17. Campo di battaglia

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Trascorremmo buona parte del pomeriggio appoggiati a una roccia. Parlammo a lungo e scoprii molte cose di lui. O per lo meno della sua vita prima di sapere dei giochi e prima di sospettare che lo zio lo avrebbe voluto morto. E in più giocammo a un gioco tipico dei popoli antichi, loro lo chiamavano "bocce", mi aveva detto mia madre da piccola, ma io e Nolan lo avevamo rinominato "pietre", perché non avevamo altro da lanciare se non quelle. Avevamo messo un masso un po' più grande degli altri a qualche metro da noi, e poi lanciavamo le pietre che trovavamo sul cammino accanto a quella, chi si avvicinava di più vinceva. Purtroppo lui aveva vinto tutte le partite, probabilmente la sua mira era di gran lunga migliore della mia.

-Non è possibile che hai vinto un'altra volta.- Puntualizzai. Lui alzò le spalle.

-Vuoi fare un'altra partita?- Chiese.

-Per perdere di nuovo? No, grazie.

Lui lasciò cadere la pietra che aveva preso e appoggiò la testa al masso dietro di lui. Il silenzio calò.

-A che pensi?- Chiesi io dopo un po'.

-Che dopotutto stare qui, nell'arena, non è tanto male.- Disse, io mi voltai verso di lui, non credendo alle mie orecchie. Lui aprì gli occhi e si guardò le braccia.

-Non sono mai stato così abbronzato, guarda come sono attraente.- Mi fece l'occhiolino e io risi. Era una fortuna stare nell'arena con quel ragazzo.

-Quando Elvia ha scoperto che non avevo alcun talento ha cercato di convincere gli sponsor, usando la mia "bellezza" come arma.

Enfatizzai particolarmente sulla parola bellezza, perché io non credevo di poter essere considerata attraente.

-L'ha fatto sotto consiglio di Grover, che per prima cosa ha detto che ero bella perché ero pallida. Guardami adesso, sembro un pomodoro.- Dissi. Nolan si mise a ridere.

-Immagino che Elvia abbia espresso il suo disappunto al presidente, allora.

Io sorrisi, annuendo. E in quel momento Nolan cambiò discorso completamente.

-C'è qualche ragazzo che ti aspetta nel distretto 7? Qualcuno che ti è dispiaciuto lasciare?

-Ragazzo? Non direi proprio.- Scossi la testa.

-E come mai?- Chiese.

-Beh, è... complicato.

Da quando avevo partecipato alla rivoluzione ed ero sopravvissuta avevo rivalutato le mie priorità e cercare un ragazzo non era più nella lista. Ma comportarmi bene con Amber e la sua famiglia, non farmi scoprire e andare bene a scuola erano diventati i punti focali della mia vita. Cercare un ragazzo con cui stare mi sembrava così stupido e futile.

-Ah, ho capito, sei dell'altra sponda.- Disse lui annuendo, io gli tirai una gomitata amichevole.

-Non sono lesbica.- Dissi, lui rise.

-Seriamente.

Il suo sguardo era tornato serio e sulle sue labbra non c'era più traccia di alcun sorriso.

-Preferirei non parlarne in diretta nazionale.- Dissi, a quel punto Nolan rise e questa volta la risata gli proveniva veramente dal cuore, era così spontanea.

-Perché ridi?

-Nella tua voce, Row, c'è sempre un tono così innocente, ecco perché ti amo.

Io arrossi violentemente, non potevo vederlo, ma ne ero certa. Non sapevo cosa rispondere a una cosa del genere, dovevo stare in silenzio? Fare finta di niente? Dire qualcosa di gentile? Magari lui stava solo scherzando. Nel dubbio rimasi in silenzio.

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