Capitolo 19

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Bridgette osservò lo specchio che, sul fondo del magazzino di Fu, dominava la scena: quando era stata liberata da Chi You aveva chiesto all’amico di tenere l’oggetto e non l’aveva più voluto vedere. Almeno fino a quel momento.
Si fece largo fra le cianfrusaglie, che il cinese aveva recuperato nel  corso degli anni, e si fermò davanti la superficie riflettente, allungando una mano e carezzando la spaccatura che si era creata nell’esatto momento in cui Ladybug la liberava dalla presenza del demone cinese: «Stai bene, Bridgette?» le domandò la voce stanca di Fu, dietro di lei e la donna annuì.
«Per due secoli ho combattuto contro la sua presenza.» mormorò, socchiudendo gli occhi e tornando indietro con la mente, quando lei non era mai completamente sola: «Lo sentivo dentro di me, sentivo la sua presa e lottavo per non perdere il controllo. Usavo il suo potere perché volevo i Miraculous, in questo modo pensavo che mi sarei liberata o che sarei morta.» strinse le dita a pugno, alzando il viso: «Volevo avere pace ed essere libera. Non m’importava di morire…»
«Bridgette.»
«E adesso scopro che tutto ciò che ho sofferto è stato solo una mossa di un tizio millenario, che stava preparando la sua parte di scacchiera. Perché? Perché io?»
«Perché tu eri l’unica fra noi che potevi sopportarlo, Bri.» mormorò Felix, entrando nella stanza e poggiandosi contro lo stipite della porta: «Kang lo sapeva, conosceva la tua forza.»
«Non voglio parlare con te. Né vederti.»
«Bri…»
«Il mio nome è Willhelmina Hart.»
«No, il tuo nome è Bridgette Hart, Bri.» sbottò Felix, fissandola serio: «E non mi interessa se non vuoi parlare con me, né vedermi. Io voglio farlo: sono due secoli che aspetto di poter essere di nuovo con te, e…»
«Fu, puoi buttarlo fuori? Per favore.»
«Andiamo, Felix.» sospirò l’anziano, rimasto in silenzio fino a quel momento: «Se ho imparato una cosa, in tanti anni, è che c’è sempre un momento per ogni cosa. E se una donna non vuole parlare, non parlerà finché lei non lo deciderà.»
«Fu…»
«Andiamo, Felix.»
Bridgette rimase in silenzio, ascoltando i due uscire dalla stanza e, solo in quel momento, scivolò a terra: il dolore, la solitudine, la lotta incessante con Chi You, il senso di colpa per non aver svolto il suo ruolo…lei non aveva avuto la forza di affrontare tutto ciò, aveva lottano all’inizio ma poi si era arresa a quel demone che la possedeva.
Per cosa?
«Ehi, babbiona. Che combini qua da sola?»
«Alex…» sospirò la donna, voltandosi e osservando il ragazzo avanzare verso di lei: «Vorrei essere lasciata in pace.»
«Piccola domanda: tu hai avuto problemi con il tuo riflesso?»
«Cosa?»
«Mi spiego: dopo che sono stato quel figo di Mogui, per un po’ avevo problemi a specchiarmi. Non so, magari avevo paura di rivedere quel brutto muso…»
«Deciditi: o eri figo o avevi un brutto muso.»
«Sono talmente incredibile, che ero capace di esser figo pure con un brutto muso come quello di Mogui.»
Bridgette sorrise, scuotendo il capo: «Solo tu, Alex. Solo tu.» mormorò, fissando il proprio riflesso: «Ho problemi anche ora. Ogni volta che vedo me stessa allo specchio, temo che quest’altra prenda vita e mi parli come faceva quell’essere: la sua compagnia, per tanto tempo, deve avermi segnata.»
«Fu dice sempre che ciò che ci segna, ci rende forti. E solo chi non combatte non ha cicatrici.»
«Fu dice anche che la fantasia hawaiana sta bene su tutto.»
«Vero anche questo.»
La donna sorrise, voltandosi verso il ragazzo, chino accanto a lei, e allungò una mano per carezzargli la testa: «Sei diventato veramente maturo, Alex.»
«Lo sono sempre stato, ma non ve ne siete mai resi conto.»
«E passi troppo tempo con Adrien e Rafael.» sbuffò Bridgette, incrociando le braccia: «Stesso narcisismo ed egocentrismo, se ora si aggiunge anche quell’altro di là…»
«L’altro di là è qui alla porta.» sbuffò la voce di Felix, attutita dal legno dell’uscio: «Con Fu.»
«Dovevi per forza dirgli che c’ero anch’io? Maledetto!»
«Se la sarebbe presa con me e basta, altrimenti. Poi siamo compagni d’arme e bisogna condividere gioie e sofferenze.»
«E quando mai saremo stati compagni d’arme? Ogni volta che c’era da combattere, te ne stavi appollaiato da qualche parte e…»
«Controllavo la situazione e vi dirigevo. Cavolo, non c’era nessuno che avesse un minimo di esperienza militare! Forse Pavao. Forse.»
«Vorrei andare a casa mia…» sospirò Bridgette, scambiandosi un’occhiata con Alex: «Ma per farlo dovrei passare da quella porta e fra quei due…»
«Anche io vorrei andare in camera mia e per farlo dovrei fare la stessa cosa. E ho pure lasciato il cellulare di là.»

Miraculous Heroes 3 {Completata}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora