12. Il soldato

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Socchiusi gli occhi, tra il nero delle mie ciglia, vidi una figura scrutarmi. Sentii l'adrenalina scorrermi nelle vene e sussultai drizzando la schiena.

-Hey, calma, calma.- Disse la persona davanti a me, era una ragazza, portava la frangia, ma nell'ombra della notte non riuscivo a focalizzare il suo volto. Mi guardai intorno. La ragazza non era sola, con lei c'erano altre due figure, che mi osservavano. Riconobbi subito la sagoma del ragazzo alla sua destra, il tributo del terzo distretto, Cable. Spostai lo sguardo nuovamente sulla ragazza, lei doveva essere Deena, il tributo del quinto distretto. Tirai un sospiro di sollievo. Lei sembrava un tipo a posto, non mi avrebbe fatto del male. In quel momento mi accorsi di avere la fronte fasciata. Mi portai la mano alla tempia.

-Sanguinavi e ti abbiamo medicato.- Spiegò lei. Io annuii, senza dire nulla, anche se ero consapevole che un "grazie" non sarebbe guastato. A quel punto Deena si girò dietro di lei e indicò le figure degli altri due ragazzi.

-Cable lo conosci già e lui è Wyatt, viene dal mio distretto.- In quel momento un flash mi tornò alla mente. Durante i miei primi minuti nell'arena quando Cable era stato attaccato davanti la cornucopia, il tributo del 5 era andato a soccorrerlo. Provai un'immensa vergogna ad avere abbandonato Cable durante quel combattimento, mi chiesi se lui se ne fosse accorto.

-Piacere.- Sussurrai. Mi sembrò di vederlo sorridere.

-Tieni, mangia qualcosa.- Mi disse Deena, avvicinandomi un sacchetto. Lo afferrai e lo aprii. Erano foglie delle stesse piante che stavo raccogliendo con Nolan prima di...

Scacciai il pensiero dalla mente e addentai il mio misero pasto. Improvvisamente un terribile dubbio mi balenò in mente. Cosa avevo fatto per meritarmi tutto quello? Perché mi stavano aiutando? E se il cibo fosse stato avvelenato? Wyatt si mise a ridere.

-Non penserai che vogliamo avvelenarti?- Era la prima volta che sentivo la sua voce, era così squillante. Quasi fastidiosa.

-Se avessimo voluto ucciderti l'avremmo fatto da un pezzo.- Disse Cable e aveva ragione. Non aveva senso fasciarmi la testa e aiutarmi per poi semplicemente avvelenarmi. Continuai a mangiare il mio pasto in silenzio, fino all'ultimo boccone, sentendomi in colpa per aver dubitato delle loro buone intenzioni. Anche gli altri rimasero in silenzio accanto a me.

-Perché state facendo questo per me?- Chiesi, Deena fu la prima a rispondere.

-Non c'è un motivo preciso. Ti abbiamo vista nel bosco, ti abbiamo riconosciuta e sembravi scossa, come se avessi appena combattuto contro qualcuno. Così abbiamo pensato: perché non aiutarla?

Deena alzò le spalle.

-Se fosse per lei aiuteremmo tutti i tributi in difficoltà.- Disse Cable con una nota di disappunto. Wyatt gli diede una gomitata al fianco, probabilmente per intimargli di rimanere in silenzio.

Deena si voltò verso di lui.

-Come puoi ignorare una persona in difficoltà? Io davvero non ti capisco.- Disse. Cable si avvicinò a lei. -Sono i giochi, vince chi sopravvive e se tu aiuti tutti i partecipanti non finiranno mai.- Dichiarò lui. E io ero d'accordo con il tributo del 3. Ero grata di ciò che avevano fatto per me, ma questi giochi erano stati creati per ucciderci a vicenda e aiutare chi era in difficoltà non era contemplato.

-Cable, Deena, non litigate.- Implorò Wyatt. Cable all'ordine del ragazzo indietreggiò. Il silenziò calò per qualche secondo, alla fine fui io a spezzarlo.

-Dov'è il mio zaino?- Chiesi. Deena allungò un braccio e afferrò qualcosa di scuro da terra.

Me lo porse. Io l'aprii e infilai le mani all'interno per prendere la borraccia d'acqua, in quel momento mi ricordai di averla data ad Amelia quella mattina. Richiusi lo zaino, convinta che non avrei chiesto acqua agli altri, non volevo essere ancora d'intralcio.

Hunger Games: LE ORIGINIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora