Capitolo 52

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Lasciò andare il respiro, accorgendosi solo in quel momento di aver trattenuto l’aria, mentre entrava nell’edificio che fungeva da consolato italiano: si guardò intorno, osservando i pochi impiegati che ciondolavano nell’atrio, adocchiando in un angolo quella che sembrava la reception; alzò il mento, avvicinandosi a passo deciso e sorrise alla donna dall’altra parte del tavolo, facendo vagare lo sguardo sul viso che non aveva niente di eclatante e i vestiti ordinari.
Una classica segretaria, come ne aveva viste molte nella carriera del padre.
«Ho un appuntamento con il signor Rossi» mormorò, sistemandosi la cinghia della borsetta sulla spalla e regalando un nuovo sorriso allo sguardo dell’altra donna che passava in rassegna la sua mise e il suo aspetto: «Sono sua figlia, Lila.»
La donna strinse le labbra, prima di annuire e allungare una mano verso l’apparecchio telefonico, alzando poi la cornetta e digitando un breve numero: «Sì, Tommaso?» domandò la donna, non appena qualcuno rispose dall’altra parte: «C’è una ragazza qui. Dice di essere la figlia di Ruggero…ah. Perfetto. Allora, la mando su» annuì ancora una volta, scostandosi poi la cornetta dall’orecchio e posandola nuovamente, alzando alla fine lo sguardo su di lei: «E’ attesa.»
«Lo so» disse Lila, sorridendo appena e trattenendosi dall’alzare gli occhi al cielo, mentre la donna le indicava un corridoio alla sua destra con un cenno del capo; si voltò nella direzione indicata e stranamente sentì le gambe pese, compiendo il primo passo con molta lentezza e fatica.
Più copriva la distanza che la separava dall’ufficio del padre, ogni passo sempre più difficoltoso dei precedenti.
Si fermò davanti una porta che ben conosceva, ricordando l’ultima volta che era stata lì: il giorno della sua partenza da Parigi aveva voluto incontrare il genitore prima di lasciare il suolo francese, trovando solo una porta chiusa e un impiegato che la informava che il deputato era partito poche ore prime.
Abbassò lo sguardo, osservando Vooxi fare capolino dalla borsetta e fissarla con i penetranti occhi violetto, mentre lei alzava la mano e stringeva le dita tremanti a pugno, abbassandolo poi sul legno della porta e colpendola, ascoltando il rumore sordo e poi ripetendo l’intera operazione una seconda volta: «Avanti» la voce dall’altra parte la bloccò con la mano a pochi centimetri dalla porta e il suo cuore accelerò i battiti, mentre l’irrequietudine s’impadroniva di lei.
Voleva entrare.
Non voleva entrare.
Voleva vederlo.
Voleva andarsene il più lontano da lì.
«Puoi farcela» mormorò il piccolo kwami, nascondendosi poi nella borsa mentre lei scivolava con la mano fino alla maniglia, stringendo il freddo metallo nel palmo e abbassandolo, spingendo in avanti la porta e osservando l’interno della stanza: non era cambiato poi molto da quando era andata lì l’ultima volta, qualche anno prima, osservando i mobili di legno scuro che risaltavano contro le pareti color crema, il pavimento di marmo nero e, sulla parete opposta rispetto alla porta, la grande vetrata che donava luce all’intera stanza.
Lila fissò l’uomo chinò sulla scrivania, che non aveva alzato la testa quando lei era entrata e rimase ferma sulla soglia, indecisa su cosa fare: palesare la sua presenza? Rimanere in silenzio finché suo padre non avesse alzato la testa e scorta? Sapeva che era lì, sapeva che aveva bussato e che era entrata eppure, come sempre, il lavoro veniva prima di tutto: «Puoi entrare» mormorò l’uomo, riscuotendola appena e alzando un attimo lo sguardo, prima di abbassarlo nuovamente sulle carte che aveva davanti a sé: «Finisco di controllare questo resoconto e poi parliamo.»
Lila annuì, guardandosi attorno e lasciando andare un sospiro, mentre puntava una delle due sedie poste davanti la scrivania del padre e si accomodò su una di esse, sistemandosi la borsa in grembo e lisciandola appena, quasi trovando conforto in quel gesto: dentro c’era Vooxi ed era certa che il piccolo kwami le stesse dando tutto il supporto possibile e immaginabile, mentre suo padre continuava a mettere il lavoro prima di tutto.
Prima della moglie scomparsa.
Prima della figlia che non vedeva da qualche anno.
Rimase in silenzio e immobile, come aveva imparato fin da piccola mentre studiava la fisionomia del padre: era invecchiato, i capelli scuri avevano fili d’argento che erano in maggioranza e lo sguardo era contornato da profonde occhiaie, le spalle erano curvate in avanti e gli abiti stropicciati.
Tutto dava un aspetto generale di stanchezza e di un uomo che si riposava veramente poco.
«Come stai?» le domandò, facendole notare anche la nota stanca che aveva la voce dell’uomo, mentre l’osservava chiudere il fascicolo di foglie che aveva davanti e piegare le labbra in un sorriso, che non arrivava agli occhi: «Perdonami, per quanto tua madre mi faccia ammattire devo mandare avanti il lavoro.»
«Non ci sono problemi.»
Ruggero annuì, lasciandosi andare sulla poltrona e osservando la figlia, socchiudendo appena le palpebre: «Ti trovo bene» mormorò, annuendo con la testa e riaprendo gli occhi: «Rispetto all’ultima volta che ci siamo visti.»
«L’ultima volta che ci siamo visti mi hai intimato di andarmene da Parigi.»
«Eri diventata incontrollabile, Lila.»
«Immagino i brividi di paura, quando sono tornata l’anno scorso.»
«Sì»
Lila inspirò profondamente a quell’affermazione secca del genitore, lasciando andare l’aria e voltandosi di lato, stringendo le labbra: «Non so se sono dispiaciuta o meno di aver deluso le tue aspettative» commentò, scuotendo il capo e posando nuovamente lo sguardo sul padre: «Torno e me ne sto tranquilla tranquilla: vado a scuola, frequento i miei amici…»
«Ti iscrivi a Scienze politiche» disse Ruggero, intrecciando le mani sull’addome e sorridendo: «Tale padre, tale figlia.»
«Solo perché le materie erano facili e non avevo tanto da studiare. E’ per questo che ho scelto quella facoltà.»
«Vuoi convincere me o te, Lila?»
«Vogliamo parlare della mamma? Tua moglie. Sparita nel nulla.»
«Ho ricevuto una chiamata proprio stamattina» dichiarò Ruggero, sorridendo appena: «E’ andata in una spa e tornerà questo fine settimana.»
«Quindi perché sono venuta qui?»
«Perché volevo vedere mia figlia» dichiarò spiccio Ruggero, continuando a tenere il sorriso in volto: «Non ci vediamo da parecchio, Lila.»
«E non certo perché l’ho voluto io, papà» decretò la ragazza, enfatizzando l’ultima parola e scuotendo il capo: «Mi avete mandato via e, quando ero dalla nonna, mi telefonavate raramente. Sono tornata a Parigi e quando mi avete contattato tu e la mamma? Te lo dico io: mai. Mamma l’ha fatto non appena ha saputo che avevo un ragazzo e vivevo con lui…» si fermò, inspirando profondamente e lasciando andare l’aria: «Per cosa poi? Offenderlo e provarci con lui.»
«Mi dispiace…»
«Ti dispiace di cosa, papà?»
«Di tante cose, Lila» mormorò Ruggero, scrollando le spalle e socchiudendo gli occhi: «Io ero in una situazione delicata e tu venivi continuamente akumatizzata da Papillon: volevo proteggerti, ma tua madre premeva per l’incarico qui al consolato. Farti tornare in Italia è stata la decisione che mi sembrava migliore e poi…» l’uomo si fermò, lasciando andare un sospiro: «Non ho mai pensato a come ti sentivi e a quello che avresti provato.»
«L’ho notato.»
«Lila, io…»
Lo squillo del cellulare fermò Ruggero dal continuare e rimase in silenzio, osservando la figlia aprire la borsetta e prendere il cellulare, lasciando andare un sospiro dopo aver visto lo schermo: «E’ una chiamata che non posso rifiutare» mormorò Lila, stringendo la presa sull’apparecchio e lo sguardo fermo su di lui: «Io…»
«Vai pure. Ci saranno altre occasioni per parlare» Ruggero si fermò, socchiudendo gli occhi e sorridendole: «Ammetto di aver usato la sparizione di tua madre come scusa per rivederti, Lila.»
Lila piegò le labbra in un tenue sorriso, scuotendo la testa e alzandosi dalla sedia, spostandosi poi dietro di essa e poggiando le mani sulla spalliera, continuando a tenere il telefono squillante fra le dita della sinistra: «Sei pessimo, papà.»
«Ogni cosa per incontrare nuovamente mia figlia.»
«Potevi farlo prima.»
«Avevo paura.»
«E di cosa?»
«Di non essere perdonato da te, Lila.»

Miraculous Heroes 3 {Completata}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora