24. Jealousy

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"Ho fame"

Sentenziai timidamente.
James alzó gli occhi al cielo sospirando, per poi aggiungere sottovoce: "E quando mai tu"
"E che diamine, sarà almeno mezzogiorno!"

Fortunatamente ci fermammo per far rifornimento all'auto, che in quel momento, nel mio immaginario, tossiva sgraziatamente supplicando per un po' di benzina, come un uomo supplica per dell'acqua dopo aver attraversato il deserto.
Mi accorsi che due passi più in là della benzina, c'era anche un bar.

James infilò una banconota nella macchinetta self-service, e sussultò quando essa la risucchiò avidamente non appena l'appoggiò.
Scoppiai a ridere per la faccia buffa che gli uscì, ricordandomi quella che faceva mio padre quando gli succedeva la stessa cosa.

"Che c'è? Sembrava un aspirapolvere" si giustificò.
"Dai scemo, appena finisci raggiungimi nel bar"

Mi incamminai verso il bar e varcai la soglia lentamente, guardandomi continuamente attorno, vedendo un paio di uomini nascosti da altrettante paia di baffi, che sembravano perlopiù le spazzole che usava nonna per il bucato, e una barista non molto vestita, se si escludevano la camicia bianca semiaperta e un paio di pantaloncini, che non erano neanche degni di essere definiti tali.

Salutai educatamente e mi diressi subito verso il bancone dei rustici, adocchiando immediatamente delle fette di pizza margherita e altri cibi che non avevo idea di cosa fossero... ma l'importante è che era cibo!

Nel frattempo entrò James, fermandosi di fianco a me, e notai che la mora dietro al bancone non faceva altro che fissarlo, e la cosa era molto snervante.

"Potrei avere due fette di pizza margherita, e due di quei cosi laggiù?" domandai poggiando il dito sul vetro del bancone illuminato in direzioni di alcuni rustici ripieni.
"Quelli sono dei minicornetti di sfoglia ripieni di wurstel"
"Benissimo, e da bere una lattina di birra"
"Subito" dichiarò la barista- pin-up inserendo ciò che le avevo chiesto in una busta, e allontanandosi dal bancone prendendo una lattina di birra Heineken.

"Spero che scherzi! Neanche un camionista manderebbe giù tutta questa roba. Per non parlare della birra poi..."
"No, non un camionista..." dissi afferrando la busta e la lattina.
"...io" conclusi voltandomi verso di lui.

"E il signore cosa vuole?" chiese con un sorrisone rivolgendosi a James.

"Prenderò un gelato" dichiarò
"Ottima scelta! Sa, li faccio io con le mie mani"
Quindi di sicuro saranno stati avvelenati, o mischiati a smalto, rimmel o crema per il viso.
"Allora, che gusto vuole?" chiese dirigendosi dietro il bancone dei gelati.
"Un cono... Ahm, direi... cioccolato e... pistacchio"

"Ehm ehm" mi schiarii la voce.
"Per la serie: la camionista sono io. Bene James! Ma quando ti verrà un'intossicazione alimentare non vorrò saperne niente" dichiarai alzando le mani al cielo.

"Posso darle un consiglio?" disse la mora con il seno in bella vista.
"Mi dica" rispose James.
"Io direi frutto della passione" sussurrò guardandolo maliziosamente, cosa che accese in me un particolare istinto omicida che nemmeno Rambo saprebbe fare di meglio.

"Mh, no. Troppo molliccio" dichiarò James schifato dalla proposta.
La barista reagì ridendo, producendo un suono talmente stridulo e acuto che mi sorpresi di come i bicchieri abbiamo retto senza spezzarsi in mille pezzettini.
"Ma no, non é molliccio, ma é morbido e succoso" sussurrò nuovamente, guardandolo mordendosi il labbro e appoggiandosi sul bancone in modo da mostrare ancora meglio quel seno smisurato.

"Senti James, muoviti che qua facciamo Natale. Neanche se fossi un bambino!" sbraitai altamente infastidita.

James mi guardò perplesso corrucciando lo sguardo.
Oh, scusa tanto. Volevi anche chiederle il numero di telefono?
"Senta, mi dia un cono soltanto pistacchio" sospirò arreso. La barista lo servì, e lodai il signore appena James pagò e uscimmo fuori da quel bar.
Ma é mai possibile che la barista debba essere sempre puntualmente una ninfomane?

Appena usciti fuori da quella gabbia di matti, potei finalmente poggiare la lattina sul cofano dell'auto e dare un morso alla mia amata pizza.

"Si può sapere che cazzo ti è preso lì dentro?" domandò un James apparentemente arrabbiato. Avrebbe potuto anche incutere timore se non fosse stato per un paio di baffi verdi che gli ungevano la bocca.

"Innanzitutto..." cominciai togliendogli il tovagliolo dalla mano e poggiandolo sulla sua bocca "pulisciti il muso, non voglio che mi prendano per una babysitter e secondo..." continuai sospirando "mi stai davvero chiedendo cosa mi è preso?" domandai guardandolo inarcando un sopracciglio.

James, intanto pulitosi il muso, diede una leccata al suo gelato, e sorrise.
"Ah, ho capito. La barista eh? Ma non ha mica fatto nulla di male. Mi ha soltanto consigliato che gelato prendere" dichiarò come se fosse la cosa più normale di questo mondo che una barista ci provi con un cliente, davanti alla sua ragazza per giunta.
"Cioè..." iniziai camminando avanti e indietro svolazzando il secondo triangolo di pizza "tu mi stai dicendo che tutte le bariste del mondo mettono in mostra le tette e si mordono il labbro guardando un cliente? Spero tanto che tu stia scherzando altrimenti sono capace perfettamente di picchiarti a sangue e lasciarti steso qui e andare lì dentro a lasciare un ricordo indelebile sulla faccia di que..."

Non feci in tempo a concludere la frase che sentii qualcosa pressare sulle mie labbra. Non ci misi molto a capire che le sue labbra poggiavano sulle mie, in un bacio a stampo, devo dire un po' appiccicoso per via del gelato.

"Gesù, quanto parli. Non ti si riesce a zittire, se non in questo modo" dichiarò una volta staccatosi, sorridendo maliziosamente, e iniziando a camminare lasciandomi lì, mezza rintontita per via del gesto inaspettato, mentre lo guardavo sognante e lui rispondeva sorridendomi.

Quando finii di mangiare, lo raggiunsi trovandolo poggiato ad una barriera da cui si poteva benissimo notare il mare.
Mi appoggiai anch'io accanto a lui, James si girò verso di me, e rimanemmo così uno di fronte all'altra.
Stemmo così a guardarci, dolcemente. Poi, lui iniziò ad avvicinarsi lentamente a me, e fui quindi costretta a chinare lo sguardo perché, nonostante fosse un bel po' di tempo che stavamo insieme, non riuscivo mai a reggere il suo sguardo sul mio.

Mi sentii afferrare le mani, e subito dopo le sentii intrecciate alle sue più grandi e calde.
Mille piccoli brividi solcarono la mia schiena allorquando sentii le sue labbra morbide sulla mia fronte, e questo mi strappò un sorriso.
Trascinò la punta del suo naso su tutta la fronte, portandola poi sul mio di naso, allineando così le nostre labbra, mentre una soffice brezza accarezzava la nostra pelle e scompigliava i miei ricci.

Puntò un'ultima volta i suoi magnifici occhi verdi sui miei, poi li chiusi, assaporando così ogni singolo istante, fino al momento in cui azzerò le distanze e il tutto finì con un bacio.
Se fosse caduto il mondo in quell'attimo, neanche me ne sarei accorta. C'eravamo solo noi due, mentre le dimensioni di spazio e tempo smisero di esistere per un istante.

Ma purtroppo, nessun bacio dura per sempre, e arrivò il momento in cui separammo le nostre labbra, e rimanemmo a guardarci.

Sorrisi, mi leccai le labbra e dissi imitando una smorfia: "Sai di pistacchio"
James scoppiò a ridere, per poi sciogliere l'intreccio delle nostre dita, e portare le mani sulla mia schiena, abbracciandomi.

Poco dopo ci incamminammo nuovamente in auto, mantenendo viva la speranza che stavolta ci capitasse la casa giusta, perché non ne potevamo davvero più. D'accordo la sfortuna e robe varie, ma qua si superavano tutti i limiti, si entrava nell'ambito del paranormale. Che ci fosse la possibilità di essere vittime di un incantesimo Voodoo?
Forse.

You're not Alone • James Maslow Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora