Bussai alla porta con le nocche della mano. Avevo paura di affrontare la verità. Di guardare in faccia il passato e il futuro. Sapevo che molte cose erano cambiate, ma ancora non mi era chiaro come le avrei chiesto scusa, come le avrei spiegato cosa era accaduto. La porta si aprì e faticai a capire chi mi avesse aperto.-Ciao.- Sussurrai. Amber mi guardò dall'alto in basso, era disgustata, malinconica, arrabbiata. Poi il suo sguardo si posò sui pacificatori.
-Perché sei qui? Rowanne.- Chiese, io feci per entrare, ma lei mi bloccò immediatamente. In quel momento mi accorsi che era incinta. Era andata avanti con la sua vita e aspettava un bambino. Aveva trovato qualcuno che la amasse. Invece io ero rimasta quella di sempre. Come bloccata in un loop temporale. Come se fossi ancora nell'arena dei giochi.
-Mi volevo accertare che stessi bene.- Spiegai. A quel punto lei si scansò e mi fece segno di entrare. Lo stavano per fare anche i pacificatori, ma lei li bloccò con una mano.
-Decido io chi mette piede in casa mia.
A quel punto sbatté la porta. La casa non era cambiata affatto. Solo i muri erano stati ridipinti. Raggiunsi il centro della stanza e mi sedetti sul divano, lei si accomodò sulla poltrona davanti a me.
-Allora? Come stai?- Chiesi, ma lei mi fulminò con lo sguardo.
-Sono passati quindici anni. E tu mi chiedi come sto?
-Sarei voluta venire prima.- Mi affrettai a rispondere.
-E perché non l'hai fatto?
Non sapevo se qualcuno ci stesse sentendo, non sapevo se fossimo osservate e non potevo mettere a rischio la sua vita e quella del bambino.
-Non ho potuto.
-Già, eri impegnata a divertirti a Capitol City.- Mi sputò in faccia quello che pensava.
-Andiamo Amber, tu mi conosci, sai che io non sono fatta così. Quella non sono io.- Dissi, ma quello non sembrò farle cambiare idea.
-Sai, quando ti abbiamo accolto credevamo che tu ci tenessi a noi, invece non appena hai trovato un posto più bello dove stare ti sei dimenticata di noi. Ma non ti preoccupare, dopo i primi tre anni l'ho superata.- Disse. Non c'era modo in cui farle cambiare idea. Non potevo raccontarle la verità. Dovevo sorbire tutto ciò che aveva da dirmi e restare muta.
-Ho sbagliato a venire.- Dissi e mi alzai. Mi incamminai verso la porta, sapevo che era l'ultima volta che avrei messo piede in quella casa. Ripensai a quando il giorno della mietitura avevamo varcato quella soglia insieme, più terrorizzate che mai, nonostante ancora non sapessimo di cosa trattassero i giochi.
-No, aspetta.- Disse Amber tutto a un tratto. Io mi voltai verso di lei. Non sembrava più tanto infuriata. -Aspetta un altro po'.
Sembrava cercare di trattenere le lacrime. Io tornai a sedermi al mio posto.
-Ti ho incolpato tanto per quello che è accaduto ai miei genitori.- Disse e a quel punto le lacrime cominciarono a rigare le sue guance.
-Ma quando ti vedevo in televisione, quella non sembravi tu. All'inizio ho creduto che ci fosse qualcosa sotto. Poi gli anni passavano e io ho pensato che ti fossi semplicemente scordata di me.
Si mise una mano sulla fronte e con l'altra cominciò ad accarezzare il pancione. Io mi sedetti accanto a lei. Per un attimo mi sembrò di essere tornata ai giorni in cui lei piangeva perché aveva preso un brutto voto a scuola o perché il ragazzo che le piaceva l'aveva rifiutata.
-Durante questi anni ho fatto di tutto per proteggerti.- Dissi e a quel punto lei appoggiò la testa sulla mia spalla.
-Una parte di me l'ha sempre saputo.
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Hunger Games: LE ORIGINI
FanfictionEcco la storia mai narrata di come tutto ebbe inizio. In un universo lontano da quello che conosciamo, in una Panem reduce dei giorni bui, i primi 24 tributi della storia si dovranno affrontare negli Hunger Games. Vi siete mai chiesti i nomi dei rib...