Mi sentivo pietrificata, il mio cuore quasi si fermò. Poi arrivò un altro urlo e io mi avvicinai al ragazzo del 2.-Che le stanno facendo?- Chiesi in preda al panico. Quelle urla, quei rumori, mi portarono a ricordare gli ultimi giorni nel mio distretto. Rividi mia madre a terra mentre mi allunga una mano e urlava, calpestata dalla folla, e io che non riuscivo a raggiungerla, mentre venivo trasportata via dal fiume di uomini, bambini e donne che correvano verso la salvezza. Chiunque fosse la ragazza che stava urlando, stava soffrendo come mia madre negli ultimi momenti della sua vita. Quelle urla mi fecero ricordare che era quello che Capitol City faceva, faceva soffrire la gente. E così come aveva ucciso mia madre, avrebbe torturato anche me. I giochi, gli altri tributi, quello sembrava creato appositamente per uccidermi dentro. Mi sentii le lacrime scendere dagli occhi, ma fortunatamente il ragazzo del 2 non se ne accorse. Mi sentivo in trappola in quel posto, con il mio tragico destino già segnato.
-Vieni.- Disse il ragazzo. Incominciò a camminare a passo svelto e io lo seguii. Girammo l'angolo e notai una luce provenire da una sala infondo al corridoio, lo percorremmo tutto finché non ci fermammo di fronte al vetro di quella che doveva essere una sala operatoria.
-Le luci erano spente quando siamo passati la prima volta.- Spiegò il ragazzo, per quel motivo all'andata non avevamo notato quel posto. In quel momento iniziammo a sentire le urla agghiaccianti ancora più forti di quella povera ragazza. Avevo paura di sapere cosa le stessero facendo, ma seguii il ragazzo, perché allo stesso tempo la curiosità mi portava a farlo. Lui mi fece segno di stare in silenzio e si nascose dietro un armadietto per non farsi scoprire, io mi misi accanto a lui, guardai attraverso i vetri della sala operatoria.
I medici stavano di fronte a quella che doveva essere la paziente, nascondendola.
-Spostatevi.- Sussurrò il tributo vicino a me, quasi come se lo potessero sentire, i medici si scansarono e la vista fu pietosa, iniziai a pensare che sarebbe stato meglio se non l'avessero fatto. Su una poltrona era seduta una ragazza, aveva gli occhi spalancati e le lacrime le scendevano sul viso, le braccia e le gambe erano legate saldamente alla poltrona e la sua bocca era inondata di sangue, quasi i denti non si riconoscevano, colorati completamente di rosso.
-Che le hanno fatto?- Chiesi e la voce quasi mi si spezzò, cosa aveva potuto fare per essere torturata in quel modo? Mi accorsi che il ragazzo accanto a me era rimasto in silenzio, così mi voltai. Il tributo del 2 guardava in silenzio la scena con occhi sbarrati, sembrava spaventato, mi chiesi se io avessi lo stesso sguardo negli occhi.
-Le hanno tagliato la lingua.- Disse dopo qualche secondo e indicò i medici. Mi voltai, un medico stava tenendo in mano qualcosa di rosso e insanguinato, mentre un altro stava liberando la povera ragazza, che piangeva disperatamente con la bocca spalancata, consapevole che non avrebbe mai potuto più fischiare, cantare, parlare. Nessuno avrebbe mai più ascoltato la sua voce, non avrebbe più potuto esprimere i suoi pensieri, se non dopo averli scritti. Ma era risaputo che a Capitol City a nessuno piaceva leggere. Quei medici non l'avevano solo privata della voce, ma anche della sua vita, perché chi sarebbe voluto stare con una ragazza senza lingua? Muta per l'eternità? Immaginai il dolore emotivo e fisico che stava provando e, mentre le sue urla inumane rimbombavano nel corridoio, io mi accasciai contro il muro, incapace di piangere, di tremare, di avere paura.
-Rowanne, andiamo via.- Disse il tributo del 2, sapevo che aveva ragione, ma io non avevo il coraggio di abbandonare lì quella povera ragazza.
-Rowanne, andiamo via, stanno per uscire dalla sala operatoria.- Ripeté lui, io mi feci forza e mi sporsi per vedere cosa stava accadendo. Un medico cercava di pulirle la bocca, mentre lei si dimenava, emettendo versi strani, cercando in vano di farsi capire. Adesso che la bocca non era più insanguinata il suo volto mi ricordava qualcuno, ma non riuscivo a capire chi. Appena smise di muoversi e rimase con la bocca chiusa, la riconobbi. Il suo volto era cambiato leggermente per il modo impacciato in cui chiudeva la bocca senza lingua, ma i suoi occhi erano impossibili da dimenticare. Quegli occhi erano quelli di una persona che l'ultima volta che mi aveva parlato aveva avuto paura, una persona che avrebbe voluto aiutarmi a fare la scelta giusta, una persona che avevo messo in pericolo io stessa.
STAI LEGGENDO
Hunger Games: LE ORIGINI
FanfictionEcco la storia mai narrata di come tutto ebbe inizio. In un universo lontano da quello che conosciamo, in una Panem reduce dei giorni bui, i primi 24 tributi della storia si dovranno affrontare negli Hunger Games. Vi siete mai chiesti i nomi dei rib...