Capitolo 13

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Quello che successe un istante dopo accadde così in fretta che non ebbi neppure il termine di ragionare. Ausipan si alzò dal letto, le braccia leggermente tese verso di me, come se stesse impugnando un'arma. Non fiatò, e sul suo viso non comparve nemmeno l'ombra di un sorriso. Guardava in basso, come se stesse aspettando qualcosa. Aveva ancora i pantaloncini abbassati, e nonostante mi trovassi in una situazione imbarazzante e un pochino inquietante, mi costrinsi a dire qualcosa.
"S-scusa...non è come pensi, stavo solo..." fui interrotto da un bagliore rosso accecante. Non impiegai molto tempo a capire che quella luce proveniva proprio dagli occhi  di Ausipan. Un secondo dopo udii una voce semi-robotica dire:"AVVIO-PROGRAMMA-DI-DIFESA-AUTOMATICA. RILASCIO-DELLA-SFERA-ALLUCINOGENA." Allu-cosa? Okay, Ausipan non era un essere umano, questo era certo. Non avevo comunque il tempo materiale per chiederglielo, perché l'aria intorno a noi prese a vibrare. All'inizio pensavo fosse dovuto ai fuochi d'artificio che illuminavano ancora la notte, invece vidi formarsi una strana sfera rossa proprio davanti al petto di Ausipan. Allungò un braccio tremolante indicandomi col dito indice. Per un attimo il bagliore rosso si spense, e i suoi occhi tornarono al suo colore originale. La paura cresceva sempre di più, ma i piedi erano come incollati al pavimento. 
"F-fermati...lui non è...." sibilò Ausipan. Tornarono gli occhi rossi e abbaglianti di prima, che accompagnati al suo sguardo glaciale, mi terrorizzarono a morte. Prima che me ne accorgessi, quella sfera rossa volò verso di me, colpendomi in pieno petto. Ci fu un leggero stridio, seguito da una mia caduta. Tuttavia non sentivo dolore. Quella strana cosa mi aveva solo spinto. Con mio grande sollievo riuscii a rialzarmi senza problemi, tuttavia Ausipan era scomparso. Forse ero svenuto, perché scendendo di corsa al piano di sotto, vidi la porta di ingresso spalancata. Probabilmente era uscito per andare chissà fuori. Assurdo, non capivo più nulla di quello che stava succedendo. Mi precipitai in strada per cercare di ritrovarlo, ma appena misi piede fuori dalla porta ci fu come una scossa. Tutto intorno a me ballava, non riuscivo più a vedere. Chiusi gli occhi e cercai di ritrovare la concentrazione, eppure quando li riaprii mi ritrovai nella piazza vicino casa mia, ancora piena di gente per via dei festeggiamenti cittadini. Okay, forse era solo un sogno, perché non era possibile che mi fossi teletrasportato da casa mia alla piazza. O magari era stato Ausipan. Fatto sta che mi trovavo in mezzo ad una folla vestita decentemente, mentre io indossavo il pigiama, anche se nessuno sembrò farci caso. Dovevo tornare immediatamente.  Imboccai la strada di ritorno, quando un suono simile ad un tuono mi costrinse a fermarmi. Tutti i lampioni si spensero, la città cadde nel buio. L'unica luce proveniva dalla luna e dalle poche stelle in cielo, oltre che dai fuochi d'artificio. La gente cominciò ad andare leggermente nel panico, anche se non era a livelli preoccupanti. Io invece ero terrorizzato. Stavano accadendo troppe cose tutte insieme.

"Guardate il cielo!" Urlò un bambino. Levammo tutti lo sguardo verso l'alto, e ciò che vidi mi fece sperare con tutte le forze che stavo sognando. Doveva essere un sogno. Invece quando mi accorsi che quell'oggetto luminoso in cielo fosse Ausipan, capii che era tutto vero. Delle lucine arancioni ruotavano vorticosamente attorno a lui. Tutti si stavano chiedendo cosa fosse, e i fuochi d'artificio smisero di illuminare il cielo. Ad un certo punto però Ausipan alzò il braccio verso l'alto, e improvvisamente tutte quelle lucine si bloccarono nel cielo, assumendo un colore verde foglia, dalla forma leggermente appuntita, come fossero spade. Intravidi delle scintille crearsi alle estremità, e un attimo dopo si formò una sfera luminosa in tutti quegli strani oggetti. Dei raggi di luce, forse erano laser, partirono da quelle cose e cominciarono a colpire le persone. Il caos scoppiò proprio quando una donna davanti a me fu colpita dalla luce e vidi il suo corpo staccarsi dal bacino, per poi esplodere un secondo dopo. Quello che provai fu indescrivibile. Vomitai all'istante, ma le persone attorno a me mi impedivano di stare fermo. Riuscii a prendere il controllo di me e a rendermi conto di ciò che stava succedendo. Puzzavo da morire, ma l'unica cosa che contava in quel momento era scappare e non farsi uccidere da quei raggi. Anche se non c'era posto dove fuggire. Sentivo tantissime persone disperate urlare con la voce strozzata:"Per favore fermati!", "Nooo!", "Qualcuno mi aiuti!", "Che diamine sono quegli affari?" e cose così. Ciò che mi distrusse psicologicamente fu sentire le grida delle povere vittime un istante prima di saltare in aria come birilli. Non potrò mai dimenticare quell'esperienza allucinante. Nella folla mi parve anche di intravedere Lheksia. In effetti mi aveva invitato ad andare a vedere lo spettacolo di fuochi d'artificio insieme a lei, ma le rifiutai dicendole che ero troppo stanco. In quel momento mi odiai come non mai. Se avessi accettato il suo invito, non avrei sbirciato il corpo di Ausipan facendolo incazzare e distruggere la città. Ancora non mi capacitavo del perché stava succedendo tutto questo. Insomma, ero stato io a scoprirlo. Perché non uccidere solo me? In quel momento mi resi conto che doveva nascondere un segreto di importanza madornale, dato che stava radendo al suolo un'intero centro urbano.

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