Capitolo 10

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«Come stai?» Thomas osservò la sorella, mentre beveva il latte caldo che la madre aveva preparato per lei: «Vuoi…»
«Sto bene, Thomas.»
«Io proprio non capisco…» mormorò la loro madre, poggiata contro il lavello della cucina con le spalle rivolte verso i due figli: «Papillon era sparito o comunque aveva smesso di fare questo. Perché? Perché proprio a mia figlia?»
«Mamma, io…»
«Non è colpa tua, Camille» mormorò Thomas, stringendo le mani a pugno e abbassando lo sguardo: la colpa era totalmente sua, che non aveva dato retta a Nooroo e aveva agito d’impulso.
Era tutta colpa sua se sua sorella…
«Tuo fratello ha ragione: non è colpa tua. E’ colpa di Papillon!» sbottò la madre, voltandosi verso di loro: «E spero che gli eroi di Parigi lo prendano e lo sbattano in prigione e gettino la chiave da qualche parte. Quel…quel…quell’essere deve marcire!»
Thomas alzò lo sguardo, fissando la madre e annotandosi mentalmente che, se mai la donna fosse venuta a conoscenza del fatto che il figlio adesso era un supereroe, non doveva fare assolutamente menzione del fatto che aveva accidentalmente akumatizzato la sorella.
«Mamma, esageri» sbuffò Camille, bevendo un sorso di latte e posando lo sguardo sull’orologio: «Thomas. Ma non avevi gli allenamenti oggi?»
«Gli allenamenti! Cavolo!»
«Thomas Lapierre, il linguaggio!»
«Ma mamma, ho solo detto ‘cavolo’.»
«Vuoi sfidare tua madre?»
«Ci conviene non farla arrabbiare, Thomas. Soprattutto ora che Papillon akumatizza di nuovo.»
«Come se io fossi tanto scemo da akumatizzare mia madre quando è arrabbiata con me…» bofonchiò Thomas, uscendo velocemente dalla cucina e andando a recuperare il borsone del calcio.
«Hai detto qualcosa?»
«No, niente. Io vado agli allenamenti!»

Lo sguardo verde era rivolto al palazzo, le mani infilate nelle tasche del giaccone e poteva avvertire su di sé lo sguardo fisso di Plagg: «Cosa c’è?» domandò dopo un po’, stanco del kwami che lo guardava: «Vuoi altro camambert?»
«No, in verità mi chiedo perché siamo qui, come due dementi a fissare un palazzo» sentenziò Plagg, facendo capolino dalla tasca e indicando con una zampetta il palazzo di fronte: «Vivo con te ventiquattr’ore su ventiquattro quindi posso escludere tranquillamente il fatto che tu abbia un’amante. Perché siamo qui?»
«Perché non ti fai gli affari tuoi?»
Plagg lo fissò, inclinando il capo e piegando la bocca in un sorriso diabolico: «Perché siamo qui?» domandò nuovamente, sapendo benissimo quanto lo avrebbe infastidito.
Il parigino sospirò, tenendo lo sguardo fisso in quello del kwami, portandosi poi una mano alla nuca: «Mentre correvamo per andare a salvare la sorella di Thomas…» iniziò, alzando la testa e osservando il balcone dell’ultimo piano: «Ecco, con Ladybug mi sono fermato qua e…»
«E…» lo incitò il kwami, quasi come se stesse pendendo dalle sue labbra: «Cosa hai visto?»
«Una casa.»
«Una casa?»
Adrien sorrise, inspirando profondamente e sentendo l’aria fredda entrare nelle narici, poi rilasciò andare tutto: «Sì. Ed è…» si fermò, scuotendo il capo: «Perfetta. Perfetta per Marinette e me.»
Plagg sbatté le palpebre, inclinando la testa: «Non è un po’ presto?» domandò, massaggiandosi il mento con la zampina: «Insomma, nel tuo grande piano, il matrimonio ci sarà quando tutti e due lavorerete e…»
«Stavo pensando…»
«Ah. Sei capace di farlo?»
«Plagg…»
«Ok, stavi pensando a cosa?»
«Io sono un modello, no?»
«Purtroppo ribadisci questa cosa ogni volta che giri per la stanza nudo.»
«Ti ripeto che quella è camera mia e sono libero di fare come voglio.»
«Ok, sentiamo il grande piano, parte seconda. Sei un modello…»
«Rafael si mantiene da solo e ha pure molti soldi da parte» spiegò Adrien, poggiandosi contro il muro e osservando il palazzo dalla parte opposta della strada: «Perché non potrei fare lo stesso? Io e Marinette potremmo…»
«Pensi davvero che quella ragazza si lascerà mantenere? Andiamo, ho imparato a conoscere un po’ Marinette e devo dire che quella ragazza ha preso da Tikki quella stramaledetta indipendenza. Tikki era uguale da umana: mai una volta che si facesse aiutare o che si lasciasse consigliare.»
«Ma non sarebbe per sempre» mormorò Adrien, inspirando profondamente: «Forse sto facendo una cavolata.»
Plagg lo fissò in silenzio, voltandosi poi verso il palazzo e sorridendo quando vide un uomo uscire dal portone di ingresso con una coppia: «Ehi, quello ha tutto l’aspetto di un agente immobiliare» dichiarò, indicando il tipo che stava stringendo la mano all’altro uomo: «Ce lo facciamo un giretto in quella casa?»
«Ma…»
«Andiamo, dai!»

Miraculous Heroes 3 {Completata}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora