Rincorrersi

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Sofia

La lezione era quasi finita ma non quella giornata. Il pensiero di dover passare tutto un pomeriggio con lei non smetteva di rimbombare nella mia mente,e più ci provavo e più ritornava. Era costantemente nei miei pensieri anche quelli brutti.
Senza accorgermene le lezioni erano già finite ed io ero l'unica ancora in classe a subirmi una punizione che non meritavo, ma piangere sul latte versato oramai non serviva. Rimasi un po' ad osservare il cielo, notando le varie sfumature di azzurro e di blu che si mescolavano,come a rincorrersi, un continuo correre senza meta, un non completarsi ma solo sfiorarsi.
Ero troppo assorta nei miei pensieri che non prestai attenzione alla figura che si trovava davanti alla porta,
"Sofia" mi chiamó, solo al terzo richiamo mi accorsi della sua presenza. Entró nell'aula mantenendo un'espressione seria, il suo conportamento era rigido. Posó la borsa sulla cattedra e si sedette di fronte al mio banco concentrando il suo sguardo sul mio, il suo azzurro nel mio verde, un continuo rincorrersi senza mai raggiungersi.
Pensai che peggio di così non potesse andare, già era arrabbiata con me, quindi fare la difficile non sarebbe servito a niente.
"Buongiorno" le dissi gentilmente per iniziare, "Almeno un po' di educazione te l'hanno insegnata" mi rispose fredda "Ti ho chiamato tre volte senza ricevere una risposta, il tuo comportamento non ti porterà da nessuna parte" continuó la frase rimanendo seria e fredda.
Non risposi, se avessi seguito il mio istinto le avrei risposto a tono ma essendo in questa situazione cercai di controllarmi 'stai calma' mi ripeteè il subconscio "Allora, siamo qui per fare i compiti?" le domandai cordiale ma al tempo stesso distaccata " Così accertiamo che tu li abbia fatti" mi incalzó subito "Certo che li ho fatti" le risposi subito con tono più decido
"Vedremo" mi rispose per concludere.
Mi alzai dal banco e mi avviai verso la lavagna, le passai affianco, il mio sguardo incroció il suo 'come può un viso tanto bello essere così arrabbiato' si domandó il mio subconscio e a quel pensiero arrossì tutta. Il respiro si face sempre più veloce, "Che succede" chiese all'inizio seria, "N-niente" le risposi di fretta e impacciata cercando di essere il più convincente possibile ma non la convinsi. La vidi alzarsi e avvicinarsi sempre di più, il suo sguardo d'apprima serio ora preoccupato era rivolto verso di me, e  faceva si che i battiti del mio cuore accellerassero.
Sentì il suo tocco delicato appoggiarsi sulla mia guancia "Ma sei calda" disse con preoccupazione non spostandi la sua mano sulla mia guancia. Quel tocco senza preavviso mi rese rigida e per reazione istantanea le scansai la mano "N-non mi tocchi.." le risposi veloce quasi urlando e indietreggiai rendendomi conto dopo, del gesto che avevo appena fatto

Caterina

Si stava avviando alla lavagna e per un momento i nostri sguardi si  incrociarono, ma suoi occhi verdi ogni volta mi mettevano in soggezione questa volta non funzionarono.
Questa volta ero arrabbiata con lei, il suo senso di superiorità nei confronti delle persone mi faceva infuriare, il suo credere di essere la migliore e fregarsene delle cose.
Per quanto Sofia fosse l'unica a farmi innervosire così tanto e avesse tanti aspetti che non mi piacevano, lei mi stava a cuore. Mi preoccupavo per lei anche quando non se lo meriterebbe, per gli atteggiamenti, per il modo in cui si rivolge, per la sua cocciutaggine e per la sua imprudenza... E il fatto che incarni l'alunna che non riesco a tollerare questo mi irrita ancor di più.  Poi però quando guardo i suoi occhi, le sue reazioni e il suo sorriso, una tenerezza inspiegabile si fa spazio dentro di me, penso sia una persona diversa dalle altre, da capire ed accettare, un essere speciale.
Rimasi a soffermarmi troppo a questi pensieri che li cacciai subito, ero pur sempre arrabbiata con lei e avrebbe dovuto imparare una lezione, il suo comportamento non l'avrebbe portato da nessuna parte e questo doveva capirlo. La osservai per un po' e notai subito che si stava agitando, il suo respiro all'improvviso accelerò e il suo colore si face sempre più rossastro 'Ma che le prende' pensai preoccupata "Che succede" le chiesi veloce "N-niente" mi rispose impacciata e ovviamente non le credetti. Mi avvicinai e le posai delicatamente la mano nella guancia per sentire se fosse calda o avesse qualcosa "Ma sei calda" esclamai preoccupata mantenendo la mano salda sulla sua guancia.
All'improvviso con un gesto veloce scansò la mia mano e indietreggiò,come se il mio tocco le avesse causato un senso di paura o timore, rimasi confusa dopo quella frase:
"N-non mi tocchi"

Davanti a te non ho difeseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora