17. Logan... a friend?

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Passarono sei giorni... Sei giorni rinchiusi e senza poter uscire da quella maledetta casa. Era frustrante.
Ogni mattina Logan usciva a far la spesa, e al suo ritorno dichiarava sempre di essersi imbattuto in qualche poliziotto o volante di pattuglia. Com'era possibile che dopo sei giorni i poliziotti fossero ancora nei dintorni? Dico, sei giorni, non uno. Qualcosa non tornava.

«Ma Logan, com'è possibile?» gli ripetevo.
E lui mi rispondeva tranquillamente: «Mi dispiace, é pieno di sbirri in città. Sarà meglio non uscire allo scoperto. Potrebbero prendervi e allora non sarà più qualche anno, ma un ergastolo.»
E io sbuffavo sempre infastidita, beccandomi anche qualche occhiata contrariata da parte di James. Guai a toccargli il suo migliore amico...

Stavo male, più passavano i giorni e più mi sentivo soffocare in quella casa, mi sentivo sempre più a disagio. E nonostante ci fosse James con me, stavo male lo stesso.

Un giorno, accadde il putiferio, ma é meglio che racconti la vicenda dall'inizio.

L'ennesima mattina che Logan tornava dal supermercato, e dichiarava di aver avvistato poliziotti in lontananza, non mi seppi contenere ed esplosi. Non ce la facevo più, era snervante, e per di più James prendeva la cosa con estrema leggerezza, mentre io stavo scoppiando.

«Ragazzi, ancora niente. Stanno pattugliando la zona» disse Logan mentre poggiava la busta sul tavolo e James lo aiutava.
«Oh Dio. Chissà quando ne usciremo...» mormorò James.

E io stavo sul divano, a braccia conserte, con uno sguardo che la diceva lunga sul mio umore.
«Sei giorni, SEI GIORNI! Logan, ti rendi conto? Come puoi ostinarti a dire che ancora stanno pattugliando, dopo sei fottutissimi giorni? Ma che pensi, che qui siamo due rincoglioniti?»

Logan aggrottò lo sguardo, e assieme a lui anche James, che prese le difese dell'amico.
«Cazzo Jodie. Se ti dice che é pericoloso, é pericoloso! Ma proprio non ti entra in testa?
Dobbiamo aspettare.»
«Si, aspettare, aspettare. Io sto aspettando da sei giorni James, e l'unico risultato che sto ottenendo é un'esaurimento nervoso!» alzai un po' il tono della voce, e mi sollevai dal divano. Ero fuori di me.
«Ma che credi, che a me piaccia stare chiuso qui, a perdere il contatto con la vita? Pensi che io lo trovi bello?»
«Non penso che ti stia disperando così tanto qui. Io invece si. E se proprio vuoi saperla tutta, é stata tutta colpa tua. Se non fossimo evasi, se non mi avessi convinto a scappare, e soprattutto se io non fossi finita in cella con te, tutto questo non sarebbe accaduto. Io avevo sbagliato, e dovevo pagare 7 anni. E ora per colpa tua, me ne ritroverò 30! É stato tutto un errore.»

Logan e Kate assistevano alla lite senza proferire parola. James a quelle parole cambiò totalmente espressione. Divenne cupa, senza stato d'animo. Avevo paura. Di lui, di quello che mi avrebbe detto.

Seguì una pausa in cui ci guardammo negli occhi.

«Quindi pensi che sia stato tutto un'errore? Beh, hai ragione. É stato un errore conoscerti, scappare con te e tutto il resto! E se proprio vuoi saperlo, per me puoi andare via, di certo non ti impediremo di andare a farti arrestare. Vai, vai fuori, ma non aspettarti che io ti segua» disse indicandomi la porta.

Lo fissavo delusa, arrabbiata. Ero ferita.
In tutto quel trambusto si intromise Logan.
«Ma é rischioso...»
«Vado, non preoccuparti. Resta pure con il tuo amico Logan, dormici insieme e facci il cazzo che vuoi. Non resterò un minuto di più in questa casa.»

Dissi ciò e poi uscii dalla casa, sentendo Logan corrermi dietro.
«No! Aspetta. Ti prenderanno.»
«Logan, lasciami in pace»
«No, io non ti lascio in mano a quegli sbirri.»
«Logan, devi lasciarmi andare»
Si piazzò davanti a me, nel tentativo di bloccarmi la strada, ma io lo scansai e scappai. A piedi. Non m'importava di nulla.
Perché a James non importava nulla di me, e non aveva fatto niente per impedirmi di andare via.

You're not Alone • James Maslow Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora