21. Il fondo

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I giorni seguenti mi trasferii in un appartamento a Capitol City, era spazioso, lussuoso. E c'era di tutto. Una televisione funzionante, i riscaldamenti, cibo, dolci. Tutto quello che una persona potesse desiderare. Ma a me non bastava, continuavo a sentirmi insoddisfatta e sola. La notte mi era quasi impossibile chiudere occhio e mi ritrovavo sempre seduta sul divano del salone, a dondolarmi su me stessa a pensare e ripensare. Come avevo fatto a non capire che Nolan stava morendo? Come avevo potuto essere così stupida? Quando mi aveva detto che avrebbe voluto uccidere gli altri tributi era solo perché sapeva che non sarebbe vissuto abbastanza per proteggermi e la cosa che odiavo di più era che il presidente aveva vinto. Aveva vinto già quando aveva fatto uccidere i miei genitori, ma adesso aveva vinto di nuovo, ammazzando Nolan, la famiglia di Amber e ferendo me. Adesso capivo perché Cable si era tolto la vita nell'arena, sapeva che una volta uscito dai giochi sarebbe rimasto intrappolato nelle grinfie del presidente per sempre. Come stava capitando a me. Aveva ragione il tributo del 3, non valeva la pena vivere in quel modo. E probabilmente lo aveva capito già da tempo, forse addirittura dopo aver messo piede nell'arena per la prima volta. Campbell mi aveva tolto la cosa che rende un essere umano tale, la libertà. Avrei dovuto fare quello che voleva lui per il resto della mia vita, mi aveva in pugno.

Rimasi tutta la notte sveglia, seduta sul divano, avrei potuto accendere la televisione. Ma non volevo farlo. Non volevo rumore attorno a me, altrimenti la testa mi sarebbe scoppiata. Bastava già il rumore proveniente dagli altri appartamenti del palazzo. Sentivo gente che chiacchierava, bambini che ridevano, televisioni accese e musica ad alto volume. Era come se a Capitol City non sapessero che c'era anche il momento di dormire e restare in silenzio. Dovevano per forza divertirsi non appena ne avevano l'occasione. Mi avevano detto che nel grattacelo dove stavo io vivevano le persone di spicco di Panem. Tutti attori, ballerini, gente di spettacolo. Perfino Nevius stava qualche piano sotto di me. Dovevo sentirmi grata di avere un appartamento in quel grattacielo. Almeno era quello che mi aveva detto la donna della mietitura, quella che malauguratamente aveva estratto il nome di Amber quello stramaledetto giorno. Per un attimo mi sentii arrabbiata, come se il pensiero di quella donna mi avesse fatto realizzare che la causa di tutto quello era solo lei. Senza pensarci più di tanto tirai un pugno al tavolino davanti a me, sul quale si formò una sottile crepa. Me ne pentii subito. Non sapevo se ero osservata, il presidente sapeva che ero infelice, ma non doveva capire in nessun modo che dentro di me ribolliva rabbia.

-Quella stupida mosca. L'ho uccisa finalmente.- Dissi ad alta voce. Sperando che chiunque mi stesse osservando credesse alle mie parole. In quel momento qualcuno suonò alla porta. Chi poteva essere? Probabilmente qualcuno non aveva creduto alla storia della mosca ed era venuto ad uccidermi. Dovevo armarmi. Non potevo non provare a combattere. Mi alzai e raggiunsi la cucina, aprii diversi cassetti, prima di ricordarmi dove stavano i coltelli. Ne afferrai uno e corsi alla porta. Potevano essere dei pacificatori, ma sapevo che probabilmente sarebbe bastato colpirli ai polpacci. Lì le loro corazze sembravano meno resistenti. Potevo farcela, almeno a fuggire. Spalancai la porta pronta ad attaccare, ma mi fermai appena riconobbi Elvia davanti a me.

-Hey,  ciao.- Dissi, abbassando il coltello. Lei entrò in casa senza aspettare il mio permesso e si diresse nel salone. Chiusi la porta e la seguii.

-Ciao, che ci fai con quel coltello?- Chiese distrattamente. Mi sedetti sul divano e lo posai.

-Io stavo solo... stavo soltanto...- Lei mi interruppe.

-Sono venuta qui per parlarti di stasera.- Spiegò.

-Stasera?

Elvia mi guardò stupita.

-Certo, stasera. La cerimonia, non ricordi?

-Oh, già, stasera.- Commentai, cercando di essere convincente, la verità era che non avevo idea di cosa stessimo parlando e lei sembrò accorgersene.

Hunger Games: LE ORIGINIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora