente ogni suo movimento mentre, dal basso, lentamente risaliva fino alla cappella rossa ed esposta che accolse così all'interno della sua bocca calda, cominciando a succhiare fin da subito, dopo aver incavato le guance per un maggior attrito che mi avrebbe letteralmente spedito in orbita, in grado di levitare, almeno mentalmente, mentre una delle sue mani vagava sul mio corpo a marchiarlo con piccoli graffi e segni rossi -che in quel momento non mi importava di come avrei giustificato in seguito- e l'altra massaggiava instancabile i miei testicoli gonfi.

Dopo soltanto pochi minuti boccheggiavo ed emettevo suoni incomprensibili mentre Bill mi portava velocemente in paradiso con la sua bocca, quando lo sentì cambiare posizione e ciò che registrò il mio cervello avrebbe potuto facilmente uccidermi, perché quando riaprì gli occhi, mi ritrovai con il perfetto e tondo sedere del moro a mezzo palmo dal viso, in un esplicito invito a ricambiare il piacere che mi stava donando.

Io non avevo idea di cosa avrei potuto fare e molto probabilmente lui se ne accorse perché mi afferrò una mano per succhiarne le dita, cospargendole di un'abbondante dose di saliva, e prima che mi domandassi cosa avrei dovuto farci, lui se le portò all'apertura dello sfintere anale, massaggiò piano per alcuni istanti per poi penetrarsi fino in fondo con il mio medio ed il mio indice, strappandosi un gemito mal trattenuto.

Prima di tornare a succhiare il mio membro ormai dolorante mi sussurrò con voce calda di muovere le dita al suo interno e così ubbedì, cominciando a stimolare il suo corpo che trovai stretto, bollente ed invitante, facendomi provare l'irrefrenabile istinto di leccare quelle porzioni di pelle che costituivano le sue zone intime, così mi ritrovai a sentirlo gemere di piacere mentre la mia lingua si muoveva con desiderio sul suo perineo e sull'apertura stessa, mentre le mie dita toccavano inconsapevolmente punti al suo interno che lo facevano godere, e proprio l'ennesimo gemito contro la mia eccitazione fu abbastanza da farmi schizzare inavvertitamente tra le sue labbra grossi fiotti di seme caldo che lui ingoiò senza alcun problema.

Lo vidi separarsi dalla mia carne e afferrarsi il sesso per procurarsi maggior piacere, senza che le mie dita abbandonassero il proprio lavoro e poco dopo lo vidi inarcare la schiena all'indietro, e cominciare ad ancheggiare tra la mia mano e la sua, abbandonando il capo indietro, così che i capelli andassero a solleticargli la schiena umida di sudore, e poco dopo con un sospiro molto più pesante degli altri raggiunse il suo di piacere, irrigidendosi per pochi istanti prima di rilassarsi e lentamente tirare via, a scivolare, la mia mano dal suo interno, voltandosi poi lentamente per stampare un bacio sulle mie labbra e sussurrare un flebile "grazie" prima di indossare i boxer e andare via, senza darmi alcuna possibilità di replica, ancora intontito dall'orgasmo che mi aveva travolto e che lui stesso aveva provocato in me e ancora più intontito dall'aver visto lui raggiungere l'orgasmo in quel modo così sensuale.

Avrei voluto che restasse per spiegarmi il motivo di quel grazie sussurrato prima che fuggisse, avrei voluto che restasse per parlare, avrei voluto che restasse per cercare di capire tutte quelle cose... avrei voluto che restasse.

Quella consapevolezza e un senso di vuoto all'altezza del petto mi tennero compagnia per tutta la notte, accompagnandomi lentamente e definitivamente tra le braccia di Morfeo che avevo così tanto agognato prima di quell'incursione notturna della mia dannazione angelica personale, e riempirono i miei sogni di un certo ragazzo che non faceva altro che stordirmi e fuggire.

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