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Jimin

L'aria nella stanza era grave, dalla finestra aperta arrivava una piccola brezza che mi concedeva dei piccoli attimi di tregua dall'afa che mi stava soffocando. Mi passai un dito nel girocollo della maglietta cercando di allargarlo, come se quel gesto fosse abbastanza per respirare meglio, avevo bisogno di ossigeno, avevo bisogno di aria pulita. Mi sembrava di essere finito in un forno. Buttai i piedi giù dal letto e sospirai, nella stanza aleggiava una luce soffusa prodotta dalla abat-jour posta sul comodino accanto a me. Mi avvicinai alla finestra spalancata e mi liberai dalla maglietta che ormai mi si era appiccicata addosso per il caldo. Lasciai che l'aria mi colpisse la pelle nuda del petto riuscendo a trovare un po' di sollievo, piccoli brividi incominciarono a scorrermi lungo la spina dorsale partendo dalla base della schiena e finendo col morire dietro al mio collo. Chiusi gli occhi e lasciai che la brezza notturna mi accarezzasse il corpo come un amante. Tutto ciò che riuscivo a sentire era il silenzio delle strade, riuscivo a percepire il lontano rumore dello sfavillare dei lampioni e in lontananza quello che pareva essere il verso di un gufo. Mi passai una mano tra i capelli e aprii gli occhi. Il volto rivolto verso la luna, sola nel cielo. Sola proprio come lo ero io. Mi strinsi le braccia intorno al corpo continuando a guardare quel corpo celeste che brillava su quel cielo così nero.

-cosa stai facendo? – un respiro caldo entrò in contatto con il mio orecchio e il mio corpo intero cominciò a formicolare, sentii due labbra morbide appoggiarsi leggere sul mio collo e succhiarne dolcemente la pelle, chiusi gli occhi e inclinai il capo. Mi tirò contro il suo petto e il mio corpo, che fino a quel momento aveva cercato aria fresca, fu contento di quel contatto, il calore della sua pelle si diffuse contro la mia, le sue braccia scivolarono sui miei fianchi e mi strinsero con una forza che non avevo mai sentito prima di quel momento –pensavi a me? – continuò con voce roca, io annuii appena.

-forse – percepii il suo sorriso sulla mia scapola e poi mi schioccò un bacio. Mi liberai dalla sua presa e mi voltai per riuscire a guardarlo in volto –non ti ho sentito entrare – gli toccai il naso con un dito e poi scesi con l'indice sulle sua bocca, indugiando sul labbro inferiore.

-sai che so essere molto silenzioso – nella sua voce riuscivo a percepire una punta di malizia, feci aderire il mio corpo al suo, pelle contro pelle. Incominciai a giocherellare con i capelli alla base del suo collo mentre fissai il mio sguardo sulla sua bocca mordendomi un labbro. Lo sentii ridere, una risata bassa e profonda, una risata tremendamente sexy degna del ragazzo che mi stava di fronte in quel momento. "Mio" pensai mentre con due dita mi faceva sollevare il volto fino a fare incontrare i nostri occhi.

-cosa ci fai qui? – chiesi cercando di cambiare discorso e di ignorare l'effetto che la sua presenza stava avendo sul mio corpo.

-mi mancavi – affondò il volto nel mio collo producendo un rumore ovattato –mi mancava la tua risata, mi mancavano i tuoi occhi, mi mancava la tua bocca, mi mancavi tutto – un sorriso comparve sul mio volto nel sentire le sue parole, mi sentii come un ragazzino con la sua prima cotta, bhè forse era davvero così - io non ti sono mancato ?- incominciò a camminare spingendomi verso il muro. Mi ritrovai incastrato tra la fredda parete e il suo corpo caldo –eh? – alzò la testa e mi guardò con il capo inclinato, riuscivo a sentire il battito del mio cuore nelle orecchie. Appoggiai le mani sul suo petto nudo.

-si – la mia voce era flebile in confronto alla sua, il mio corpo stava andando a fuoco.

-si – sorrise e mi passò una mano tra i capelli –sei felice di vedermi – cercai di ignorare l'effetto che le sue parole avevano su di me, ma ogni secondo diventava un'impresa sempre più difficile. Sul suo volto trionfava un ghigno maledettamente bello, cercai di guardare da un'altra parte, di focalizzare la mia attenzione su qualcos'altro, ma ovunque io guardassi vedevo la sua pelle nuda e avevo paura di abbassare lo sguardo. Il suo volto si fece più vicino al mio, il suo respiro colpiva le mie labbra, dovevo mantenere l'autocontrollo. 'Fanculo all'autocontrollo. Avvolsi le mie mani intorno al suo collo e lo attirai a me, intrappolai le sue labbra con le mie, la sua lingua si intrecciò alla mia, avevo le palpitazioni e fui felice di non essere il solo. Contro il mio petto riuscivo a sentire il battito del suo cuore, batteva all'impazzata. Le sue labbra intrappolarono il mio labbro inferiore e quando lo rilasciarono lo sentii pulsare. Lo spinsi contro il letto fino a farlo cadere sul morbido materasso. Mi sedetti a cavalcioni sopra di lui intrappolandogli il volto tra le mani e tempestandolo di baci, non mi ero mai sentito tanto vivo come in quel momento. Sotto di me riuscivo a sentire che lui mi desiderava tanto quanto io desiderassi lui. Feci scendere le mani fino al bottone dei suoi jeans e incominciai a litigarci per riuscire a slacciarli. Non appena ci riuscii lui mi fermò le mani e ribaltò la situazione, mi ritrovai con la schiena contro il materasso, lui che troneggiava sopra di me, finì di togliersi i pantaloni e poi passò ai miei, il tessuto morbido dei pantaloni della tuta scivolò via facilmente. Riprese a baciarmi lasciandomi senza fiato, sentivo la sua lingua accarezzare il mio palato, i suoi denti mordicchiarmi le labbra fino a che non sentii un sapore metallico sulla lingua, mi guardò con un sorriso soddisfatto e incominciò a frugare alla ricerca di qualcosa nel cassetto di fianco al letto su cui eravamo sdraiati, non ci voleva un genio per capire cosa stesse prendendo. Stretto tra l'indice e il medio teneva una bustina di plastica rossa, gliela sfilai dalle dita e scoccandogli un bacio sulle labbra l'aprii.

First LoveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora