Capitolo 6

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Per un attimo ripensai a molte cose nello stesso istante, come se un lampo mi avesse trapassato il cervello. In uno di quei pensieri ,privi di logica, ve n'era uno lontanamente sensato. Stando a ciò che mi aveva detto Ausipan, un mondo parallelo avrebbe generato una realtà diversa da quella originale, quindi, avrei potuto intervenire in un preciso momento della storia per cambiare il suo corso ed evitare la morte di mia madre. Era un pensiero tremendamente egoistico, soprattutto in un momento come quello. Ma sentivo tanto la sua mancanza. Non ebbi mai la possibilità di conoscerla, e nessuno mi aveva mai parlato di lei, soprattutto mio padre. L'avevo vista una sola volta nella foto e non mi bastava, volevo di più.

"Ban, non stare con la testa tra le nuvole. Dobbiamo trovare una soluzione!" Nello stesso momento in cui parlò, Ausipan si avvicinò a me, e molto. Le nostre teste quasi si toccavano. Era veramente terrorizzato, almeno quanto me. Ma io ero troppo impegnato a fantasticare una nuova vita con mia madre. Era solo il desiderio innocente di un ragazzo di conoscere colei che lo aveva messo al mondo, d'altronde. Tuttavia, mi stupii io stesso della mia insensibilità. C'erano problemi ben più gravi da risolvere, e finalmente la stupida vocina della mia coscienza prese il sopravvento. Avrei potuto parlargliene in un altro momento, sicuramente lui avrebbe capito.

"Sì, andiamo." Per un attimo mi sembrò che Ausipan mi stesse fissando con occhi diversi, strani, come se fossero pieni di disprezzo nei miei confronti. Che abbia intuito il mio desiderio? Mi concentrai sul suo sorriso incollato perennemente alla faccia, per cercare di allontanare più preoccupazioni possibili. Dovevo concentrarmi per risolvere la situazione. Prima avremmo messo le cose al loro posto, e prima avrei potuto dedicarmi a mia madre.

"Da dove partiamo, Ausipan?" Non rispose.

"Ausipan?"

Niente. Quel suo silenzio era veramente fastidioso. Stava lì, a fissare un punto imprecisato delle macerie, senza parlare o muoversi. Mi avvicinai lentamente e quando i nostri piedi si sfiorarono, si girò di scatto, facendomi sussultare leggermente.

"Fatto." Non capivo.

"Ho capito chi ha fatto tutto questo. Seguimi."

Non ebbi nemmeno il tempo di dirgli di aspettarmi, che già svoltò l'angolo. Dovevo affrettarmi, o lo avrei perso di vista. Caspita, per avere delle gambe così corte correva molto velocemente! Faticavo a reggere il suo passo, si muoveva proprio come un piccolo ninja. Dovetti fermarmi quando un dolore fastidioso cominciò a prorompermi nel fianco destro, costringendomi a prendere fiato incessantemente. Ausipan però non si curò affatto di me, continuò dritto per la sua strada. Lo conoscevo appena, ma era proprio un egoista. Okay va bene, forse non ero esattamente la persona giusta per pensare una cosa del genere. Se lui era egoista, allora un pezzo di ghiaccio era più caldo di me. Tirai un lungo sospiro, e ricominciai a correre. Perché non riprendeva il tandem? Dovevo ammettere però che i marciapiedi della città erano davvero ben fatti, sembravano costruiti proprio per i corridori. Tuttavia, una sensazione spiacevole mi invase da cima a fondo. Era strano non vedere nessuno per strada. Dalle mie parti non accadeva mai una cosa del genere. Si udiva soltanto il rumore dei miei passi affrettati. Sembrava una città fantasma.

"Da questa parte!" Disse Ausipan agitando le braccia. Quando lo raggiunsi, mi gettai a terra a peso morto. Ero stanchissimo, ma dovevo chiedergli qualcosa.

"Cosa stiamo cercando?" mentre glielo domandai mi asciugai una goccia di sudore che scendeva lentamente dalla mia fronte, scivolosa come una pista di pattinaggio.

"Il mio Cubo-tempo ha trovato la precisa interruzione di questa linea temporale. Come sospettavo, è stato un essere di un altro tempo a causare tutto ciò. E come se non bastasse, le oscillazioni delle onde temporali sono quasi svanite. Significa che se non facciamo in fretta, questo mondo parallelo diventerà una realtà definitiva."

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