Capitolo 9

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"Finiscila Elvenar, non è il momento." Sussurrò Ausipan, abbastanza seccato.
"Non possiamo andare, non servirà a nulla."
Vidi le mani di Ausipan stringersi in un pugno stretto, che gli stesse per dare una botta in faccia?
"Ah sì? E perché sentiamo?"
Elvenar esitò un istante, scegliendo bene ciò che avrebbe dovuto dire, ma fu nuovamente interrotto. Non capivo il senso di quelle sue parole.
"Ah già certo. Credi che mi faccia fermare da una stupida carta? Molla quelle fesserie. La tua adorata città salterà in aria tra meno di un minuto, e tu perdi tempo con quegli inutili tarocchi?"
Conoscevo Ausipan solo da qualche ora, tuttavia non credevo potesse essere così duro con le parole. O meglio, era il tono con cui parlava ad essere brutto. Sembrava che Elvenar fosse l'assassino...ma lui non mostrò alcuna emozione. Il suo volto era impassibile. I suoi occhi eterocromi erano di un colore acceso, riuscivo a vederli anche nella penombra. Ogni tanto bisognava essere freddi e distaccati come lui, probabilmente riusciva ad andare avanti grazie al suo forte carattere. Comunque sia, mancava veramente pochissimo tempo, e litigare poco prima di una bomba in procinto di esplodere non era proprio il caso.

"Ne potete parlare dopo? Cosa facciamo con Bahamus?"
All'inizio Ausipan sembrò sul punto di picchiare me, ma in un secondo tornò il suo solito sorriso, e non era per nulla tirato. Una piccola parte di me pensava Che soffrisse di doppia personalità. Non sapevo spiegare in nessun altro modo quel repentino cambiamento di stato d'animo.
"Uno di voi due lo deve distrarre. Io lo coglierò di sorpresa e lo imprigionerò nella dimensione compressa."
"Non puoi semplicemente sbucargli da dietro e aprire il cubo?"
"No, Bahamus appartiene ad una razza di Lienk molto evoluta. Ha quasi il totale controllo delle sue cellule corporee. Sembra impossibile, ma può manipolarle come gli pare e piace. Il cubo agisce direttamente sulle cellule, ma se un essere come Bahamus riesce a controllarle perfettamente, esse subiranno una sorta di rigetto e non riusciranno ad entrare nella dimensione compressa."
Oh cavolo. Per una volta ero riuscito a seguire tutto il filo logico del discorso, e avevo afferrato il concetto.
"Cosa possiamo fare allora?"
"Se distratto, il Lienk non potrà pensare alle sue cellule. Dovete fargli perdere tempo, così io lo imprigionerò senza che se ne accorga." Poteva funzionare, anche se era pericoloso.

Avanzammo carponi, io davanti ed Elvenar dietro di me. Riuscivo a sentire il suo respiro opprimermi. Quel ragazzo mi faceva davvero uno strano effetto. Bahamus stava toccando gli ultimi cavi della bomba. Le sue dita erano molto precise e sapevano con esattezza dove muoversi, probabilmente era un esperto nel commettere attentati su larga scala.
Il piano consisteva nel saltargli addosso, e successivamente immobilizzarlo in qualche modo. Ausipan ci diede delle manette non molto resistenti, ma che comunque sarebbero bastate per fermarlo un po'. Eravamo vicinissimi. Fortunatamente Bahamus era molto concentrato, e non si accorse di nulla. Inoltre, era quasi impossibile sentirci. O almeno credevo. Fino a quando non cominciai a percepire un fastidioso formicolio alle mie narici. Mannaggia alla polvere. Starnutii, e per quanto mi sforzassi non riuscii a trattenermi. Bahamus mi sentì. Si girò di scatto e parve riconoscermi. I miei occhi non erano ancora abituati alla vista di un essere senza testa. Sentii Elvenar imprecare sotto voce. Avevo rovinato tutto. O forse no, perché il nostro obiettivo era quello di distrarre il Lienk, e in un certo senso ci eravamo riusciti.

"Non dite una singola parola. So molto bene perché siete qui. Mi fa piacere informarvi che è stato tutto inutile." Alzò un telecomando con due pulsanti molto grandi, uno rosso e uno blu. Poggiò il suo ditone su quello rosso, ma non lo premette. Mi si gelò il sangue. Tanti pensieri affollavano il mio cervello. La città stava per saltare in aria, insieme a migliaia di cittadini innocenti. Io stavo per morire. La paura si stava impossessando di me. Fino ad un momento prima non avevo realizzato la gravità della situazione, era successo tutto troppo all'improvviso. Non ebbi il tempo di metabolizzare gli eventi. Sollevò il dito, per poi riabbassarlo. Era deciso a premere il pulsante.
"Addio esseri inutili." Disse senza nemmeno l'ombra di un'emozione.
Chiusi istintivamente gli occhi. Ma un secondo dopo il mio corpo ricevette una grossa spinta, perché finì pesantemente su Bahamus. Entrambi cademmo a terra. Sbattei la testa contro il duro pavimento. Per un attimo ebbi la vista annebbiata, ma bastò qualche colpo di ciglia per tornare a vedere come prima. Sentivo un liquido caldo scorrermi dalla tempia verso il basso. Pensavo fosse il mio sangue, tuttavia cambiai opinione quando vidi quella strana sostanza giallastra. Non emanava per niente l'odore del sangue. Era un tanfo penetrante. Capii immediatamente che si trattava del sangue di Bahamus...se così si poteva definire.
Provai ad alzarmi ma ogni mio movimento era bloccato dal peso del Lienk. Elvenar si avvicinò rapidamente. Spostando il corpo inerme di Bahamus, riuscì a liberarmi. Probabilmente era morto.
"Mi dispiace averti colto di sorpresa, ma mi è venuto di istinto. Ti sei fatto male?"

Feci no con la testa. Per qualche motivo, non riuscivo a parlare. Di sicuro ad Elvenar non mancava la forza nelle braccia. Quando mi rialzai, le mie ginocchia cedettero quasi subito. Mi girava tutto. Avevo preso un brutto colpo.
"Ce la fai a camminare?"
"Sì...ce la faccio. Pensiamo alla...bomba." Riuscii finalmente a dire.
Elvenar corse verso l'ordigno, ma entrambi sentimmo uno strano suono vicino a noi. Era Bahamus. Si alzò e restò immobile, il tutto in pochissimo tempo. Era vivo. Aveva ancora il telecomando in mano.
"Muahahah! Siete veramente degli inutili umani! Pensavate davvero di potermi fare fuori? Addio!"
Nella mia testa gridai di non farlo, ma non ebbi il tempo materiale di dirlo. Bahamus premette il pulsante rosso, che si illuminò all'istante. Era finita. Era tutto finito. Mi inginocchiai, preparandomi alla terribile esplosione che attendevo con rassegnazione.
 Non arrivò.
Sollevai lentamente la testa. Bahamus premeva in continuazione il pulsante.

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