Mutamenti

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Sofia

La guardai dritta negli occhi, nei suoi bellissimi occhi, come una lente, scrutai le sue varie sfumature di azzurro quasi blu.
Non avrei mai pensato di poter riuscire a guardarla con tutta questa fermezza, ma l'istinto e l'irritazione avevano preso il sopravvento. Ero incredula di quanto potere avesse su di me, di quanto potesse plasmare il mio essere e la mia inquietudine.
"A essere così dannatamente irritante" sbottai di getto, come al solito non seppi bene da dove provenissime tutta questa frustrazione ed irritazione, ma il suo viso divertito nei miei confronti mi face perdere le staffe.
La guardai per diversi secondi, dritta nei suoi occhi, aspettando una reazione o una risposta, ma lei sembrò spaesata come se non se l'aspettasse. La situazione si stava facendo strana, lei continuava a stare zitta ed avere un'espressione stranita mentre Riccardo assistiva alla scena in silenzio. "Che ce non parla più" sputai acida, cercando di spezzare quel silenzio straziante e un poco imbarazzante "C-credo che hai esagerato" intervenne esitante Riccardo "S-stava solo scherzando" continuò con un mezzo sorriso per risollevare la situazione che si stava facendo tesa, "Non credi?" si rivolse a me cercando approvazione e dandomi conforto con lo sguardo "Pff.. Se le cercata, crede di esser stata divertente?" le domandai distaccata " Non mi aspettavo questa reazione, mi spiace..., ma sono pur sempre una tua professoressa, mi devi portare rispetto" mi rispose seria dopo infiniti minuti di silenzio "Sbaglio o siamo fuori dalla scuola?" dissi retorica accennando una smorfia "Questo non ti astiene dal portarmi rispetto" disse calma dirigendosi verso di me e facendo per poco palpitare il mio cuore "Cerca di essere meno suscettibile cara Sofia" disse con un pizzico di dolcezza prima di superarmi e avviarsi per raggiungere la sua macchina "Nonostante tutto ti ha dato un buon consiglio, cerca di farne tesoro"  disse fermandosi a Riccardo e accennandoli un mezzo sorriso, per poi farsi sempre più piccola e sparire dalla nostra visuale.
Adesso eravamo solo io e lui, la situazione si fece strana e per quanto non volessi ammetterlo forse avevo esagerato un po'. Percepì un senso di tristezza nella sua voce o forse era solo il mio senso di colpa che si insinuava dentro di me "M-ma che ti è preso" spezzò il silenzio all'improvviso Riccardo, "N-non lo so.." farfugliai senza pensare sistemandomi frettolosamente lo zaino e varcando la soglia del cancello. Non mi voltai neanche per salutarlo ma sentii in lontananza come un sussurro un "Ciao Sofia".
Per tutto il tragitto verso casa sentii una sensazione strana diversa delle altre volte, né agitazione né nervosismo erano le risposte. Un dolore al petto mi colpì immaginandomi il volto triste di Caterina, 'ha ragione, cosa ti è preso' mi domandò il subconscio, 'l'hai aggredita senza motivo' insistette di nuovo. Non avevo risposte alle domande che mi fece e neanche giuste motivazioni, quando c'era di mezzo questa donna per qualche motivo le mie emozioni andavano in tilt, si amplificavano senza che io potessi fare qualcosa. Arrivata a casa mi diressi verso camera e mi tuffai nel letto, non feci neanche cena, lasciai volar via ogni pensiero e turbamento e mi feci cullare dalle braccia di Morfeo.

Caterina

I suoi occhi erano dritti sui miei, i suoi occhi erano sovrapposti hai miei. Mischiandoli potevamo creare un nuovo colore, un colore unico.
Il mio cuore perse un battito, la mia mente era offuscata. Che potere avevano i suoi occhi su di me?
Rimasi in silenzio per riprendermi un attimo, non sapevo bene cosa mi stesse prendendo, era la prima volta che Sofia mi guardava così intensamente negli occhi che potei vedere nuove sfumature di verde che ancora non conoscevo. I suoi occhi erano così intensi, la sua voce cosi dura, forse le mie prese in giro l'avevano ferita in qualche modo, forse i suoi occhi erano così accesi per l'irritazione che emanava dal suo essere. La situazione era tesa, vidi Sofia che tutto d'un tratto perse tutta la sua sicurezza e si fece più chiusa, più imbarazzata, quasi pentita. Poco dopo il ragazzo spezzò il silenzio cercando di dare un po' di conforto a Sofia che a sua risposta non mi sembrava tanto pentita come pensai"Pff.. Se le cercata, crede di essere stata divertente?"  sputò acida cercando qualche mia reazione o risposta. Cercava dunque di darmi fastidio nonostante tutto, ma mi ero stancata adesso dei giochetti " Non mi aspettavo questa reazione, mi spiace..., ma sono pur sempre una tua professoressa, mi devi portare rispetto" risposi seria avviandomi fuori dal cancello " Cerca di essere meno suscettibile" le dissi passandole affianco. La situazione aveva preso una brutta piega anche se all'inizio era iniziata tutto come un'innocente gioco. Non avevo fatto nulla di male, anzi potrei dire che mi hanno un po' ferito quelle parole così dure provenienti dalla sua bocca, non pensavo potesse reagire così. C'era poco da stupirsi d'altronde quando si parlava di lei tutto era inaspettato.
Prima di andarmene mi soffermai anche sul ragazzo "Nonostante tutto ti ha dato un buon consiglio, cerca di farne tesoro" gli dissi accenandogli un mezzo sorriso. Pensando mi ricordai di lui, del suo carattere così timido e chiuso. La presenza di una persona con un  carattere forte come Sofia gli avrebbe fatto più che bene. Raccolsi tutti i miei pensieri varcai le porte del cancello e mi dirissi verso la macchina, prima di sfrecciare veloce verso casa diedi un'ultima occhiata dietro alle mie spalle. Cercai con gli occhi una figura a me tanto familiare ma tanto distante, un colore così profondo e travolgente, ma trovai solo un color nocciola con un'espressione triste, solo davanti alla soglia del cancello. "Sofia.." sospirai prima di sfrecciare a tutta velocità verso casa.

Sofia

Mi svegliai con un mal di testa acuto. Per quanto il sonno prevalse nei miei pensieri, facendomi appisolare subito, adesso l'unica cosa a prevalere era un forte dolore alla testa.
Oltre al dolore celebrale vi era sempre quel fastidio insinuato nel petto. Cercai di non farci caso e come al solito feci la mia routine mattutina.
Mi dirissi in bagno per lavare volto e denti, scelsi i vestiti più comodi da indossare, ma sempre con un certo gusto, presi lo zaino di scuola e scesi dalle scale per dirigermi verso la porta di casa.
Giunta alle mura della scuola mi accorsi che era presto 'come al solito sei sempre in anticipo alla mattina' mi richiamò il subconscio "Ma che dici" sbuffai rispondendomi da sola. Ogni mattina arrivavo sempre presto perché l'autista del bus sembrava avere sempre fretta, il suo piede era sempre attaccato all'acceleratore, per questo motivo e anche alla mancanza del traffico che ogni mattina arrivavo presto. Oramai mi ero fatta l'abitudine, non mi cambiava aspettare il suono della campanella, anzi mi piaceva stare da sola con me stessa. Anche se oggi era un po' diverso. Il fastidio al petto non ne voleva sentire di andarsene e la mia preoccupazione che lei arrivasse lo aumentava ancor di più. Il fastidio prese il posto del mio mal di testa ampliando il suo spazio dentro di me.
Feci un respiro profondo e buttai tutta l'aria che inspirai, lo feci per diverse volte ma non funzionava. "Cavolo" imprecai, ero ancora nervosa ed agitata. Decisi allora di fumarmi una sigaretta alla cannella e per quanto non amassi il fumo questo era l'unico modo per tranquillizzarmi. Ho sempre adorato la cannella, i suoi benefici e il suo profumo erano veramente terapeutici, la sua fragranza era unica e delicata. Amavo questa spezia.
Misi la sigarette nell'incavo della mia bocca, presi un'accendino che appoggiai delicatamente alla mia bocca e inspirai. Il fumo entrò dentro di me  come se mi avessero iniettato del calmante. Buttai veloce il fumo fuori assaporando bene il gusto della cannella.
Mi appoggiai al muro lasciando cadere il braccio sinistro a peso morto mentre con il braccio destro ripetevo movimenti continui con la sigaretta.  Mi stavo rilassando, la cannella stava facendo effetto e abbozzai un mezzo sorriso che però non durò tanto..

Caterina

La sveglia suonò e come al solito ero bella ed energica per una nuova giornata di lavoro. Mi misi l'outfit scelto come sempre la sera prima optando per una semplice maglietta bianca, dei jeans neri accompagnati con dei tacchetti rossi ed infine una giacca di pelle nera.
Feci sempre con calma, scesi le scale per recarmi in cucina, consumai la mia colazione con tranquillità e andai in bagno per lavarmi i denti. Davanti allo specchio mi osservai facendo attenzione che non ci fossero dei rimasugli sul mio volto e un sorriso ingenuo mi uscì dalle labbra senza accorgermene.
Per un attimo mi sentì strana, il mio volto d'apprima sereno si incupì leggermente. Mi guardai allo specchio e feci un gran sospiro, mi avvicinai al lavandino e mi diedi una bella rinfrescata di acqua fredda. Tutta la mia pelle rabbrividì al contatto con l'acqua gelida, mi bagnai un po' i polsi per far fluire la circolazione sanguigna e mi asciugai il viso. Mi riguardai allo specchio adesso con un espressione più serena.
Chiusi la porta di casa e mi recai verso la macchina. Come al solito era presto ma mi piaceva fare le cose con calma. Non mi piaceva avere la sensazione che qualcuno mi rincoresse, le cose andavano fatte con serenità anche perché così i risultati erano migliori
' la mattina ha l'oro in bocca' pensai sorridendo svoltando l'ultima curva e giungendo al parcheggio della scuola. Presi le chiavi della macchina, la borse con i vari libri e plichi di fogli e chiusi la porta dietro di me. Parcheggiai un po' distante dall'entrata del cancello ma non ci diedi molta importanza. Mi dirissi verso la struttura e mi parve di vedere una figura appoggiata come al suo solito nel muretto della scuola. All'improvviso mi ritornò la cupezza di stamattina, per quale motivo mi sentivo affranta, non riuscivo a capirlo. Mi avvicinai lentamente ma non riuscì a far nulla, neanche il solito sorriso ingenuo che usciva dalle mie labbra alla sua vista comparve. Mi ferami e la guardai in silenzio. Vidi avvicinarsi a lei un'altra figura. Il mio posto era stato occupato da un'altra persona. Io potevo solo guardare.

Sofia

"Tiffany.." esclamai

Davanti a te non ho difeseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora