Capitolo 16

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Sarah si appoggiò al banco della cucina, osservando il ragazzo accanto a lei mentre sbatteva con velocità le uova in una zuppiera: «Che c’è?» le domandò Rafael, versando una parte del composto nella padella riscaldata e iniziando a muoverla, in modo che l’uovo coprisse l’intera superficie.
«Niente.»
«Mi stai fissando.»
«Hai problemi con la gente che ti fissa?»
Rafael abbozzò un sorriso, regalando un’occhiata veloce alla ragazza e tornando poi a concentrarsi sulla futura omelette: «Cosa c’è?» domandò nuovamente, allungandosi e prendendo un mestolo di legno, iniziando a scostare il contorno della frittata: «Quando mi fissi così a lungo, vuoi sempre chiedermi qualcosa.»
«Sei stato anche con una cuoca?»
«Sarah!»
La ragazza sorrise, notando le guance di lui che si erano lievemente arrossate: «Non capisco perché, quando ti ho detto che Lila e Marinette sarebbero venute qui stasera, hai dovuto prendere possesso della mia cucina…»
«Perché la tua alternativa di cena sarebbe stata cibo ad asporto.»
«Che problemi hai con il cibo ad asporto?»
«Che problemi hai con il cucinare?»
«Nessuno. So cucinare, sai? Anche se tu mi prendi sempre in giro…»
«La cucina americana non è cucina. Semplice. Non è prendere in giro, è un dato di fatto! Chiedi a Lila…»
«Lila mi ha già fatto un discorso sul fatto che, in America, roviniamo la cucina italiana. Grazie, vorrei evitare il secondo round.» bofonchiò Sarah, incrociando le braccia e fissandolo con il broncio: «E, comunque, so cucinare. La so fare anche io una frittata…»
«Omelette.»
«Quel che è.»
Rafael sospirò, allungandosi verso il pensile dove Sarah aveva riposto i piatti e prendendone uno: lo posò sopra la padella e poi, velocemente, girò il tutto e sistemò l’omelette nella padella dalla parte che doveva ancora cuocere: «Non capisco perché te la prendi. Dovresti essere contenta di avere uno schiavo che cucina per te…»
«Non capisco perché cucinare quando si può tranquillamente ordinare qualcosa…»
«Sarah, cosa hai mangiato ieri?»
«Cinese.»
«E l’altro ieri?»
«Qualcosa di surgelato.»
«Mai pensato che la tua dieta sia squilibrata?»
«Dovresti vedere quella di mia madre…» commentò la ragazza, mettendosi a sedere sul bancone della cucina e fissandolo: «Non capisco perché cucinare quando sono sola. Lo reputo uno spreco di tempo.»
«Ma oggi non sei sola…»
«Sono Lila e Marinette.»
«Sarah, questo discorso ha un fine o lo stai facendo solo per farmi impazzire?»
La ragazza aprì la bocca, ma il campanello fece morire ogni risposta da parte di lei: «Salvato dal campanello.» dichiarò, balzando giù e andando ad aprire: Rafael rimase in cucina, sistemando il formaggio e le verdure sull’omelette e richiudendola, lasciandola cucinare un altro po’.
«Oh. Mi piacciono certe visioni…» commentò la voce di Lila, facendo sorridere il ragazzo: «Seriamente Rafael questi pantaloni fanno un effetto decisamente bello al tuo lato b.»
«Ciao, Lila maniaca.» la salutò il moro, voltandosi appena: «Mai visto un paio di jeans? Mi sembra che Wei li porti ogni tanto…»
«Sì, ma purtroppo – per quanto meraviglioso Wei sia – non ha il tuo stesso lato b, amico mio.»
«Lila, piantala.»
«Gelosa, Sarah?»
Rafael ridacchiò, sistemando l’omelette pronta su un piatto e mettendosi al lavoro sulla seconda: «Dovresti vederla. L’ultima volta è quasi saltata al collo di una sua compagna di università perché…»
«Ehi. Quella era stata con te.»
«Rafael, cosa hai fatto alla nostra dolce e innocente Sarah?» domandò divertita Lila, sistemandosi al tavolino e fissando l’americana: «Mi ricordo com’eri quando ti ho conosciuto: dolce, carina, gentile. E ora sei…sei…mh. Mi ricordi un po’ me.»
«E questo è male, tanto male.» bofonchiò Rafael, voltandosi e additando la propria ragazza con il mestolo: «Fai reset e torna come prima.»
«Cosa?»
«Non voglio un’altra Lila nei dintorni. Forza. Torna la mia Sarah.»

Wei sorrise all’uomo che aveva aperto la porta, diventando immediatamente serio non appena vide lo sguardo preoccupato del maestro: «C’è qualcosa che non va?» domandò, entrando nell’abitazione e togliendosi il soprabito.
Fu scosse il capo, lasciando andare un sospiro: «Pensavo fosse Alex.» bofonchiò l’ometto, facendogli cenno di andare nella sala principale della casa: «Ma lui non avrebbe suonato…»
«Oggi aveva un appuntamento, no?»
«Sì. Penso sia ancora con quella ragazza.» continuò Fu, accomodandosi al tavolino basso e tamburellando le dita sul legno: «Quindi credo sia inutile preoccuparmi. E’ Alex, cosa può succedergli?»
«Che una donna, posseduta da uno spirito maligno cinese, gli inserisca un cristallo nero e lo soggioghi con il suo potere?» domandò Wei, divertito: «Sicuramente è con quella ragazza. Mi sembrava molto preso…»
«Oh. Lo è, lo è. Mi ha fatto ammattire a furia di osannare la sua bella.» bofonchiò l’anziano, alzando gli occhi al cielo: «E la tua dov’è?»
«Con Marinette e Sarah.»
«Una serata di riposo, eh?»
«Non capisco perché tutti pensiate che stare lontano da Lila sia…» Wei si fermò, massaggiandosi il mento: «…la cosa migliore. Io non la vedo così.»
«Perché tu pensi con altre parti che non sono il cervello.»
«O forse perché Lila non è il demone che tutti dipingete.»
«Ne sei certo?»
«Sicurissimo.»
Fu annuì, spostando lo sguardo sull’orologio e lasciando andare un sospiro: «Do ancora un’ora a quel ragazzino, poi sguinzaglio voi sette per tutta Parigi, finché non lo trovate.»

Miraculous Heroes 3 {Completata}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora