Capitolo 19

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Persi addirittura la cognizione del tempo. Fu una reazione del tutto esagerata, senza la minima ombra di dubbio. Come poteva una ragazza, ammesso che non fosse qualcos'altro, provocarmi un certo effetto? Farmi dimenticare addirittura come si faceva a parlare...in quel momento mi sentivo proprio come in uno di quei romanzetti dolci e smielati dove il protagonista si bloccava al minimo sussurro dell'amata. Fino a qualche tempo fa avrei preso in giro quei soggetti, ma adesso anch'io ero diventato uno di quei personaggi che avevano perso la testa. 
"Hai perso la lingua per caso?" Disse lei, sbattendo rapidamente le ciglia. Sentire la sua voce non mi era certo di aiuto. La sua tonalità, la profondità con qui parlava, era paragonabile ad una melodia a due facce: solenne e pungente allo stesso tempo. Ma probabilmente furono i suoi occhi a stregarmi, così colorati e maledettamente blu. Agitai la testa nervosamente. Dovevo assolutamente riprendere il controllo della situazione. Non dovevo tirar fuori i muscoli o stronzate del genere: dovevo semplicemente farle capire che non aveva alcun effetto su di me. Deglutii rumorosamente. Chi volevo prendere in giro? Non aveva nemmeno bisogno di parlare per mettermi fuori gioco. Beh, provare non costava nulla, riflettei.

"Chi sei?" Quella frase che pronunciai sembrò più un ordine che una domanda. Stranamente riuscii a non balbettare.
"Oh oh, allora sai parlare. In ogni caso abbiamo pochissimo tempo. Questo posto sta saltando in aria. Ci restano più o meno..." Guardò il suo orologio da polso che prima non avevo notato. "2 minuti."
"Cosa?!" Come poteva quel posto esplodere in così poco tempo? Non ci fu nessun allarme o avviso che annunciasse l'evento. Mi stava prendendo in giro?
"Di cosa stai..." Non ebbi il tempo di terminare la domanda che già mi aveva afferrato per un braccio e mi stava trascinando fuori da quel posto. Per essere una ragazza aveva delle braccia molto forti. Cercai di svincolarmi dalla sua presa quando iniziò ad affondare le sue lunghe unghie sulla mia pelle. Probabilmente non se n'era neanche accorta. Correvamo alla stessa velocità, fianco a fianco. In quel momento riuscivo solo a pensare una cosa: Ausipan. Dove diavolo era finito? Si era buttato qualche secondo prima di me, quindi avrei dovuto vederlo. Quello che mi tormentava di più era se fosse a conoscenza del fatto che di lì a poco quel posto sarebbe esploso, sempre se era vero. 

Personalmente la ritenevo un'ipotesi alquanto improbabile, ma avevo poche alternative, non potevo permettermi il lusso di protestare. Soprattutto, non con una così bella ragazza. 
Finalmente arrivammo al cancello di ingresso. La ragazza guardò di nuovo l'orologio da polso, e formò con le dita il numero cinquanta, il numero di secondi che ci rimanevano. Quindi avevamo ben cinquanta secondi per rimuovere le sbarre di legno che ci impedivano di salvarci. Semmai mi fossi salvato, avrei tartassato quella tipa con migliaia e migliaia di domande. O forse era meglio evitare. Per una volta sarebbe stato più conveniente non fare la figura del paranoico. 
"Su, sbrighiamoci." Disse lei. Togliere quelle assi di legno non fu difficile, anche se l'ansia cresceva col passare dei secondi. Stranamente la ragazza era tranquilla. Maneggiava le travi con calma, come se stesse sulla riva del mare a contemplare il tramonto, tanto era rilassata. In quel momento la invidiai come non mai. Io stavo facendo il bagno nel sudore freddo, tant'è che iniziarono a bruciarmi gli occhi, poiché le gocce li tormentavano senza sosta.

Finalmente riuscimmo a liberare l'uscita.
"Via!" urlai. Ci rimaneva pochissimo tempo. Ripresi a correre nonostante mi faceva un po' male il fianco. Dovetti fermarmi poco dopo, non per la stanchezza, bensì perché mi accorsi che lei ancora dietro di me, che camminava. Santo cielo, come faceva?
"Ti muovi? Sta per esplodere tutto!" Dissi io cercando di esortarla, pur rimanendo fermo nella mia posizione.
Rise. 
"Cosa c'è di tanto divertente?" Stavo cominciando ad irritarmi.
"3...2...1" 
Chiusi istintivamente gli occhi e mi chinai a terra. Pochi attimi dopo i miei sospetti ebbero conferma: non c'era nessuna esplosione in vista. Ottimo, mi ero fatto prendere per il culo da una perfetta sconosciuta.
Rise di nuovo quando vide rialzarmi.
"Vai farti fottere." Sibilai, girando i tacchi e continuando a camminare, anche se non sapevo bene dove dovevo andare. Quella lì rise di nuovo. Dovevo restare calmo, restare calmo.

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