Gesti Segnali Turbamenti

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Sofia

Un nuovo giorno stava iniziando e la luce del mattino, che costantemente mi svegliava, ogni singola mattina, per farmi alzare e realizzare che ero ancora viva, oggi brillava più che mai.
Osservai l'ora e con un sospiro profondo buttai il volto sul cuscino rilasciando vari versi e girandomi varie volte. Alzai leggermente la testa e guardando nel vuoto ripensai al giorno prima in cui mille sensazioni invasero il mio corpo e soppratutto il mio cuore, rimasi imbambolata vari minuti.
Svogliatamente però mi feci forza e mi alzai, mi dirissi in bagno pulizia del viso come al mio solito e mi vestii.

 Svogliatamente però mi feci forza e mi alzai, mi dirissi in bagno pulizia del viso come al mio solito e mi vestii

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' Forse un po' troppo appariscente' pensai guardandomi allo specchio ma non ci diedi molto peso.
Scesi dirigendomi in cucina e salutai la mamma prima di uscire e recarmi verso la scuola.
Quella mattina era piuttosto fredda. Tutto intorno a me era spoglio e umido. Arrivata alle mura della scuola un silenzio improvviso mi circondò, eravamo solo io e il rumore del vento, eravamo gli unici protagonisti di quell spoglia e silenziosa mattinata soleggiata.
Guardai attentamente le foglie cadere; il loro movimento così leggiadro e lento come se non volessero cadere, come se volessero proseguire senza una fine, seguire il flusso condotto dal vento, ma che lo volessero o meno erano destinati a cadere, ad arrendersi. Questo mi fece riflettere su molte cose, come se tutte quelle foglie rappresentassero il mio stato d'animo.
Ero completamente immersa nei miei pensieri che non mi accorsi dei passi farsi sempre più vicini, mi girai lentamente e non mi sorpresi alla vista di quella figura. La osservai neutra e poi spostai il mio sguardo da un'altra parte.

Caterina

La vidi e come al suo solito era appogiata al muretto della scuolA che guardava nel vuoto con aria spaesata, il suo viso era rivolto verso l'alto intenta ad osservare il movimento delle foglie immersa nei suoi pensieri.
Presi il mio giubotto, in caso avessi avuto freddo e chiusi lo sportello della macchina, avviandomi verso il cancello e dirigendomi a quell'esile figura che percependo la mia presenza, si risvegliò dai suoi pensieri riportandola alla realtà.
La osservai muovere lentamente la testa facendo incrociare i nostri sguardi ma non durò a lungo perché spostò il capo da un'altra parte facendo finta di niente  "Buongiorno Sofia" dissi cordialmente accenando un piccolo sorriso in cerca della sua attenzione ma ricevendo come risposta  solo con un accenno con il viso, senza però degnarmi di alcuno sguardo
"E da tanto che sei qua " le domandai gentile soffermandomi poco dopo a come fosse vestita, i colori le facevano perfettamente pandan con il colore dei suoi occhi ma notai che era vestita troppo leggera per quella mattinata fredda, non potei non osservare le sue gambe scoperte accavallate l'un sull'altra, le braccie incrociate con la pelle d'oca, ben visibile , che si trofinavano per darsi calore il tutto svolto con movimenti lenti per non farsi accorgere ma che ovviamente io notai.
Ad un tratto pervase una folata di vento freddo che ci fece sussultare entrambe e scompigliò i capelli di Sofia " Pure questo maledetto vento ci si doveva mettere" bisbigliò lei mentre cercava di sistemarsi i capelli e a quella visione non potei non trattenete una risata "Che cos'ha da ridere" mi guardò subito scontrosa ma finalmente negli occhi " E che sei buffa " dissi scherzosa accompagnando la frase con vari sorrisi  "Non fa per niente ridere" asclamò lei tagliando corto il discorso
' A quanto pare ha la luna storta' pensai tra me e me osservandola sfregarsi ora, con meno discrezione e con più foga con le braccia " Hai freddo " le domandai avvicinandomi un poco "No" mi rispose lei secca allontanandosi leggermente notando il mio piccolo avvicinamento "Saresti credibile se avessi almeno una felpa addosso" la incalzai decisa guardandola con occhio storto  "So come mi sento e non ho freddo" mi rispose a tono cercando di concludere la conversazione il più fretta possibile.
Feci una smorfia per la sua testardaggine e il suo sguardo deciso, ma pensai che la colpa fosse del suo orgoglio che le impediva di confessare la verità  " Però il tuo corpo dice il contrario o sbaglio?" controbattei poco dopo non ricevendo però alcuna risposta da parte sua. Era veramente testarda Sofia, anche quando si trattava del suo bene doveva fare la difficile, io sapevo di aver ragione, era così evidente.
Continuava sempre a stare zitta cercando di nascondere i brividi ma invano, non potevo farla ragionare a causa del suo orgoglio e quindi decisi di agire da me, presi la mia giacca e avvicinandomi piano verso di lei gliela avvolsi delicatamente sulle spalle.

Sofia

Continuavo ad essere scrutata da quei occhi così limpidi e così blu che mi destabilizzavano ogni volta, e che insistevano come a non volersi arrendere. Per quanto non volessi ammetterlo lei aveva ragione, avevo freddo e mi sarei sicuramente ammalata se fossi stata così lungo ma non gliel'avrei mai confessato, il mio orgoglio me lo impediva.
In quel momento pensai che l'unica soluzione era di non risponderle più, di darle la più totale indifferenza , prima o poi se ne sarebbe andata o si sarebbe stancata, così la ignorai completamente, certa della mia decisione ma con mia sopresa lei lentamente si avvicinò verso di me.
Non capì bene quali erano le sue intenzioni ma solo dopo, grazie alla dolce sensazione di calore e alla delicata morbidezza che ora mi avvolgeva e mi riscaldavano il corpo capì la sua azione, un dolce profumo di gelsomino mi avvolgeva gentile stuzzicando il mio olfatto. Rimasi spiazzata dal suo gesto.
"Così va meglio..no " mi chiese dolcemente accenando un piccolo sorriso, il suo sguardo era così sincero e tenero che mi fece paura.
No, non potevo accettare tutto questo, non volevo accettare tutto questo, il suo gesto, la sua dolcezza, la sua preoccupazione...non era da me.
Non volevo questa gentilezza che mi faceva sentire bene, questi piccoli gesti mi avrebbero portato a provare un qualcosa di caldo e dolce dentro, non volevo che queste sensazioni che sentivo e provavo condizionavano il mio essere, le mie emozioni, ma era  inutile oramia erano già pervase dentro il mio corpo.
Non ebbi il tempo di proferire parole, di rifiutare il gesto che lei se ne andò, non la vidi più. Rimasi di nuovo da sola, solo io e il vento, io e i miei pensiero, questa volta però ero accompagnata da un dolce calore che mi riscaldava il petto e da un profumo che inebriava l'aria, strinsi verso il petto la sua giacca per inspirare quel delicato sapore di gelsomino e senza accorgermene sorriso lieve uscì senza volerlo.

Caterina

Avrei voluto vedere la sua faccia ma se fossi rimasta avrebbe sicuramente rifiutato e sicuramente sarebbe stata male. Il suo orgoglio a quanto pare non pensava alla sua incolumità e certamente qualcuno doveva preoccuparsene e in fondo le eveva fatto pure piacere, in fondo in fondo alla sua corazza da ragazza fredda e acida, il gesto l'aveva sicuramente apprezzato.
Entrai a scuola e la giornata doveva ancora iniziare. 
Ero nella sala insegnati ad aspettare che la campanella suonasse e con me c'erano l'ochetta Tiffany e altri miei colleghi. Al suono della campanella stavo per prendendo le mie cose quando l'ochetta mi sorpassò velocemente facendo cadere di proposito i miei fogli per terra "Ohhh scusami tanto..non volevo, ma sono in ritardo.. scusa ancora" disse di fretta con un filo di cattiveria e se ne andò.
Non mi presi nenache la briga di arrabbiarmi, non ne valeva la pena, mi sarei solo abbassata al suo livello se avessi reagito a questo comportamento così infantile.
Cercai di raccogliere i fogli più velocemente possibile quando udì un voce "Vuole una mano" alzai lo sguardo e mi sopresi della richiesta "Oh non si disturbi affatto" esclamai "Per niente" sorrise il preside, 'carino da parte sua aiutarmi,veramente un brav'uomo e così sofisticato e con un portamento così fomale ' pensai ridendo e facendomi sentire da lui "Cosa le fa ridere di gusto mi domando" mi chiese "No..nientt- nniente" risposi impappinandomi e imbarazzandomi leggermente  "Allora non posso saperlo?" mi rispose lui con faccina triste
"Una sciochezza.. veramente" dissi sorridendo e nel prendere un foglio le nostre mani per caso si toccarono, lui però la afferrò saldamente gurdandomi negli occhi mentre il mio volto si faceva sempre di più confuso.

Sofia

Era suonata la campanella ma aspettai che tutti entrassero, la verità era che non volevo incontrarla, non di nuovo.
Dopo che tutti entrarono mi recai verso la porta dell'atrio e spingendo lentamente la porta, per perdere tempo, la vidi proprio di fronte a me mentre raccoglieva dei fogli per terra, era inginocchiata mentre con movimeni veloci cercava di prendere tutti i fogli  'chi è ora la buffa' pensai accennando un piccolo sorriso.
Vedendola in difficoltá mi venne un piccolo desiderio di aiutarla, almeno per ricambiare il gesto della sua azione e mostrarle un minimo di riconoscenza, ma prima che potessi fare qualcosa prima fui preceduta da una terza persona.
Ci misi poco tempo a riconoscere che fosse il preside, il suo portamento composto e i suoi vestiti così formali erano così evidenti, e a quanto pareva sembrava fin troppo felice di aiutarla da come si leggeva dal volto.
Osservai la scena, poichè erano davanti a me poco distanti, ma non riuscì a capire di cosa stessero parlando, la vidi solo ridere e poco dopo le loro mano toccarsi, lui le prese saldamente le mani fece facendo poi incrociare anche i loro sgurdi. La situazione si stava facendo al quanto strana e un qualcosa di strano crebbe nel mio petto, un leggero fastidio che non riuscivo a decifrare e a spiegarmi. Rimasi a fissare ancora la scena e osservai il volto di Caterina, non riuscivo a decifrare il suo sguardo, a capire se le  sue  emozioni erano stupore, confusone, felicità, non capivo.
Questa ulteriore confusione mi creava maggiore fastidio, la mia capacità di non capire i segnali, i gesti delle persone o di qualsiasi cosa era un difetto di me che io non sopportavo, forse non ero ancora un' 'adulta' come loro per questo non riuscivo a capire certi concetti.
Non rimasi a lungo ad osservare quella scena, mi girai su me stessa e me ne andai.

Davanti a te non ho difeseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora