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Jungkook

Quella mattina mi svegliai con un principio di mal di testa, quel mal di testa che aumenta con l'avvicinarsi del risveglio, quello che percepisci quando ancora sei addormentato e che sai ti tormenterà per il resto della giornata. Aprii gli occhi e sentii delle leggere fitte alle tempie insieme a una sensazione di soffocamento e bocca asciutta. Mi portai una mano sulla nuca mentre pian piano ricordi di quello che era successo la sera prima riaffioravano. Quando Tae se ne era andato erano passate da poco le dieci e quando Yoongi era tornato nella nostra camera erano le undici da ormai dieci minuti.

Tutto bene? Gli avevo chiesto.

Scrollata di spalle.

Vuoi parlarne?

No.

Mi ero lasciato cadere sul letto sentendo la schiena leggermente indolenzita mentre lui si toglieva la felpa nera rimanendo a petto nudo. La pelle chiara brillava alla luce della stanza ed ero totalmente rapito dal braccialetto troppo largo che aveva al polso che continuava a tintinnare a ogni suo movimento. Si era tolto rapidamente anche i pantaloni e in boxer si era lasciato cadere sul letto portandosi le mani sullo stomaco. Aveva fissato il soffitto per qualche minuto, minuti in cui il silenzio era davvero opprimente.

Hai sonno? Avevo continuato.

Perché volevo fare conversazione? Era il mio patetico modo di non pensare a quanto mi fossi sentito una bambola di pezza tre le mani di Taehyung poco prima? Quanto mi fosse sembrato freddo? Quando avrei voluto urlare quando mi aveva rovesciato come se stesse per portarsi a letto un perfetto sconosciuto?

Yoongi mi aveva guardato dalle palpebre socchiuse.

Sarei molto fortunato se riuscissi a dormire fino a domani mattina, aveva risposto portandosi le mani al viso. Le dita affusolate a nascondere gli occhi.

E se facessimo una partita? Gli avevo chiesto riuscendo a strappargli un sorriso.

Eravamo finiti a giocare a overwatch per tutta la notte, ridendo e scherzando come se ci fossimo dimenticati per un momento dei nostri problemi.

Voltai un poco il viso, guardandomi intorno e notai che il letto di Yoongi era vuoto, intatto come se non ci avesse dormito nessuno. Aggrottai le sopracciglia e notai un accumulo di coperte accanto a me, accumulo dal quale usciva una testa castana. Mi tirai a sedere e osservai la figura addormentata di Yoongi. Dovevamo esserci addormentati mentre giocavamo, pensai, non riuscendo a ricordare con esattezza come fosse finita la serata. Lentamente, cercando di non fare rumore, sgusciai fuori dal letto e mi stiracchiai la schiena mentre raggiungevo il telefono sulla scrivania. Erano quasi le nove e c'era un messaggio di Tae che probabilmente mi aveva mandato quella mattina. Poche righe, in realtà. Mi informava che era partito, che andava tutto bene e mi ammoniva di fare il bravo.

Da che pulpito viene la predica.

Poggiai il telefono sul comodino e puntai lo sguardo fuori dalla finestra guardando gli studenti affollare il campus, ognuno preso dai suoi pensieri, tutti incuranti di tutti. Avevo bisogno di uscire a sgranchirmi le gambe. Aprii l'armadio che condividevo con Yoongi e mi ritrovai a guardare come aveva riposto, in modo più o meno ordinato, le sue cose, come aveva appallottolato i suoi jeans ficcandoli sul fondo e come aveva appeso con cura l'unica camicia che gli avessi mai visto e l'unico paio di pantaloni che lui diceva essere eleganti quando in realtà altro non erano che un paio di jeans scuri. Sorrisi e frugai nell'armadio alla ricerca dei miei pantaloncini da corsa, si era inverno e si faceva freddo, ma non riuscivo a correre con i pantaloni lunghi, era più forte di me. Con fatica li trovai e li buttai sul letto quindi mi misi a cercare la maglietta.

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