18. Amiche sboccate e bombe in centro commerciale

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"Ti voglio dire,

che ti voglio

dire, che ti

voglio dire, che

voglio dirti, che

ti voglio dire,

che ti voglio."

Si può conoscere a pieno una sensazione di pienezza? Di innata gioia? Un flusso incontrollabile di emozioni, mine vaganti nel corpo; carbone per il fuoco dell'anima e al contempo acqua per i dolori assetati. E' difficile definire i sentimenti; ancor di più quando questi riescono a presentarsi ogni volta come la prima volta. Non li riconosci, non hai preavviso, non li puoi evitare; l'incantesimo ti ha preso, sei sua.

Aprire gli occhi quella mattina fu un gesto di pure egoismo del mio cuore; quando aprii gli occhi, il sole risplendeva alto nel cielo e colpiva il mio viso e i miei capelli, bagnandoli d'oro. Stropicciai malamente il mio volto, cercando di fuggire dalla luce mentre appena sotto il mio mento Harry giaceva ancora addormentato sul mio seno sinistro. Percepii il peso del suo corpo prima che i miei occhi lo vedessero e sorrisi al pensiero che il suo peso si fosse posato dove già un altro peso batteva incessante. Non avevo percepito i nostri strani movimenti notturni, né tantomeno avevo notato la sua vicinanza e la sua comoda posizione su di me. Con il braccio destro presi il cellulare, abbandonato sul cuscino, mentre con il sinistro accarezzavo lentamente i suoi capelli, dando più piacere a me di quanto ne dessi a lui. Navigai un po' su Internet, mentre mi lasciavo cullare dal cadenzato respiro dell'uomo che mi stava lentamente stregando. Ringraziai l'invenzione del silenzioso, quando un messaggio scosse il mio cellulare.

Messaggio da: Delilah

ore 8:34

Fra mezz'ora da te con cinnamon rolls?

Sorrisi, mentre il corpo di Harry si spostava lentamente, temendo di averlo svegliato, solo per notarlo sistemare la sua gamba sinistra più comodamente fra le mie.

Messaggio a: Delilah

ore 8:35

Stamattina non è possibile,

sono fuori casa

Mandai velocemente, mentre continuai a guardarmi attorno alla ricerca di nuovi particolari della vita di Harry. Rovinato e malamente chiuso, un diario in pelle se ne stava sulla scrivania: notai quanto fosse pieno all'interno, sentendo il pizzicore di curiosità sulle mani all'idea di poter leggere anche solo uno dei suoi pensieri. Un soffio di vento entrò dalla finestra, semiaperta, accarezzando i nostri corpi parzialmente coperti. Un fruscio mi attirò, mentre un foglio cadeva vicino al mio lato del letto. Il foglio, probabilmente caduto dalla parete dietro di noi, rappresentava un disegno di due figure: una giovane donna che reggeva, tra le sue braccia, un bambino poco più che neonato. Sfiorai con le dita i contorni sfumati, leggermente deteriorati dal tempo di quel disegno meraviglioso, domandandomi chi fossero quelle due figure.

"Buongiorno" sentii vibrare sul mio petto, mentre uno voce molto grave e roca scosse la mia attenzione. Il mio sguardo volò ad Harry, intanto che lasciavo il disegno sul comodino al mio fianco. Con gli occhi ancora socchiusi, Harry girò lentamente il suo corpo verso la finestra, sbuffando alla luce fastidiosa. Senza troppe cerimonie, si alzò violentemente per chiudere le tende, per poi ritornare sul letto e buttarsi nuovamente sul mio corpo "sei sveglia da molto?" chiese poi, accarezzando leggermente la mia pancia, sollevando il suo maglione. Scossi la testa, sorridendogli, mentre affondavo il mio capo nel cuscino.

CANTHARIDE- [H.S. AU]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora