Capitolo 8

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"Fermare una bomba non è proprio un gioco da ragazzi. Non posso permettere che ti succeda qualcosa. Ti riporto immediatamente a casa, così poi torno e sistemo tutto."                                          Riuscii a non farmi scappare una risata ironica perché la situazione era abbastanza preoccupante, e non volevo apparire insensibile. Ma dico io, non potevo restare a casa anziché andare ad incontri al buio?                                                                                                                                               Ero spaventato a morte, ma non volevo lasciare Ausipan da solo, gli sarei stato utile in qualche modo, o almeno credevo. E poi, con lui mi sentivo al sicuro. Forse perché mi ha aiutato fin da subito, o forse era per il suo aspetto adorabile.

"Ausipan, non tornerò a casa fino a quando questa faccenda non sarà sistemata."                                Scosse con determinazione la testa, e quando aprì bocca lo anticipai continuando a parlare.

"Non mi succederà nulla, starò attento. Come hai detto tu fermare una bomba non è proprio un gioco da ragazzi, e non posso farti correre un rischio del genere da solo. Vengo anch'io." A volte ero felice della mia convinzione, soltanto desideravo di averla più spesso. Solitamente ero indeciso su cosa scegliere. Stranamente Ausipan accettò senza discutere. Probabilmente sapeva che in due sarebbe stato più semplice.

"Dove scoppierà questa bomba?"

"Secondo i miei calcoli, l'ordigno verrà piazzato nella piazza principale della città, che si trova proprio al centro, vicino al municipio."

Diedi una rapida occhiata all'orologio. Erano le 18:30. So che non era il caso, ma non mangiavo da tantissimo. Avevo bisogno di energie.

"Possiamo andare a parlare del nostro piano in un bar? Sto morendo di fame."

"D'accordo, ce n'è uno proprio lì." Disse Elvenar, ricordandomi della sua presenza.                              Ausipan fece una smorfia di disappunto, ma anche stavolta accettò senza problemi. Era facile da persuadere.

Appena entrammo l'odore di tavola calda stuzzicò pesantemente le mie narici affamate. Il locale era abbastanza piccolo ma molto accogliente. Le pareti erano color ebano, così come i tavoli. Le sedie bianche stonavano un po' col resto dell'ambiente, ma in generale era un posto carino. Ci sedemmo in un tavolo poco vicino dall'entrata.  Arrivò immediatamente la cameriera, una ragazza coi capelli neri e ricci e con un sorriso smagliante abbastanza contagioso. Era molto gentile. Presi un pezzo di pizza col pomodoro, mentre Elvenar una limonata. Ausipan invece non mangiò nulla. Accompagnai con lo sguardo la cameriera mentre si dirigeva verso la cassa. Quando disse qualcosa al cassiere mi ricordai che non avevo i soldi per pagare. Che guaio.

"Ehm ragazzi...c'è un problemino. Non ho soldi con me...Ausipan mi presteresti un po' di denaro? Se sopravviviamo ti do tutto quando torniamo a casa." Chiesi imbarazzato. Odiavo farmi prestare delle cose.

"Non porto mai soldi con me." Forse era per questo che non prese nulla da mangiare. Sospirai tristemente. Avevo davvero fame. Guardai distrattamente Elvenar, ma lo conoscevo meno di Ausipan. Non glielo avrei mai chiesto.

"Te li presto io, non ti preoccupare." Dovevo smettere di pensare vicino a lui. Mugugnai un 'grazie' incerto, che però lui riuscì comunque a sentire.

Mentre mangiavamo parlavamo del nostro piano. Ausipan ci aveva spiegato che aveva fatto fuggire il Lienk che mi aveva aggredito, ma era ancora vivo. Questo fu un vantaggio però: non sarebbe stato difficile trovarlo dato che non aveva la testa, anche se secondo Elvenar avrebbe potuto travestirsi. Mi sembrava alquanto improbabile. 

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