-16-

903 61 14
                                    

Taehyung

- Andiamo – dissi premendo come un forsennato il tasto x del joystick. Il mio personaggio fece una doppia piroetta su se stesso, dei vortici azzurrognoli intorno alla gamba, e sferrò un calcio a quello di Jungkook, facendolo finire lungo disteso per terra, un luminoso "game over" che lampeggiava sullo schermo. Mi voltai a guardarlo, sfoggiandogli il mio migliore sorriso da "ho vinto io", e lui si grattò il collo facendo schioccare la lingua. – Non sai giocare – commentò rotolando sul letto e finendo a pancia in su.

Mi misi a ridere – Ti ho appena battuto.

- Si, ma hai schiacciato dei tasti a caso, quindi non sai veramente giocare, è solo fortuna.

Feci un espressione di disappunto, perché se c'era una cosa che Jungkook non sapeva fare, era perdere e abbandonai il Joystick sulla morbida trapunta gialla poggiando poi il mento sul pugno chiuso osservandolo dall'alto. Aveva chiuso gli occhi, le mani che ancora stringevano il joystick abbandonate sullo stomaco, il viso contratto come se stesse pensando a qualcosa che lo preoccupasse parecchio. Era da un po' di tempo a quella parte che, quando lui credeva io fossi troppo distratto per accorgermene, assumeva quell'espressione, come se dovesse sollevare un macigno, formato dalle sue preoccupazioni, sopra la testa. Rotolai accanto a lui, assumendo la sua stessa posizione e sentii il joystick schiantarsi sul pavimento. Gli posai un dito sulla fronte, proprio in mezzo alle sopracciglia e lui mi guardò ricevendo in risposta solo un sorriso.

- è una V – dissi premendogli il dito sulla fronte.

- Che cosa?

- Tra le tue sopracciglia – spiegai – c'è una v.

Tolsi il dito e gli posai sopra un bacio mentre lo sentivo ridere divertito, dio come stavo bene quando sorrideva, era come essere investiti da un'ondata di calore in pieno inverno.

- Sei preoccupato? – gli domandai tornando a sdraiarmi, la spalla che sfiorava la sua.

Lui scosse la testa – No, sono solo stanco.

- Hai sonno? – chiesi ingenuamente mettendomi a guadare il soffitto.

- No – rispose secco.

Presi un respiro e mi stiracchiai mentre la mente cominciava a viaggiare senza sosta, fino a quando non trovò qualcosa di interessante, qualcosa su cui valeva la pena soffermarsi.

- Posso chiederti una cosa?

- Cosa?

- Pensi mai a cosa sarebbe successo se tu fossi arrivato troppo tardi?

- Troppo tardi per cosa? – voltai il viso per guardarlo.

... Troppo tardi per impedirmi di precipitare.

- Intendo, se tu e io non ci fossimo conosciuti qui. Pensi mai a come sarebbe potuta essere diversa la tua vita?

- No – rispose rilasciando un piccolo sospiro – perché tu ci pensi?

Si puntellò con un gomito sul letto e poggiò la testa sulla sua mano per guardarmi dall'alto, i capelli che gli ricadevano disordinatamente sulla fronte.

- In effetti si – ammisi tornando a guardare il soffitto.

- E a cosa pensi?

- A un mucchio di cose. Come ad esempio che se non ti avessi mai incontrato probabilmente tutto sarebbe stato diverso ... proprio tutto.

Ed era vero, se non avessi incontrato Jungkook, Jimin e io non saremmo stati più nemmeno amici, divisi da quella strana creatura che si era frapposta tra di noi, quella creatura il cui nome non osavo pronunciare.

First LoveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora