Adrien si sistemò il maglione, voltandosi verso il letto e osservando la ragazza che dormiva profondamente: sorrise, avvicinandosi e sdraiandosi al suo posto, allungò le dita e carezzò il dorso della mano posata sul cuscino, indugiando sulla fede all’anulare.
Sua moglie.
Marinette era diventata sua moglie.
Aveva fantasticato tante volte, ma nessun sogno a occhi aperti raggiungeva la perfezione della realtà o l’emozione che appellare in quel modo, la ragazza che dormiva, gli provocava: sentiva il cuore battere più velocemente nel petto e un qualcosa crescere dentro di lui.
Orgoglio? Forse.
Possesso? Senza ombra di dubbio, era un tipo decisamente possessivo.
Felicità? Sicuramente sì.
Non sapeva dare una definizione a ciò che sentiva, ma era forte e potente dentro di lui.
Marinette borbottò qualcosa nel sonno, voltandosi nella sua direzione e Adrien rimase a fissarla, spostando la mano e portandole indietro una ciocca di capelli: «Abbi pietà di me…» mormorò la ragazza senza aprire gli occhi e facendolo ridere: «Voglio dormire.»
«Ed io che pensavo di svegliare la mia bella addormentata con un bacio.»
«Cambia fiaba.»
Adrien ridacchiò, avvicinando il viso a quello della mora e posandole le labbra sulla tempia: «Mi piacerebbe assecondare i tuoi bisogni di coccinella pervertita e depravata…» si tirò su, in tempo per vedere le palpebre aprirsi e le iridi azzurre fissarlo indispettite: «Ma sono in ritardo.»
«E’ già ora di alzarsi?» domandò Marinette, tirandosi su e fissarlo, massaggiandosi le braccia per il freddo e guardandosi attorno alla ricerca di qualcosa.
Adrien recuperò la felpa candida, che di solito la ragazza indossava appena alzata, e gliela porse: «Ti ho mai detto che adoro questa tua camicetta da notte?» domandò, facendo il giro del letto e aiutandola ad alzarsi: «La trovo semplicemente adorabile.»
«Sì. Ogni volta che la indosso» dichiarò la mora, sorridendogli mentre Adrien le tirava su il cappuccio: «Penso di averlo capito alla quarta volta, però fa sempre piacere sentirtelo dire.»
«Ottimo. Non avevo in mente di smettere» dichiarò Adrien, prendendo i lembi della felpa e tirando la ragazza verso di sé, dandole poi un bacio a stampo sulla bocca: «Sul tavolo ci sono le brioches di tuo padre. E i biscotti per Tikki.»
«E’ passato anche oggi?»
«Approfittiamone finché possiamo, my lady» dichiarò il biondo, posandole la testa contro la spalla e baciandole il collo: «Non voglio andare…»
«Non andare» mormorò Marinette, passandogli le braccia attorno alle spalle: «Rimani con me.»
«Mi stai mettendo a dura prova, mon coeur» sospirò Adrien, ricambiando l’abbraccio e cullando la ragazza: «Ma se non vado mio padre mi uccide, stavolta lo fa sul serio.»
«Ma non avevi un servizio per 93 Style oggi?»
«Sì, con Rafael. Dove indosseremo abiti della marca Agreste e daremo alle fans nuove foto da attaccare nelle loro stanze, un po’ come faceva una certa coccinellina di mia conoscenza…»
«Adesso sì, che non voglio che tu vada a fare questo servizio.»
«Perché sai i pensieri perversi che potrebbero avere?»
«Forse.»
«Forse…» Adrien sospirò, intrecciando le mani dietro la schiena di Marinette: «Stiamo facendo progressi» dichiarò, dandole un nuovo bacio e allontanandosi da lei: «Vado adesso.»
«Ok.»
«Ci vediamo oggi pomeriggio al meeting indetto da Lila?»
«Tutti allo Starbucks allegramente.»Thomas sbadigliò, osservando la professoressa mentre stava segnando qualcosa alla lavagna: sarebbe stato ucciso dalla noia, da un momento all’altro. Ne era certo.
Sbuffò, incrociando le braccia e appoggiandovicisi il viso, sentendo Jérèmie ridacchiare al suo fianco: «Manca poco alla fine dell’ora» lo consolò l’amico, segnandosi qualcosa sul tablet e tenendo l’attenzione sulla donna.
Thomas stava per ribattere, quando un rumore assordante lo fece balzare in piedi, assieme a molti altri compagni: senza attendere alcunché il ragazzo si calamitò fuori dalla classe, ignorando l’urlo dell’insegnante e osservando sorpreso ciò che aveva davanti agli occhi: «C’è Golem nella mia scuola?» domandò, osservando il mostro, fatto completamente di roccia, che tanto gli ricordava il pokemon.
Si guardò attorno, scattando verso la zona ove era la palestra e attraversando velocemente la distanza che lo separava, elencando mentalmente le cose da fare: arrivare negli spogliatoi, controllare che non ci fosse nessuno, chiamare gli altri e poi trasformarsi.
Sì, poteva farcela.
Girò l’angolo, continuando a correre e osservando il mostro che, usando la forma sferica del suo corpo, rotolava per tutto il piazzale interno, distruggendo tutto ciò che trovava: i professori stavano cercando di mettere al sicuro la maggior parte degli alunni e Thomas osservò molti suoi compagni guardare pietrificati la creatura.
Sorrise, vedendo davanti a sé la porta dello spogliatoio e aumentò l’andatura, allungando una mano davanti a sé e aprendola, fiondandosi all’interno e addossandosi poi contro di questa; si tastò le tasche della felpa, alla ricerca del cellulare: «Rispondi…» mormorò, una volta composto il numero di Alex e rimase in attesa, finché non sentì l’americano rispondere all’altro capo: «Alex! C’è una creatura di Dìcoso!»
«Thomas? Cosa?»
«Alla mia scuola, è apparsa una creatura di Dìcoso.»
«Dì Ren, Thomas. Dì Ren.»
«Sì, del tipo.»
«Contatto subito gli altri.»
«Ottimo» Thomas chiuse la chiamata, osservando il cellulare e si guardò velocemente attorno: «Nooroo» mormorò, voltandosi verso il kwami violetto: «Trasformami»
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Miraculous Heroes 3 {Completata}
Fanfic[Sequel di Miraculous Heroes e Miraculous Heroes 2] La minaccia di Maus è stata sventata, ma non c'è pace per i nostri eroi: il mistero dell'uccisione degli uomini del loro nemico non è stato risolto e un nuovo nemico trama nell'ombra... #170 in...