37. Wrong

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Sapevo che era sbagliato oltre ogni limite, ma pensavo fosse l'unico modo per tirarmi fuori dai canoni imposti dall'esterno, l'unico modo per rompere la monotonia asfissiante della realtà, l'unico modo per sentirmi libera e indipendente.
E l'unica via per farlo era trasgredire le regole. Una sorta di ribellione per urlare a squarciagola al mondo "hey, io esisto sai?"

Ma Dio solo sa se intendevo urlarlo al mondo o a James.

Qualche giorno dopo l'accaduto, la situazione non accennava a migliorare, anzi, stava precipitando senza alcun controllo.
Non esisteva alcun dialogo che non sfociasse in una lite aperta, ogni notte James faceva sempre più tardi, e il più delle volte trascorrevo le ore buie e scure nei pianti più disperati e silenziosi, nella vana speranza che lui potesse udirmi e rendersi conto di quanto male mi stava facendo, così da consolarmi fra le sue braccia e capire quanto io tenessi a lui, perché tenevo a lui più di ogni altra cosa al mondo.

Purtroppo non andò così, perciò presi la decisione di ribellarmi.

Dicono che ogni persona nel profondo del cuore aspiri a dei sentimenti positivi come, ad esempio, alla pace e alla riconciliazione. E ciò è vero, ma fino ad un certo punto.
Quando la situazione diventa estrema, penso che chiunque se ne infischi delle aspirazioni benevole, ed era esattamente quello che stavo facendo io.

Senza neanche pensare a ciò a cui stavo andando incontro, afferrai la giacca di jeans e me la misi in spalla, presi il mazzo di chiavi dal tavolino e lo infilai in tasca.
Con mani tremanti abbassai la maniglia del portone, e senza voltarmi indietro neanche per errore, la richiusi alla mie spalle, respirando l'aria fresca della notte ormai padrona del cielo puntellato da migliaia di stelle provenienti da chissà quali galassie lontane e sconosciute.
Strinsi i pugni, decisa, e con passo altrettanto deciso e sicuro iniziai ad incamminarmi verso il piazzale presso cui solitamente si trovavano a passare i taxi.

Per mia fortuna, appena entrai nel centro abitato della città, che se possibile era più vivo in quelle ore che nelle altre, una vettura giallo canarino parcheggiò davanti a me.

Senza pensarci due volte andai dentro il veicolo.
«Club M. Riverside»

Per una volta volevo tanto sentirmi viva, libera e indipendente, volevo prendere a schiaffi le regole e vivere la mia vita secondo le mie, di regole.

Il veicolo partì in seguito ad un'accelerata, e pian piano il paesaggio notturno pieno di luci, gente e musica scorreva via, come i lampioni che uno ad uno mi lasciavo alle spalle.

Spostai una ciocca di capelli andatasi a poggiare sulle labbra imbrattate di rossetto, con un pizzico di fastidio.
Quella sera mi ero anche truccata: avevo applicato una sommessa quantità di rossetto, avevo marcato pesantemente i miei occhi con due linee di eyeliner e un velo di ombretto nero che andava sfumandosi in argento, e avevo deciso di donare colorito al mio volto con un un leggero tocco di fard.

Quella sera non volevo essere io. Quella sera volevo soltanto essere una bambola in cerca di vita, una bambola che aveva il solo scopo di trasgredire le regole. E avevo scelto proprio il Club M per farlo, come una sorta di ripicca nei confronti di James, perché alla fine era colpa sua se all'una di notte mi ritrovavo in un taxi, truccata e vestita come non mai -pur sempre entro i limiti-.

«Siamo arrivati signorina» mi avvertì l'autista rallentando progressivamente.
«Quant'è?»
«12» rispose rudemente tendendo il palmo della mano. Era il culmine della galanteria.
Allungai la mano e pagai, per poi uscire dall'auto e guardarmi attorno.
Un cartello montato sopra l'entrata del locale citava: "Free entry for LADIES".

Una parte di me continuava ad urlare di lasciar perdere e di tornare a casa, la parte di me che temeva di andare incontro all'ira di James. Un'altra parte di me, la più temeraria, mi incitava a varcare quella porta dalla quale filtravano raggi multicolore e fumo, e quella era la parte di me che se ne fregava altamente del giudizio altrui. Fu quest'ultima ad ottenere il comando del mio corpo, che si mosse e camminò fin dentro al locale, dove immediatamente il cuore iniziò a pulsare a ritmo della musica a tutto volume.

You're not Alone • James Maslow Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora