Capitolo 5

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Le ultime parole di Ausipan mi avevano trafitto violentemente il petto. Comincia a provare una fastidiosa sensazione. Mi sentivo intrappolato dentro quattro mura, senza alcuna via d'uscita. Evidentemente lui aveva notato la mia sensazione di disagio, perché mi aveva fatto una mossa lontanamente simile ad un occhiolino. Probabilmente non ne aveva mai fatto uno in vita sua. Era come se lo stesse imparando per la prima volta.
"Quante probabilità ci sono...di non tornare a casa?"
Ebbi persino difficoltà a pronunciare quelle ultime parole, figuriamoci ad affrontare una situazione come quella. Viaggi del tempo...era veramente possibile una cosa del genere?

"Non ti preoccupare. Ce la faremo, se ci muoviamo adesso. Dobbiamo andare ad est della città, e in fretta."
Era come se mi leggesse nel pensiero, e non era facile capire ciò che mi passava per la testa.

"Perché?"

"Lì si trova una delle lastre temporali."
Lo disse come se fosse una delle cose più naturali del mondo, invece io non ebbi la minima idea di che cosa si trattava.

"Te lo spiegherò più tardi, adesso andiamo."
Cominciai a sospettare se Ausipan potesse veramente leggere nel pensiero, d'altronde era plausibile che nel 2229 ci fosse uno strumento che permetteva una cosa del genere.
Mi tirò per un braccio e iniziammo a correre.

"Dove dobbiamo andare di preciso?"
Il fiatone mi impediva di parlare comprensibilmente. Senza le pillole mi stancavo molto più facilmente, ma anche tutto ciò che stava succedendo contribuì alla mia fiacchezza.

"Secondo i dati che ho raccolto, la lastra temporale si trova in un parco della città, a 9km da qui."
Sentivo le braccia molli.
"Non credo di riuscire a percorrerne così tanti. Hai soldi? Potremmo affittare una bici o qualcosa del genere."
Di colpo, Ausipan si fermò. Uno strano bagliore gli illuminò il grande occhio destro, sembrava stesse lampeggiando.

"Ho qualcosa di meglio."
Infilò la mano nel suo borsone e ne estrasse una pallina grigio-ceramica. Sembrava fragilissima.

"Cos'è?" Chiesi ingenuamente.
Ausipan fece un ghigno, e con un movimento lento ma deciso, lanciò la misteriosa sfera a terra. Una specie di fumo invase il mio campo visivo, e dovetti chiudere gli occhi per qualche secondo.

"Ecco qua!"

Sgranai gli occhi così come la bocca. Ero scioccato. Forse stavo diventando veramente pazzo. Nel punto esatto in cui Ausipan lanciò la pallina, si materializzò un bellissimo tandem  rosso fiammante, ed era elettrica. Non ne avevo mai visto uno.

"Ecco qua, dai o saremo nei guai!"
Disse mettendomi un orrendo caschetto arcobaleno in testa. Da dove lo aveva preso?
Il suo tono preoccupato mi impedì di obiettare qualcosa, quindi salii silenziosamente sul sedile posteriore. Dovetti trattenere una risata quando vidi che Ausipan aveva difficoltà a trovare i pedali della bicicletta con le sue gambe corte.
"Se ridi ancora ti lascio qui."
Disse in tono autoritario, ma non abbandonò mai il suo sorriso perpetuo ed infantile.

Cominciammo a pedalare, ma non era così semplice guidare un tandem per me. Invece Ausipan era completamente a suo agio. La bici sembrava nuova, intatta. Neanche un graffio, la vernice splendente, le grandi ruote ben gonfiate e i sellini belli lucidi. Eppure non sembrava che la usasse per la prima volta. Forse era semplicemente uno pulito.

Dopo quasi 5 minuti che pedalavamo senza sosta, trovai finalmente il coraggio per fargli qualche domanda. Sarei impazzito.

"Ausipan, cos'era quella specie di pallina in cui vi era conservato questo tandem?"
Era una Rac-capsula. Nel mio tempo, tutti ne hanno a bizzeffe. Usando il compressore di materia, si riesce a rendere più compatte le molecole e minimizzare qualsiasi oggetto, come un tandem."
Fantastico. Non avevo capito molto bene come avveniva tale processo, ma ne ero comunque affascinato.

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