Gesti e contese

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Caterina

Senza che me ne accorgessi una piega sul mio viso si fece sempre più larga facendo si che la figura davanti a me arrossisse.
Fui veramente sorpresa della sua risposta. Una parte di me era sicura per un rifiuto certo, d'altronde Sofia non era mai stata accondiscendente, ma l'altra parte ci sperava, quella piccola parte nutriva tanta speranza e per quanto fosse piccola, in me sembrava così grande, e faceva si che Sofia fosse la mia preoccupazione, la mia curiosità, la mia rabbia, la mia inquietudine.
Quella semplice risposta che mi diede mi fece dimenticare le sensazioni di stamattina. La mia preoccupazione e inquietudine avevano lasciato posto a una sensazione di benessere e un pizzico di felicità.
Rimasi pochi secondi ad osservarla, la guardai di sottecchi per non rovinare il clima di pace e per godermi il suo volto imbarazzato e le sue guance tinte di rossastro. Non potevo evitare di mirarla, le sue reazioni erano così naturali e tenere che la facevano sembrare quasi ingenua, come se in questi momenti la sua maschera da gradassa e superiore cadesse, celando la fragile e dolce Sofia quale era.
Le diedi un'ultima sguardo prima di finire l'ultimo sorso di caffè e dirigermi verso il cestino per buttare il bicchiere "Okey possiamo andare" dissi allegra superandola di pochi passa "Era anche ora" sentii dire da parte sua, un po' scocciata ma con un lieve tono di tenerezza "La prossima volta ne ordini due già che c'era" continuò roteando gli occhi con espressione ironica " Se me lo offri tu volentieri" risposi scherzosa sorridendo e arrivando sulla soglia dell'aula insegnanti " Ma non dovevo aiutarla perché lei doveva finire il caffè" domandò all'improvviso con un sopracciglio alzato rendendosi conto che effettivamente il bicchiere l'avevo buttato prima " Ops, era troppo buono che l'ho finito, ma oramai che sei qua.." dissi con non chalance entrando dentro l'aula professori, e non potei evitare di trattenere un mezzo sorriso per il sospiro che captai subito da parte sua nel mentre mi seguiva dietro di me. Mi diressi verso l'armadio trovando con facilità i libri che mi servivano"Okey prendi questo e questo.." le dissi, posando alcuni libri fra le sue braccia mentre mi guardava curiosa "Ma cavoli pesano" esclamò piano cercando di fare forza sulle braccia per evitare che cadessero " Ma non sei tu quella giovane e forte" domandai divertita mentre prendevo la borsa con il registro e dei plichi di fogli "Mi stupisce che le tue braccia cedono per così poco" continuai scherzosa raccogliendo tutta la roba e infine soffermandomi per un attimo sulla figura davanti a me "Vuoi una mano" le chiesi con un sopracciglio alzato e un mezzo sorriso sicura della risposta che mi avrebbe dato, d'altronde alcune sfaccettature di Sofia le avevo ben comprese,il suo orgoglio avrebbe sicuramente prevalso " Pff.. andiamo" rispose subito scocciata, dirigendosi verso l'uscita della porta. La seguì con gli occhi e con un live sorriso, 'Ah cara Sofia' pensai tenera dentro di me. Era carino a volte prevenire le sue mosse, le sue reazioni, mi dava quella sensazione di controllo che pur così minimo, era già tanto quando si trattava di lei.
Uscimmo fuori dall'aula e lei con passo svelto si dirisse verso le scale " Sù..che è già suonata" disse veloce facendo una semi giravolta verso la mia direzione "Non così veloce che ho i tacchi" le risposi camminando a passo attento ma mantendo sempre un portamento elegante "Mica siamo ad una sfilata, voi donne di questa età.." disse con gli occhi alzati e sbuffando varie volte " Un giorno te li metterai anche tu cara Sofia" la incalzai raggiugendola verso le scale " Pff semmai quando sarò vecch..." non finì la frase che la fulminai con lo sguardo " Ma come osi, ma quanti anni credi che io abbia" esclamai un po' offesa per il termine che non finì di dire " Ma che ne so.. cioè lei non è vecchia..però manco giovane , c-cioè è una semi vecchia.. c-cioè no.." disse farfugliando varie parole, cercando di scampare alla situazione che lei stessa si era andata a cercare " I-Il punto è che non mi metterò mai i tacchi" esclamò per finire e per evitare altri infraentedimenti " Voi giovani.." sospirai divertita mordendomi le labbra e scuotendo la testa " Siete così sicuri delle vostre idee che non avete idea dei cambiamenti che incontrerete" continuai alternando lo sguardo tra uno scalino e lei " Si fidi che le idee ce le ho ben chiare, e poi..perché preferire dei trampoli mortali a delle bellissime scarpe comode e facili da camminare" disse con sicurezza guardando dritta nella sua direzione ma notando nel suo volto un lieve segno di cedimento, era stanca ed era evidente anche se il suo orgoglio le impediva di ammetterlo " Se sono troppo pesanti dammene uno.." le chiesi con dolcezza non volendo che avesse avuto in seguito dei dolori alle braccia "..Davvero dammene uno Sofia" insistetti porgendole una mano verso la sua direzione e guardandola con dolcezza " L-le ho già detto di no, non insista" esclamò lei accelerando il passo e facendo più forza nelle braccia "Già io faccio fatica, pensa poi lei con quei trampoli mortali" concluse la frase giungendo con saltelli veloci alla salita del primo piano.
Poco dopo la raggiunsi pure io ma davanti a me vidi una Sofia più stanca e rigida, forse per lo sforzo inecessario dei suoi salti. Per tutto il tragitto la osservai sempre di schiena mantenendo una certa distanza fra di noi e cercando di fare sempre più forza con le braccia. Camminai lentamente rimanendo sempre dietro di lei e pensai alla sua frase di prima, mi sorpresero le sue parole e non seppi cosa pensare: era il suo orgoglio che le aveva impedito di accettare il mio aiuto, o era perché non volesse darmi un ulteriore peso a causa dei tacchi. Conoscendo Sofia era presumibile che fosse la prima opzione, ma volli comunque credere che lo facesse per me, e con un tenero sorriso i miei occhi dolcementemente si posarono su di lei.

Davanti a te non ho difeseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora