Capitolo 22

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  "Questo è un messaggio rivolto a tutti gli esseri umani della Terra. Noi siamo i vostri nuovi padroni, ogni tentativo di resistenza è inutile."
Il Cubo-tempo stava continuando a ripetere la stessa frase da circa un'ora ormai. Non sapevo se fosse un bene o un male. Ausipan diceva che probabilmente il suo strumento aveva registrato la prima dichiarazione dell'uomo mascherato e che adesso lo stava semplicemente ripetendo all'infinito, ma io non ne ero convinto. Non ricordavo ogni singola parola, ma ero certo che stavolta stava dicendo qualcosa di diverso, come se quel messaggio fosse rivolto solo a noi.
Anche se ormai quello strano masso, che era la fonte da dove quel video messaggio partì, era stato ridotto a brandelli.
"Non riesci a fermarlo? Mi sta scoppiando la testa." domandò Zosima un tantino esasperata. Il suo nervosismo aumentò ancora poiché Ausipan la stava ignorando completamente.
Io invece stavo tracciando delle strane linee sull'erba, servendomi di un rametto affilato trovato nei paraggi. Adoravo lasciare in qualche modo una traccia del mio passaggio.

   Mi sdraiai sul terreno, esausto. Una parte di me voleva addormentarsi, almeno per un po', ma era impossibile con i continui lamenti di Zosima e quello stupido uomo mascherato che continuava a parlare. Malgrado ciò, chiusi gli occhi. Ripensai a quello che successe il giorno prima, quando Ausipan era tornato nel suo tempo e io e Zosima eravamo alla ricerca dello scoglio. Durante il tragitto, Zosima accese la sua radio portatile e il notiziario locale aveva annunciato che il governo brasiliano aveva accettato tutte le condizioni poste dall'uomo mascherato. Semplicemente un disastro. Molte persone, da semplici turisti a lavoratori pendolari, rimasero bloccate nelle città impossibilitate a tornare a casa in fretta, e tutti gli altri servizi di trasporto non persero certo tempo. Tutti i biglietti subirono un aumento del prezzo di oltre il 40%. Incredibile. Anche in casi di pericolo l'essere umano cerca di pensare prima di tutto al guadagno personale, infischiandosene delle conseguenze ricadenti sugli altri.  Bisogna riconoscere che le persone non si smentivano veramente mai. A volte si fingeva di essere qualcun altro, ma prima o poi la loro vera natura veniva sempre fuori. Proprio così, il più delle volte non gli umani erano finti, e forse era proprio grazie a tutta questa messinscena che l'uomo fu in grado di progredire, fino ad arrivare ad ottenere il potere di autodistruggersi.

Scacciai via quelle riflessioni inutili. Le mie orecchie si erano ormai abituate a quella voce petulante, ma mi stavo chiedendo cosa avremmo fatto d'ora in avanti. Non potevamo lasciare le cose così come stavano, e se volevamo davvero cambiare le cose dovevamo fare in fretta, perché passò già troppo tempo dalla creazione di quel mondo parallelo. Certo che in poche ore ne erano successe di cose. Ripensai alla vita che facevo prima di incontrare Ausipan. C'erano così tanti posti e cose di cui ancora ignoravo l'esistenza. Preferivo passare le giornate secondo la mia solita e noiosa routine. Non avevo mai chiesto di cambiare vita, ma sotto sotto ero consapevole che desideravo qualcos'altro. Non qualcosa di più, qualcosa di diverso. E forte.
Cos'avrei fatto quando quest'avventura impossibile fosse finita? L'Accademia era alle porte, ma non mi sentivo più motivato come una volta. Forse perché prima c'era l'assenza di mio padre ad andarmene, a cambiare vita, ma grazie ad Ausipan capii che non era ciò che desideravo veramente. Volevo viaggiare, scoprire nuovi luoghi sconosciuti, sentire il brivido della paura percuotermi violentemente ogni singola fibra del mio corpo. Sentivo dentro di me crescere il bisogno di emozioni forti, coinvolgenti. Sì, ne ero convinto.

"Ban, stiamo andando. Vuoi restare qui?" Esclamò improvvisamente Ausipan, distraendomi dai miei pensieri.
Mi rialzai in fretta e me ne pentii immediatamente. Avvertii una forte pressione alla testa che mi costrinse a chiudere gli occhi. Per fortuna, dopo qualche secondo passò tutto. Quanto tempo ero rimasto sdraiato sul prato? Non mi accorsi nemmeno che l'uomo mascherato aveva smesso di parlare.
"Cosa succede?"
"Niente di buono." Disse Zosima afferrandomi per un braccio e spingermi verso una piccola macchina rossa. Quando era spuntata?
"E questa?"
"E' mia." Rispose fieramente Ausipan. Probabilmente veniva dal suo zaino, ma come diamine faceva ad entrarci?
Aprii la portiera posteriore, che cigolò fastidiosamente, e mi sedetti. I sedili erano davvero duri, tuttavia non scomodi. Erano rivestiti con un tessuto di pelle beige alquanto orribile, mentre il tettuccio era abbastanza basso, lo sfioravo con i capelli. La plancia era piena zeppa di display accesi, malgrado le apparenze era una macchina all'avanguardia, e il blu elettrico degli sportelli gli conferiva un'immagine ancora più piacevole. Sembrava uscia direttamente da un cartone animato.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jun 10, 2017 ⏰

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