«Dormi qui con me»
Non sapevo il perché, ma sentivo di avere un estremo bisogno della sua presenza accanto a me.
Era certo ormai che insieme a lui mi sentivo bene, serena. Non mi sentivo sola.«D'accordo» rispose prima di ritirare il suo braccio dalla mia mano, e dirigersi verso l'altra parte del letto, per poi stendersi accanto a me.
Appena sentii il materasso affossarsi accanto me, mi venne l'istinto di aprire gli occhi.
Me lo trovai accanto, che mi rimboccava le coperte, come un padre fa con la propria figlia.
Mi avvicinai a lui, cautamente a causa della gamba malfunzionante, mentre lui mi aiutava ad avanzare.
Eravamo faccia a faccia, io avevo indosso una sua maglietta, ed eravamo nello stesso letto. Stranamente non provavo vergogna o imbarazzo nei suoi confronti. Sta di fatto che trovai il coraggio si chiedergli di dormire insieme a me.
Mi sorrise, a mi strinse a sé, cingendomi la schiena con un braccio, mentre con l'altro reggeva il capo.
Gli sorrisi anch'io, e ci stringemmo in un abbraccio.«Grazie...» gli sussurrai in un'orecchio.
«E di che? Puoi tenertela la maglietta.»
«Che idiota...» scherzai
Rise, e continuò.
«Non ti avrei mai lasciata lì a marcire per niente al mondo. Piuttosto sarei rimasto anch'io lì dentro.»
A quelle parole sorrisi contro il suo petto, mentre lo stringevo sempre di più.Mi sentivo protetta tra le sue braccia, tra le braccia di quel gigante buono.
Sentii che lui mi stava accarezzando i capelli, con un gesto pieno di amorevolezza e delicatezza, con un tocco rilassante. Intrecciava le mie ciocche di capelli tra le sue grandi mani, ed era una sensazione magnifica, quasi surreale.
«Dormi, domani sarà una lunga giornata.»
Disse con un tono di voce assai basso e caldo, mentre continuava a passare le sue sottili dita tra i miei capelli.
«Dove ci nascondiamo stavolta?» domandai a tono.
Sospirò.
«Per ora é meglio sparire da New York. Ho un amico che ci potrà ospitare a Buffalo.»
«Oh. Va bene.»Ci fu un lungo momento in cui ci fissammo intensamente negli occhi, ed é lì che mi venne un pensiero assurdo. Quello di eliminare la distanza che ci separava, e di unire le nostre labbra in un bacio.
Risi di me stessa e della mia sciocchezza infantile.Abbassai lo sguardo ridendo.
«Perché ridi?»
«Lascia perdere. Stavo pensando... no, nulla. Una cosa stupida.»
Dissi per poi allontanarmi, ma lui mi riprese a sé.
«Ehi, non vergognarti di me. Voglio esserci quando serve. Non posso essere un solo fantasma per te.»
Mi alzò il volto con la mano, e incontrai il suo sguardo, colmo di dolcezza infinita.Trovai il coraggio di parlargli.
«É che... prima...»
Mi bloccai, e lui mi guardava come per incalzarmi a continuare.
«Prima mi era venuta una voglia assurda di...»
Abbassai lo sguardo per un breve momento, e poi lo rialzai, pronta ad affrontare qualsiasi sua reazione.
«Di darti un bacio...»Realizzai di aver appena detto ciò che in un momento di lucidità non mi sarei mai sognata di dire, e chinai il capo, pronta per una sua risata.
Ero pronta a sentirmi chiamare "pazza pervertita" o anche peggio, oppure ero pronta a sentirlo andare via sbattendo la porta, ridendo come un matto. Ero pronta e sicura che sarebbe successo qualcosa di questo tipo.
Ma lui mi sorprese.«Fallo»
Una parola secca, quasi un ordine.
Al che alzai il capo di scatto. Pensai che stesse scherzando. Ma lo vidi più serio che mai.
Socchiusi leggermente le labbra, e lo guardai aggrottando leggermente le sopracciglia...«C-cosa?»
«Allora fallo...»
Si avvicinò a me, in quel momento riuscivo a sentire il suo respiro sulla pelle, tanto erano vicini i nostri volti.«Baciami» sussurrò contro le mie labbra, provocandomi uno strano brivido dietro la schiena, intenso, potente, piacevole.
Potevo sentire i battiti del mio cuore, e in quel momento erano molto accelerati. Quasi stava scoppiando.Io non gli risposi, né tantomeno mi mossi di un centimetro. Ero come paralizzata. Il cervello era fritto, non sapevo cosa stava succedendo. Mi limitavo a fissarlo negli occhi, immobile. E poi successe tutto così in fretta...
Con uno scatto fulmineo si posizionò su di me, ma non sentivo il suo peso.
Stava poggiato sui gomiti, e il suo volto era appiccicato al mio.«J-James...» balbettai contro il suo volto, mentre lo prendevo tra le mani.
«Baciami, ti prego»
Disse prima di poggiare la sua fronte sulla mia.
Se quello di poco prima era un ordine, questo adesso appariva quasi come una supplica, come se avesse un estremo bisogno di quel bacio, come se fosse una questione di vita o di morte.Non ci pensai due volte, prima di accarezzare delicatamente quel suo volto perfetto e di premere delicatamente le mie labbra contro le sue.
Quel bacio, pian piano si fece sempre piú intenso, fino a che la sua lingua si impossessò della mia bocca.
I respiri si fecero più corti e affannati, e in noi ogni secondo di più si accendeva la passione. Quello che doveva essere un bacio dolce e sentimentale, divenne un bacio carico di amore e passione, che travolse entrambi quella notte, passione che ci fece scivolare nel limbo della lussuria e del desiderio più puro della persona amata.
Non avevo ancora avuto l'occasione di essere toccata da qualcuno, e fui felice che il primo, e speravo l'unico, fosse stato proprio lui.La sua mano scivolò sotto la mia maglietta, che mi tolse lentamente, staccandosi dalle mie labbra soltanto per riprendere fiato, per poi reimpossessarsi di loro dopo avermi sfilato la sua maglietta.
Adesso erano le mie mani a scivolare sulle sue spalle, cercando di sfilargli la canottiera nera che aveva indosso.
Ci riuscii, e ritornammo a baciarci sempre più intensamente, mentre, con una mano fra i suoi capelli, e l'altra ad accarezzare ogni centimetro del suo busto perfetto, mi lasciavo andare completamente a lui, concedendogli tutta me stessa.Fu così che quella notte, diventammo una cosa sola, e lui mi fece sua per la prima volta. Per la prima volta stavo facendo l'amore, e lo stavo facendo con un uomo a cui avevo affidato il mio cuore, la mia anima.
Passammo la notte così, tra ansimi e gemiti da parte di entrambi, mentre il dolore della prima volta lasciava spazio al piacere più carnale.Quando, sfinito, si gettò su di me, gli accarezzai i capelli, mentre mi lasciava baci e carezze.
Si mise su un fianco, e dormimmo abbracciati, stretti l'uno all'altra, uniti, la mia testa sul suo petto che adesso si sollevava e abbassava regolarmente. Mi lasciò un ultimo bacio lento sulle labbra prima di stringermi a sé, e augurarmi la buonanotte nel migliore dei modi.«Ti amo Jodie»
Aprii gli occhi, sorrisi, e in tutta risposta lo abbracciai ancora più forte.
Ormai era certo che avevo perso la testa, non rispondevo piú di me.
La Jodie fredda e senza cuore pulsante, aveva dato spazio ad una ragazza viva.
Ecco. Grazie a lui, ero ritornata a vivere. Fino ad allora avevo completamente scordato cosa volesse dire vivere, ma grazie a lui lo imparai di nuovo, e feci tesoro degli insegnamenti che indirettamente mi stava dando.
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You're not Alone • James Maslow
Fanfiction•Ispirato a 48 hours to live• Una giovane solitaria, rimasta orfana all'età di diciassette anni, di conseguenza sviluppa un carattere freddo, privo di emozioni, che la porterà ben presto a commettere un passo falso, motivo per cui finirá in prigione...